tag:blogger.com,1999:blog-68436486003965965282023-11-16T12:06:36.296+00:00Le Meraviglie di Aliceconfessioni e fantasie di una femminaalice delle meravigliehttp://www.blogger.com/profile/02760640173035306281noreply@blogger.comBlogger31125truetag:blogger.com,1999:blog-6843648600396596528.post-78399065753894690442011-11-12T07:13:00.000+00:002011-11-12T07:13:24.703+00:00LEGAMI<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Tahoma;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong>Stanca della certezza della mia supremazia. Annoiata dal potere che esercita il mio solo sguardo su di te, ho voluto provocarti dicendoti: “LEGAMI”. Toglimi la volontà e rendimi tua preda. Esercita la tua dominazione. Fammi vedere un po’ della tua perversione. So che c’è. E’ in tutti. Basta solo trovare quella giusta. </strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Tahoma;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong>Mi adori, lo so. Non mi faresti mai del male. Ma per una volta voglio essere dolcemente maltrattata. Virilmente scopata. Ferma la mia determinazione e piegami alle tue volontà. </strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Tahoma;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong>Hai frugato nei miei occhi in cerca di consenso. Da sotto al cuscino, ho sfilato una morbida cintura di seta rossa. Hai sorriso, pensando che in fondo anche stavolta ero io la regista, tu soltanto un attore. “Legami sul serio, stretta, in modo che non riesca a liberarmi”. E una pagliuzza di piacere ha infuocato il tuo sguardo. Ne ero sicura ! Era ciò che volevi, ma non osavi chiedermi. Avermi tua. Soggiogata al tuo volere. Libero di darmi piacere come e quanto vuoi. Mi conosci, sai cosa mi piace. Ma sai anche che il mio piacere, me lo vado a prendere dove mi pare. E quanto concedermi, sta a me sola deciderlo. Ma stavolta, ti lascio campo libero. Fammi vedere come mi faresti tua, se te lo lasciassi fare. Le braccia dietro la testa, sdraiata con le mani legate alla testiera del letto, mi sussurri all’orecchio: “per farlo per bene, devo privarti di un’altra cosa”. Ti guardo e sorrido, orgogliosa della rinnovata conferma della mia superiorità. Mi sfiori seguendo il pizzo del reggiseno, la mia schiena si inarca, lasciandoti passare dietro, sento le dita armeggiare con i gancetti fino a liberare le forme esuberanti, turgide di piacere. Mi fissi, ricambio con aria di sfida. Voglio vedere fin dove arriverai. Stupiscimi. Mi copri gli occhi con il reggiseno. Sento la lingua scendere verso il ventre e una scia di saliva imbrattarmi la pelle. Arrivi agli slip, li sposti affondando prepotentemente in me. Ti servi senza pietà, senza chiedere il permesso. Senza ascoltare i miei lamenti. “Così mi fai male, piano”. Non rispondi. Mi sfili l’intimo dalle caviglie e dici “Passati la lingua tra le labbra”. Obbedisco e sento le tue dita infilarsi nella bocca. La spalanco chiedendone ancora. Ma piacevolmente stupita, ricevo in cambio della stoffa. Riconosco i miei slip. Me li hai spinti dentro, per farmi capire che nemmeno le proteste sono consentite, in un piacevole gioco di dominazione. Ora io sono strumento e tu il mio seviziatore. Un brivido parte dalla nuca, facendo alzare tutta la pelle, inarcare la schiena e fibrillare i capezzoli. Ora sai che mi piace. Abusa di me ! Allargo le gambe e aspetto di sentire di nuovo la tua foga affamata. Non mi fai aspettare e ti servi. Mi lecchi, mi succhi, mi mangi letteralmente. Piccole intense fitte di dolore misto a piacere, mi fanno sgorgare il succo delle voglie più segrete. E’ di quello che vai pazzo. Del mio sapore salato, dolce, aspro. Ed ora legata, bendata e con la bocca tappata, non posso più decidere quanto lasciartene, ne quando privartene. Te ne cibi senza pudore, scavando dentro di me alla ricerca della miniera di quel seme prezioso. Ad ogni affondo, tremo e socchiudo la bocca in cerca di altra aria. Punto i piedi, inarcando il bacino per offrirmi di più a te. Sento le tue mani stringere le mie natiche, mi vuoi. Lo so, non riesci a trattenerti. Sai che se ti negassi ora e te ne andassi lasciandomi lì inerme e senza avermi dato altro piacere, mi faresti impazzire, ma non riesci a trattenerti. Vince la bramosia. Vinco io, anche stavolta. Ti sento affondare, spingere, tenendomi avvinghiata a te. Le gambe attorno alla tua vita. Con le mani mi tieni il bacino incollato al