E' una donna affascinante, sicuramente sensuale, un po' egocentrica. Questo l'ho pensato subito dopo aver letto poche righe dal suo blog.
Adesso che ho finito di studiarla posso dire che, oltre a questo, Alice è una donna intelligente, molto arguta e anche parecchio impaziente.
Una sua frase che mi ha colpito, buttata lì con noncuranza mentre si chiacchierava, è che "viviamo tutti in una prigione di apparenze".
Forse ha ragione, Alice. Le apparenze in fondo ci disturbano ma allo stesso tempo ci comandano, scandiscono i gesti, le parole di tutti. I vizi e le debolezze non fanno per noi, non almeno quando siamo sotto i riflettori. Siamo costretti a vivere una vita che non è nostra, con abitudini e manie così alterate che alla fine divengono asettiche e sterili.
La sua vita apparente, quindi, quella che va mantenuta perfetta e assoluta, le iniziava a stare un po' strettina ed è per questo motivo che questa bella ragazza dalle gambe lunghe ha deciso di indossare i panni di Alice e di aprire il suo diario. Aprendolo, ha acceso delle barriere trasparenti tra lei e il mondo esterno che le permettono di mostrarsi senza preoccuparsi di eventuali conseguenze.
Sono barriere che non si possono infrangere, suppongo, perché - pur essendo sincera e raccontando senza peli sulla lingua ciò che solitamente ci si vergogna di raccontare - il suo anonimato è la cosa più importante, la norma principe che regola l'andamento del suo blog.
E raccontare di un vizio, di una mania, di un'imperfezione in modo anonimo, secondo voi, non è un po' come non raccontarlo affatto?
"So che può sembrare vigliaccheria", dice Alice rispondendo a questa mia innocua provocazione, "ma è solo una questione di semplicità. E' più facile partecipare alla vita reale fatta di opportunismi con una faccia, e a quella virtuale - che poi è più reale dell'altra - con un'altra; questo solo per non dovermi continuamente giustificare. Se il mondo va così non sarò certo io la Giovanna D'Arco che cerca di cambiare le cose".
Ma la sua voglia di scoprirsi, di far uscire l'Alice che è dentro di lei, si fa sentire, lo si nota non appena si entra nel suo spazio virtuale; confessioni e fantasie, di questo si tratta, un mix tra verità e immaginazione. E' la prima volta, comunque, che trovo un blog nel quale la proprietaria vuole assicurarsi il completo anonimato ma, allo stesso tempo, pubblica in bella vista le sue foto più intime e private.
E io non lo chiamerei esibizionismo. La gratitudine più alta e profonda per un esibizionista è il sapere di essere guardati e avere riscontri del suo scoprirsi da parte dei propri spettatori. Ma, visto che nel blog in questione chi si mostra è la stessa persona che più di tutti rimane al coperto, celata dietro un nome fittizio, con chi dovremmo congratularci, a chi dovremmo fare complimenti? Una bambola, una finta donna che potrebbe essere chiunque o che altro?
"Francamente non ci penso proprio a mostrarmi tutta", confessa Alice. "Metà della soddisfazione sta proprio nel fatto di poter vivere entrambe le mie vite senza che l'una intralci l'altra. Motivo per il quale non è facile scavalcare quel muro che tiene separate le mie due identità. E poi credo che molto del fascino del blog stia proprio nel fatto che lasci spazio alla fantasia di ognuno. Credo che chi legge i miei racconti si sia creato la propria personale Alice. Renderla reale porterebbe comunque delusione".
Io ho avuto la netta impressione, andando avanti col tempo e man mano che prendevo appunti su questo blog, che Alice potesse essere paragonata ai dispetti che si fanno da bambini: si tira il sasso e si nasconde la mano, ma in fondo si spera che qualcuno ci scopra perché abbiamo bisogno di attenzioni e di conferme, anche se poi abbiamo il terrore, il panico delle conseguenze. Forse ognuno di noi ha bisogno di garanzie e approvazioni. Perché Alice dovrebbe essere diversa?
Ma che lei si chiami Alice o in qualsiasi altro modo non ha importanza. Che lei abbia venti, trenta o quarant'anni che differenza fa? Che le sue gambe siano lunghe, che il suo corpo sia affascinante, quanto contribuisce a rendere Alice la donna che è? Il blog nasconde una donna con una testa ben piantata sulle spalle, che sa il fatto suo, che prende dalla vita ciò che vuole perché sa in fondo che ciò che vuole le spetta di diritto.
E poi, Alice trova conferme ogni giorno attraverso le decine di persone che visitano il suo blog. "Ci sono più uomini che donne, e questo mi dispiace", ci dice. "Le donne che non si lasciano attirare dal mondo dell'erotismo si perdono parecchie cose. La seduzione per me è un'onda, un flusso continuo che bolle, ribolle, sbatte e cesella. Un logorio che trasforma. Lento e avvolgente come una lingua calda e morbida che passa tra le labbra. O ruvido e carnale come un'unghia che ti striscia sulla schiena. Sa essere devastante, ma speri sempre, in fondo, che possa tornare a colpirti". di Luca M.
http://www.mysecretdiary.it/bloggerinrosso/lemeravigliedialice.htm
La parte più erotica del mio corpo è il CERVELLO. Senza, sarei soltanto un pezzo di carne sui tacchi.
I miei racconti
15 giugno 2011
07 giugno 2011
Pioggia d’estate
Nessun rimedio al mio tormento.
Il frigo mi lascia insoddisfatta.
Una doccia non basta a spegnere il mio ardore.
Che pulsa dal fondo.
Sete.
Non d’acqua ma di carne.
Ti raggiungo.
Nuda e gocciolante.
Nei capelli e tra le gambe.
Mi sdraio sopra di te.