tuo. Mentre mi scopi, invano tento di gemere facendomi spazio tra il pizzo. Sento il piacere arrivare, il tuo non il mio. Sento il vigore farsi più turgido. Sento il calore esplodere in me. E mi aspetto che ti fermi. “Adesso, girati”. Obbedisco, riesco a mettermi carponi, i gomiti sul cuscino, i polsi legati alla testiera, gli slip in bocca, ma libera di vederti. Mi volto e ti guardo. Sei sempre tu, ma nel tuo volto c’è una nuova fierezza. L’eccitazione aumenta. Mi metti una mano sugli occhi e mi mordi una spalla, continuando a scendere a piccoli morsi verso il mio sedere che si offre. Ci appoggi le mani, lo stringi, lo lecchi, lo spalanchi per affondare la lingua nei luoghi più intimi. La foga aumenta, diventa frenesia. Desiderio incontenibile di sentire carne pulsare e bruciare. Necessità di appartenerti fino al più profondo dei luoghi carnali. Sento che ti prepari ungendoti, lo appoggi, aspetti di vedermi pronta. Con le mani afferro le doghe della testiera alla quale sono legata, tua prigioniera. Il mio respiro si fa più intenso. Senti il fiato entrare ed uscire prepotentemente dalle narici e la schiena alzarsi ed abbassarsi freneticamente, come una puledra scalciante, aspetto di essere domata.<span style="color: red;"> </span>Attendi il momento giusto, un mio inspiro e affondi ! Un gemito violento esce dalla gola, bloccandosi sulla soglia delle labbra, mentre dentro di me divampa il calore dell’estasi. Fermi immobili ci godiamo entrambi questo momento di passione elettiva. Il mio ego ed il tuo si sono accoppiati, ora possono tacere. Ora è il turno della carne. Le tue dita si fanno strada tra <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>gli umori che sgorgano ancora da me. Sento che cercano un contatto con la tua carne. Un sottile lembo della mia li separa. Tenendole ferme, ti strusci dentro di me e su di loro. Ritmicamente, lento ed impietoso. Non so più se mi stai scopando o se stai usando il mio corpo per scoparti. </strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Tahoma;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong>Ma l’impossibilità di ribellarmi, mi eccita e mi tiene piegata al tuo volere dispotico. I colpi diventano più secchi. Le dita più severe. La mano che mi tiene ancorata alla tua pelle, serra la morsa. Alla soglia del dolore vero, un’ultima spinta mi fa cedere i gomiti e crollare esausta sul cuscino. Ho bisogno d’aria e tu dolcemente mi liberi la bocca. Sento che mi sleghi. Dita ancora umide di me, mi sfiorano le labbra, passano alla nuca e scendono lungo la schiena. Arrivate al sedere, si trasformano in uno schiaffo. “La mia puledra è stata domata!”. </strong></span></span></div>alice delle meravigliehttp://www.blogger.com/profile/02760640173035306281noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-6843648600396596528.post-77443491317933142122011-07-21T08:48:00.001+01:002011-07-21T08:52:58.423+01:00Troppe delusioni e troppo da fare nel mondo reale ...... per un po' Alice se ne va a guardare i gatti, mentre il sole fa l'amore con la luna. <br />
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<div style="background-color: transparent; border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; color: black; overflow: hidden; text-align: left; text-decoration: none;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/2u5O3Zpv3nM?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div></div>Grazie a tutti !alice delle meravigliehttp://www.blogger.com/profile/02760640173035306281noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6843648600396596528.post-62521433544274986392011-06-15T10:46:00.002+01:002011-06-15T11:05:49.147+01:00Una recensione che mi calza come ...un guantino in lattice !E' una donna affascinante, sicuramente sensuale, un po' egocentrica. Questo l'ho pensato subito dopo aver letto poche righe dal suo blog.<br />
Adesso che ho finito di <em>studiarla</em> posso dire che, oltre a questo, Alice è una donna intelligente, molto arguta e anche parecchio impaziente.<br />
Una sua frase che mi ha colpito, buttata lì con noncuranza mentre si chiacchierava, è che "viviamo tutti in una prigione di apparenze".<br />
Forse ha ragione, Alice. Le apparenze in fondo ci disturbano ma allo stesso tempo ci comandano, scandiscono i gesti, le parole di tutti. I vizi e le debolezze non fanno per noi, non almeno quando siamo sotto i riflettori. Siamo costretti a vivere una vita che non è nostra, con abitudini e manie così alterate che alla fine divengono asettiche e sterili.<br />
La sua vita <em>apparente</em>, quindi, quella che va mantenuta perfetta e assoluta, le iniziava a stare un po' strettina ed è per questo motivo che questa bella ragazza dalle gambe lunghe ha deciso di indossare i panni di Alice e di aprire il suo diario. Aprendolo, ha acceso delle barriere trasparenti tra lei e il mondo esterno che le permettono di mostrarsi senza preoccuparsi di eventuali conseguenze.<br />
Sono barriere che non si possono infrangere, suppongo, perché - pur essendo sincera e raccontando senza peli sulla lingua ciò che solitamente ci si vergogna di raccontare - il suo anonimato è la cosa più importante, la norma principe che regola l'andamento del suo blog.<br />
E raccontare di un vizio, di una mania, di un'<em>imperfezione</em> in modo anonimo, secondo voi, non è un po' come non raccontarlo affatto?<br />
"So che può sembrare vigliaccheria", dice Alice rispondendo a questa mia innocua provocazione, "ma è solo una questione di semplicità. E' più facile partecipare alla vita reale fatta di opportunismi con una faccia, e a quella virtuale - che poi è più reale dell'altra - con un'altra; questo solo per non dovermi continuamente giustificare. Se il mondo va così non sarò certo io la Giovanna D'Arco che cerca di cambiare le cose".<br />
Ma la sua voglia di scoprirsi, di far uscire l'Alice che è dentro di lei, si fa sentire, lo si nota non appena si entra nel suo spazio virtuale; <em>confessioni e fantasie</em>, di questo si tratta, un mix tra verità e immaginazione. E' la prima volta, comunque, che trovo un blog nel quale la proprietaria vuole assicurarsi il completo anonimato ma, allo stesso tempo, pubblica in bella vista le sue foto più intime e private.<br />
E io non lo chiamerei esibizionismo. La gratitudine più alta e profonda per un esibizionista è il sapere di essere guardati e avere riscontri del suo <em>scoprirsi </em>da parte dei propri spettatori. Ma, visto che nel blog in questione chi si mostra è la stessa persona che più di tutti rimane al coperto, celata dietro un nome fittizio, con chi dovremmo congratularci, a chi dovremmo fare complimenti? Una bambola, una finta donna che potrebbe essere chiunque o che altro?<br />
"Francamente non ci penso proprio a mostrarmi tutta", confessa Alice. "Metà della soddisfazione sta proprio nel fatto di poter vivere entrambe le mie vite senza che l'una intralci l'altra. Motivo per il quale non è facile scavalcare quel muro che tiene separate le mie due identità. E poi credo che molto del fascino del blog stia proprio nel fatto che lasci spazio alla fantasia di ognuno. Credo che chi legge i miei racconti si sia creato la propria personale Alice. Renderla reale porterebbe comunque delusione".<br />
Io ho avuto la netta impressione, andando avanti col tempo e man mano che prendevo appunti su questo blog, che Alice potesse essere paragonata ai dispetti che si fanno da bambini: si tira il sasso e si nasconde la mano, ma in fondo si spera che qualcuno ci scopra perché abbiamo bisogno di attenzioni e di conferme, anche se poi abbiamo il terrore, il panico delle conseguenze. Forse ognuno di noi ha bisogno di garanzie e approvazioni. Perché Alice dovrebbe essere diversa?<br />
Ma che lei si chiami Alice o in qualsiasi altro modo non ha importanza. Che lei abbia venti, trenta o quarant'anni che differenza fa? Che le sue gambe siano lunghe, che il suo corpo sia affascinante, quanto contribuisce a rendere Alice la donna che è? Il blog nasconde una donna con una testa ben piantata sulle spalle, che sa il fatto suo, che prende dalla vita ciò che vuole perché sa in fondo che ciò che vuole le spetta di diritto.<br />
E poi, Alice trova conferme ogni giorno attraverso le decine di persone che visitano il suo blog. "Ci sono più uomini che donne, e questo mi dispiace", ci dice. "Le donne che non si lasciano attirare dal mondo dell'erotismo si perdono parecchie cose. La seduzione per me è un'onda, un flusso continuo che bolle, ribolle, sbatte e cesella. Un logorio che trasforma. Lento e avvolgente come una lingua calda e morbida che passa tra le labbra. O ruvido e carnale come un'unghia che ti striscia sulla schiena. Sa essere devastante, ma speri sempre, in fondo, che possa tornare a colpirti". di Luca M.<br />