Il mio seno, sulla tua schiena.
Ti chiede, si offre.
Dalla finestra soffia un alito d’aria umida.
Un temporale mi suggerisce il ricercato sollievo.
Ti chiedo di seguirmi.
Prendo una sedia.
La porto in terrazzo.
Strada deserta davanti a noi.
Lampione acceso.
Le case attorno restano assopite.
Mentre io mi siedo su di te e gemo di piacere.
La tua saliva sul mio collo.
Il tuo seme dentro me.
E la pioggia d’estate a lavare via il nostro peccato.
05 maggio 2011
Maschile sensazione di piacere
Apro gli occhi. La vista è annebbiata. Li chiudo. Buio. Li riapro. Buio. Qualche attimo e tutto torna a fuoco. Sono nuda, sul pavimento di casa mia. Che ci faccio qui ? Uno strano formicolio nel ventre, i piedi intorpiditi, le cosce fradice. Sei di fronte a me, sdraiato a terra. “Bentornata. Mi stavi preoccupando.” Ti conosco, so chi sei. Ti guardo perplessa. Cercando di ricordare. So che stavamo facendo sesso. Mi sono spogliata, mentre eravamo sul divano. Ti ho stuzzicato strusciando la mia carne nuda sui tuoi vestiti, lasciando tracce del mio desiderio sui tuoi jeans. Ti sei alzato, tenendomi in braccio e mi hai fatta sdraiare a terra. Mi hai detto che mi avresti portata in paradiso. Sono scoppiata a ridere. Quanti uomini prima di te, me l’hanno promesso ? Non potevo immaginare che oltre il confine del piacere conosciuto ed esplorato, ci fosse una soglia che porta alla perdizione dei sensi, dei pudori e dei tabù ancestrali. E’ dentro al ventre di una donna che viene custodito il segreto che rende i sessi più vicini e confusi. Mi accarezzi, schiudi le mie gambe ed entri in me. Le tue dita mi conoscono. Conoscono la mia carne. La ascoltano. Infuocarsi, sussurrare, contorcersi. Ti chiede, si offre, ti prega di non smettere. Tu continui la ricerca. Mi guardi, con gli occhi di chi sa di avere un potere nelle sue mani. Infili, rotei, ti fermi e mi guardi. Aspetti che la maestria dei tuoi gesti, compia il miracolo di trasformare il mio sguardo da fiero, a implorante. Attendi che la mia carne ti indichi la via. Che i miei liquidi bollenti, rendano le tue carezze vellutate e morbide. Inarco la schiena, dirigendo lo strumento verso la meta altre volte esplorata. Un altro monte di venere spugnoso, interno a me, ti attende e si tende gonfio di desiderio. Lo sfiori, facendomi spalancare occhi e gambe. Ti fisso, assaporando il piacere correre tra le mie vene. Sorridi compiaciuto. Hai domato la puledra scalciante. Ora è pronta per il trotto. Non mi concedi il tempo di ritrovare il mio sguardo orgoglioso. Mi vuoi soggiogare inebriandomi con il piacere carnale che dici di sapermi donare. Mi affido alle tue mani. Conducimi nei luoghi della perdizione promessi. Mi rilasso e ascolto il mio corpo vibrare dopo ogni tua carezza. Non riesco a capire dove sei e cosa stai sfiorando. Non conosco i meandri della carne che stai solleticando. Ma so che mi piace. So che mi fanno ribollire qualcosa di ancestrale. Di talmente profondo da non riuscire ad afferrarne la provenienza. Mi fermano la mente, facendomi dimenticare di avere un organo destinato al controllo del mio corpo. Hai spento il mio maledetto cervello. Ora sono solo impulso. Un corpo che freme, che vive, che muore tra le tue mani. Quello che riesci a toccare di me, laggiù in fondo, mi uccide. Mi toglie il fiato. Fa uscire un sospiro gutturale e sordo dalle mie corde. Un ultimo fiato. Il ventre si contorce. Ogni contorsione mi riporta alla vita. Per poi togliermela di nuovo. Fino a desiderare di strizzare la mia carne e lasciare uscire il succo della vita. Uno zampillio caldo e viscoso esce irruentemente da me. Non è lava colante di umori, non è fluente liquido dorato. E’ uno schizzo di vita che mi rende simile ad un uomo. Seme che esce da me, invece di entrare. Questa nuova sensazione mi confonde, mi fa vergognare, mi preoccupa. Ti guardo dubbiosa. Mi rispondi fermo, intenzionato a continuare. Cerco la tua mano, stringo il polso, per toglierla da me. Per rinunciare a quel momento e riportarmi alla mia natura di donna. La materia grigia è tornata a comandare. Non le lasci scampo. Una sola lieve carezza di un tuo dito e sono di nuovo in bambola. Mi concedo, ancora. Fammi tornare ad essere quel che non sono, un uomo. Mi sposti la mano. Vuoi che mi tocchi. Vuoi rendermi partecipe della metamorfosi. Non riesco a contrastare la tua volontà. La tua mano dentro, la mia fuori. Le mie dita cercano di contenere un clitoride sfacciatamente esposto. Lo titillano lievemente. Di più non potrei sopportare. Sento un dito tornare a solleticarmi. Torno a contorcermi di piacere umido e conosciuto. Non ho la minima idea di dove siano le altre e cosa di me stiano accarezzando. Sento solo una forte e calda contrazione arrivare da dentro, farmi desiderare di espellere qualcosa. Divento carne strizzata e pulsante, che fa schizzare altro seme. Vibrazioni di piacere immenso si impadroniscono di me. Del mio pube, del mio ventre, della mente e del corpo. Corto circuito di emozioni. La nuova, maschile sensazione di piacere, mi fa liquefare tra i miei umori. Mi spengo. Esausta.
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