<a href="http://www.mysecretdiary.it/bloggerinrosso/lemeravigliedialice.htm">http://www.mysecretdiary.it/bloggerinrosso/lemeravigliedialice.htm</a>alice delle meravigliehttp://www.blogger.com/profile/02760640173035306281noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6843648600396596528.post-15689548477176299712011-06-07T10:41:00.003+01:002011-06-09T10:50:29.992+01:00Pioggia d’estate<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCoGEWudlLR3vJi7tNH6pyhy9u4l7rh-l_YhjMrC55tq2-ES2B4ezU5O32VoN10qPwHzJtp8HyvETCbCfz_e3c2bG9q-NapqGVWDTTY46-f7F03SnZ-riC8k95VUUGlRw2wiTEZo71NCE/s1600/alb0001.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; cssfloat: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCoGEWudlLR3vJi7tNH6pyhy9u4l7rh-l_YhjMrC55tq2-ES2B4ezU5O32VoN10qPwHzJtp8HyvETCbCfz_e3c2bG9q-NapqGVWDTTY46-f7F03SnZ-riC8k95VUUGlRw2wiTEZo71NCE/s400/alb0001.jpg" t8="true" width="277" /></a></div><span style="color: purple; font-family: Verdana, sans-serif;"><em><strong>Una notte calda mi sveglia.</strong></em></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="color: purple; font-family: Verdana, sans-serif;"><em><strong>Nessun rimedio al mio tormento.</strong></em></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="color: purple; font-family: Verdana, sans-serif;"><em><strong>Il frigo mi lascia insoddisfatta.</strong></em></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="color: purple; font-family: Verdana, sans-serif;"><em><strong>Una doccia non basta a spegnere il mio ardore.</strong></em></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="color: purple; font-family: Verdana, sans-serif;"><em><strong>Che pulsa dal fondo. </strong></em></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="color: purple; font-family: Verdana, sans-serif;"><em><strong>Sete.</strong></em></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="color: purple; font-family: Verdana, sans-serif;"><em><strong>Non d’acqua ma di carne.</strong></em></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="color: purple; font-family: Verdana, sans-serif;"><em><strong>Ti raggiungo.</strong></em></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="color: purple; font-family: Verdana, sans-serif;"><em><strong>Nuda e gocciolante.</strong></em></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="color: purple; font-family: Verdana, sans-serif;"><em><strong>Nei capelli e tra le gambe.</strong></em></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="color: purple; font-family: Verdana, sans-serif;"><em><strong>Mi sdraio sopra di te.</strong></em></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="color: purple; font-family: Verdana, sans-serif;"><em><strong>Il mio seno, sulla tua schiena.</strong></em></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="color: purple; font-family: Verdana, sans-serif;"><em><strong>Ti chiede, si offre.</strong></em></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="color: purple; font-family: Verdana, sans-serif;"><em><strong>Dalla finestra soffia un alito d’aria umida.</strong></em></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="color: purple; font-family: Verdana, sans-serif;"><em><strong>Un temporale mi suggerisce il ricercato sollievo.</strong></em></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="color: purple; font-family: Verdana, sans-serif;"><em><strong>Ti chiedo di seguirmi.</strong></em></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="color: purple; font-family: Verdana, sans-serif;"><em><strong>Prendo una sedia.</strong></em></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="color: purple; font-family: Verdana, sans-serif;"><em><strong>La porto in terrazzo.</strong></em></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="color: purple; font-family: Verdana, sans-serif;"><em><strong>Strada deserta davanti a noi.</strong></em></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="color: purple; font-family: Verdana, sans-serif;"><em><strong>Lampione acceso.</strong></em></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="color: purple; font-family: Verdana, sans-serif;"><em><strong>Le case attorno restano assopite.</strong></em></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="color: purple; font-family: Verdana, sans-serif;"><em><strong>Mentre io mi siedo su di te e gemo di piacere.</strong></em></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="color: purple; font-family: Verdana, sans-serif;"><em><strong>La tua saliva sul mio collo.</strong></em></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="color: purple; font-family: Verdana, sans-serif;"><em><strong>Il tuo seme dentro me.</strong></em></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="color: purple; font-family: Verdana, sans-serif;"><em><strong>E la pioggia d’estate a lavare via il nostro peccato.</strong></em></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><br />
</div>alice delle meravigliehttp://www.blogger.com/profile/02760640173035306281noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-6843648600396596528.post-81049176752236639892011-05-05T18:45:00.002+01:002011-05-06T10:22:37.435+01:00Maschile sensazione di piacere<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjlgmdaZbROYp3Wbh4pZ29aE81pvLnt0pDBp0lpf-TUZzp928k4LQd-T6qfl_mBIrlz_b0pGFid5cm1YyOJs9uQ_Jqb1g7TkQ0r7DHCgOBQRmXBBolxyMfIZHzNdbdYg-Cm5yzMjcKpEsM/s1600/maschile+sensazione+di+piacere.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; cssfloat: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="213" j8="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjlgmdaZbROYp3Wbh4pZ29aE81pvLnt0pDBp0lpf-TUZzp928k4LQd-T6qfl_mBIrlz_b0pGFid5cm1YyOJs9uQ_Jqb1g7TkQ0r7DHCgOBQRmXBBolxyMfIZHzNdbdYg-Cm5yzMjcKpEsM/s320/maschile+sensazione+di+piacere.jpg" width="320" /></a></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Tahoma;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong>Apro gli occhi. La vista è annebbiata. Li chiudo. Buio. Li riapro. Buio. Qualche attimo e tutto torna a fuoco. Sono nuda, sul pavimento di casa mia. Che ci faccio qui ? Uno strano formicolio nel ventre, i piedi intorpiditi, le cosce fradice. Sei di fronte a me, sdraiato a terra. “Bentornata. Mi stavi preoccupando.” Ti conosco, so chi sei. Ti guardo perplessa. Cercando di ricordare. So che stavamo facendo sesso. Mi sono spogliata, mentre eravamo sul divano. Ti ho stuzzicato strusciando la mia carne nuda sui tuoi vestiti, lasciando tracce del mio desiderio sui tuoi jeans. Ti sei alzato, tenendomi in braccio e mi hai fatta sdraiare a terra. Mi hai detto che mi avresti portata in paradiso. Sono scoppiata a ridere. Quanti uomini prima di te, me l’hanno promesso ? Non potevo immaginare che oltre il confine del piacere conosciuto ed esplorato, ci fosse una soglia che porta alla perdizione dei sensi, dei pudori e dei tabù ancestrali. E’ dentro al ventre di una donna che viene custodito il segreto che rende i sessi più vicini e confusi. Mi accarezzi, schiudi le mie gambe ed entri in me. Le tue dita mi conoscono. Conoscono la mia carne. La ascoltano. Infuocarsi, sussurrare, contorcersi. Ti chiede, si offre, ti prega di non smettere. Tu continui la ricerca. Mi guardi, con gli occhi di chi sa di avere un potere nelle sue mani. Infili, rotei, ti fermi e mi guardi. Aspetti che la maestria dei tuoi gesti, compia il miracolo di trasformare il mio sguardo da fiero, a implorante. Attendi che la mia carne ti indichi la via. Che i miei liquidi bollenti, rendano le tue carezze vellutate e morbide. Inarco la schiena, dirigendo lo strumento verso la meta altre volte esplorata. Un altro monte di venere spugnoso, interno a me, ti attende e si tende gonfio di desiderio. Lo sfiori, facendomi spalancare occhi e <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>gambe. Ti fisso, assaporando il piacere correre tra le mie vene. Sorridi compiaciuto. Hai domato la puledra scalciante. Ora è pronta per il trotto. Non mi concedi il tempo di ritrovare il mio sguardo orgoglioso. Mi vuoi soggiogare inebriandomi con il piacere carnale che dici di sapermi donare. Mi affido alle tue mani. Conducimi nei luoghi della perdizione promessi. Mi rilasso e ascolto il mio corpo vibrare dopo ogni tua carezza. Non riesco a capire dove sei e cosa stai sfiorando. Non conosco i meandri della carne che stai solleticando. Ma so che mi piace. So che mi fanno ribollire qualcosa di ancestrale. Di talmente profondo da non riuscire ad afferrarne la provenienza. Mi fermano la mente, facendomi dimenticare di avere un organo destinato al controllo del mio corpo. Hai spento il mio maledetto cervello. Ora sono solo impulso. Un corpo che freme, che vive, che muore tra le tue mani. Quello che riesci a toccare di me, laggiù in fondo, mi uccide. Mi toglie il fiato. Fa uscire un sospiro gutturale e sordo dalle mie corde. Un ultimo fiato. Il ventre si contorce. Ogni contorsione mi riporta alla vita. Per poi togliermela di nuovo. Fino a desiderare di strizzare la mia carne e lasciare uscire il succo della vita. Uno zampillio caldo e viscoso esce irruentemente da me. Non è lava colante di umori, non è fluente liquido dorato. E’ uno schizzo di vita che mi rende simile ad un uomo. Seme che esce da me, invece di entrare. Questa nuova sensazione mi confonde, mi fa vergognare, mi preoccupa. Ti guardo dubbiosa. Mi rispondi fermo, intenzionato a continuare. Cerco la tua mano, stringo il polso, per toglierla da me. Per rinunciare a quel momento e riportarmi alla mia natura di donna. La materia grigia è tornata a comandare. Non le lasci scampo. Una sola lieve carezza di un tuo dito e sono di nuovo in bambola. Mi concedo, ancora. Fammi tornare ad essere quel che non sono, un uomo. Mi sposti la mano. Vuoi che mi tocchi. Vuoi rendermi partecipe della metamorfosi. Non riesco a contrastare la tua volontà. La tua mano dentro, la mia fuori. Le mie dita cercano di contenere un clitoride sfacciatamente esposto. Lo titillano lievemente. Di più non potrei sopportare. Sento un dito tornare a solleticarmi. Torno a contorcermi di piacere umido e conosciuto. Non ho la minima idea di dove siano le altre e cosa di me stiano accarezzando. Sento solo una forte e calda contrazione arrivare da dentro, farmi desiderare di espellere qualcosa. Divento carne strizzata e pulsante, che fa schizzare altro seme. Vibrazioni di piacere immenso si impadroniscono di me. Del mio pube, del mio ventre, della mente e del corpo. Corto circuito di emozioni. La nuova, maschile sensazione di piacere, mi fa liquefare tra i miei umori. Mi spengo. Esausta.</strong></span></span></div>alice delle meravigliehttp://www.blogger.com/profile/02760640173035306281noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-6843648600396596528.post-42710563905865401682011-04-13T14:08:00.001+01:002011-04-13T14:10:22.732+01:00Faccio da sola<span style="font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjs2DKVjPXy0Vqkcf6wmX_Lfs1xa6rTRtfRx8x98O4YcGv9rB8i6aEPUZI-MIXpitN9FsdUw-IW1DT0cIILF3z-q4_1bWTUg-6-U4CPxvSYPrzhmjdMu3mrVf1pwEQlHfdtQ8EjJjO3Hk4/s1600/Faccio+da+sola.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" r6="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjs2DKVjPXy0Vqkcf6wmX_Lfs1xa6rTRtfRx8x98O4YcGv9rB8i6aEPUZI-MIXpitN9FsdUw-IW1DT0cIILF3z-q4_1bWTUg-6-U4CPxvSYPrzhmjdMu3mrVf1pwEQlHfdtQ8EjJjO3Hk4/s320/Faccio+da+sola.jpg" width="320" /></a></div><div align="justify" class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>Quando mi tocco, lo faccio da sola.</strong></span></span></div><div align="justify" class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="font-size: x-small;"><strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Al termine di una giornata pesante, allegra, noiosa o appagante. Insomma, lo faccio spesso e senza un reale motivo, solo per darmi piacere. C’è bisogno di una scusa per concedersi altri vizi ? Non mi pare. Bacco non mi interessa, Tabacco neppure, lasciatemi Venere ci divertiremo assieme.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></strong></span></span><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>Mi piace sentire la mia pelle. E’ fatta di grana sottile, scorre morbida e polposa sotto le dita. </strong></span></span><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>Accarezzo la pancia, lentamente. Scendo lungo le gambe. Arrivo alle ginocchia e poi viro verso le coscie. Ne scelgo una, la destra. Ne comincio la tortura. </strong></span></span></div><div align="justify" class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>La sfioro, la solletico. Si increspa di piacere. Un brivido scorre dalla nuca al tallone.</strong></span></span></div><div align="justify" class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>Mi preparo a<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>godere del piacere che solo le mie mani mi sanno dare. </strong></span></span><span style="mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>Indugio, mi piace l’attesa. Chiudo gli occhi e ascolto il mio corpo. Il calore comincia a divampare. La lava comincia<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>a sgorgare. Un dito passa sotto alle mudandine,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ne solleva il bordo, si intrufola. </strong></span></span><span style="mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>Esploro il mio pube, i polpastrelli ne perlustrano ogni centimetro, scovo i più sottili peli sfuggiti all’estitetista. Ci giocherello, pregustando il sadico piacere che mi darà strapparli dopo. L’indice si dirige verso il centro, si bagna di me, ritorna su. Cerca il bottoncino, lo solletica, lo abbandona. L’altra mano afferra l’elastico in alto, vorrebbe strapparlo. Mi concentro. Non devo concerdermi il massimo piacere. Non subito. Non sarebbe intenso come vorrei. Torno a sentire il velluto della mia pelle sotto alle dita. Mi allontano, ritorno. Mi regalo un’altalena di piacere. Ogni volta che la mia mano ritorna verso il fulcro di me, affonda le dita tra le gambe. Cercando di soprendermi e di perdere il controllo, con l’altra mano mi accarezzo l’interno della coscia. La pelle più sottile e levigata di me, la accoglie. Le gambe si chiudono. La costringono a rimanere e continuare a dare piacere. La schiena si innarca, offrendomi il pube. La testa non pensa più. È il corpo che parla. Pulsa. Vuole. E’ il momento di concedermi a me stessa. Torna in gioco l’indice, che raggiunge sicuro il bottoncino affamato. Ne delinea il contorno, formando dei piccoli cerchietti appena accennati. Aspetta che il sangue arrivi a gonfiarlo, come il vento fa con le vele. Il confine del piacere si allarga impercettibilmente, ogni attimo. La carne si inturgidisce, prende forma. Si erige. Pronta ad accettare carezze più decise. Sento il piacere sgorgare da là sotto. E mi piace. Chiudo gli occhi. Nessuna immagine maschile si intrufola nelle mie fantasie. Solo il pensiero del mio corpo che vibra sotto il mio stesso volere. Me ne compiaccio. Il dito medio raggiunge l’indice ed assieme continuano a sfregare circolarmente la mia carne, che diventa famelica e ansimante. Il ritmo accellera, all’unisono con il battito del cuore. I piedi faticano a stare fermi. Le dita si allargano. Il respiro diventa rauco. La mano libera cerca qualcosa da stringere. Afferra il bordo del letto, della scrivania o della sedia. Ci pianta le unghie ancorando la mente a qualcosa di solito per evitarne la fuga, in lidi di follia e estasi. Mi lascio pervadere da un piacere edonistico. Sto facendo l’amore con la persona che più conta al mondo. Me. </strong></span></span></div>alice delle meravigliehttp://www.blogger.com/profile/02760640173035306281noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-6843648600396596528.post-6676354118316630812011-04-06T11:03:00.003+01:002011-04-12T16:15:10.438+01:00Un paio di scarpe comode<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5iSwXVbkevDQIsTIzLwo6cQSn5HGYCbt_Ixut29-t1G4tUBjzkmPZb1Gj8znuAFeogITY1FHJyqIpNUj2L-udeVElGpVaciXPlMd5uUXK2vVAIKr__cux-5CSpv38wq8oDJKzSSYxjC4/s1600/Un+paio+di+scarpe+comode.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; cssfloat: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" r6="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5iSwXVbkevDQIsTIzLwo6cQSn5HGYCbt_Ixut29-t1G4tUBjzkmPZb1Gj8znuAFeogITY1FHJyqIpNUj2L-udeVElGpVaciXPlMd5uUXK2vVAIKr__cux-5CSpv38wq8oDJKzSSYxjC4/s320/Un+paio+di+scarpe+comode.jpg" width="213" /></a></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>"Un paio di scarpe comode, al resto ci penso io" questa e' l'unica risposta che mi ha dato, quando gli ho chiesto cosa dovevo portare. Mi ha torturata per una settimana, affamando la mia curiosità di femmina. Alimentandola di tanto in tanto, con piccoli indizi e smentite. Crudele a parole, quanto a letto. Non mi vuole concedere il massimo piacere, lasciando insoddisfatta la mia golosa impazienza.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>"Insomma! Dove mi porti per il mio compleanno?". Ma non sono riuscita a carpirgli nessuna informazione. Solo sorrisetti compiaciuti di chi sa che quanto sta architettando sarà di suo sicuro godimento e spero anche del mio. L'aria primaverile, stempra l'insolita temperatura estiva. Decido per un look a strati. Vestitino corto turchese, spolverino lungo nero, scarpe abbinate aperte davanti, con l'immancabile tacco 12. Con lui posso permettermelo. Finalmente un uomo come piace a me. Un armadio a sei ante. Alto, robusto e stazzato. Con uno così accanto, a nessuno verrebbe mai in mente di darmi noia, quindi posso permettermi di esagerare.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Salgo in auto, mi squadra e mi rimprovera, dicendomi che avrò sicuramente freddo, vestita cosi poco. "E le scarpe? Mi sa che odierai quei tacchi a fine serata". La cosa mi intriga ulteriormente, non riesco ad immaginare cosa gli passi per la mente. Vuole farmi marciare? Pensa di farmi camminare a lungo? Basterebbe parcheggiare vicino al ristorante, no? Le chiacchiere mi distraggono e non mi danno il tempo di guardare dove stiamo andando. Solo ormai giunti a destinazione, mi accorgo della laguna attorno a noi. Venezia. Il mio sguardo cade sulle scarpe. In effetti il tacco alto non e' stata una grande idea, ma il guaio e' che non ne ho davvero altre nell’armadio. Per me le scarpe da donna, in quanto tali, devono avere un tacco alto. Altrimenti si passa a quelle da ginnastica.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Passeggiamo lungo le calle della città più romantica al mondo. Senza che mi abbia sfiorata. Nemmeno un bacio di saluto o un'occhiata languida lungo la scollatura. Nulla. Comincio a pensare di essere invisibile. Eppure la gente intorno a noi, mi spoglia con gli occhi. Entriamo nel ristorantino e una tavolata di occhi famelici mi sbrana. Lui sceglie il tavolo accanto e mi fa sedere di fronte a loro. Vuole che mi guardino e che io guardi loro. Tanto più e' invitante un piatto, quanto più ne e' orgoglioso il cuoco. E sarà lui il solo commensale di quel tavolo imbandito, almeno lo spero. Durante la cena, la mia gamba struscia sulla sua, lui la sposta delicatamente. La mia mano si intrufola sotto la tovaglia, strisciando come un serpentello indisponente, verso la sua tana. La ferma, agguantandola e stringendola come una tenaglia. "Ahaia, mi fai male con quelle mani enormi". Mi sorride, molla la presa. Deciso e risoluto, vuole tenermi in castigo. Mi e' vietato l'accesso al luna park. Ma non ne capisco il motivo. Gli sguardi di una decina di uomini mi stanno strappando i vestiti di dosso e lui non mi guarda neppure? Dice alla cameriera di incartare il dolce, lo mangeremo dopo. La cosa mi sembra sempre più eccitante. Usciamo, camminiamo. A lungo. Vicini ma mai troppo. Comincio a pensare che voglia sfiancare il mio spirito ribelle e i miei poveri piedini. Lo seguo, passeggiandogli accanto. Appena mi avvicino troppo lui si ferma, mi guarda, avvicina il viso al mio, aspetta che io schiuda le labbra, si sposta verso il mio orecchio e mi sussurra: “Non ancora”. E’ la terza volta che lo fa. Mi sto spazientendo. Ma insomma. Comincio ad essere stanca e infreddolita. Bella la laguna di notte, ma ora voglio tornare a casa. Tanto stasera non si combina nulla, ho già capito. Mentre penso tutto questo, imbocchiamo un vicolo chiuso. Un palazzo disabitato davanti a noi. Mette una mano in tasca, prende un mazzo di chiavi e apre il portone. “Vieni, adesso inizia il bello”. Ecco! C’è riuscito di nuovo, sono in balia della mia stupida curiosità. E’ il mio peggior difetto e il mio miglior pregio. Per merito suo ho vissuto momenti indimentibabili di vita, per colpa sua mi sono cacciata in un sacco di guai. E forse questo ne sarà l’ennesimo esempio. Entro e scopro che nel palazzo stanno ultimando un restauro magistrale. Antico fuori, modernissimo dentro. Mi piace curiosare nei cantieri. Immaginare come saranno vissuti gli spazi, una volta terminati. Lui è sparito dietro ad un cavedio, lasciandomi al centro di un atrio buio. D’un tratto, una luce accecante mi illumina dall’alto. Alzo gli occhi e vedo un enorme lampadario bianco di Murano sopra la testa. Resto imbambolata a guardarlo, finchè una mano afferra la mia, tirandomi. Inciampo sui miei piedi. Lui mi afferra, con la stessa facilità con la quale si agguanta un cuscino mentre sta cadendo. Mi piace sentirmi piccola, tra le braccia di un uomo dalla corporatura imponente. “Togliti le scarpe. Non dobbiamo fare rumore. Non dovremmo essere qui”. I suoi occhi sono sempre sorridenti, la voce sempre risoluta. E’ un contrasto che mi spiazza. Non so mai se finga di essere dolce o se invece faccia finta di essere un duro. Il mio infallibile istinto tace. Lasciandomi in balia degli eventi. “Ecco, adesso togliti anche i vestiti, fammi vedere cos’hai preparato per me, là sotto”. Che devo fare ? Ribellarmi o cedere ? Come a poker, decido di vedere cos’ha in mano, se sta bluffando giuro che lo strozzo. Saliamo quattro piani di scale. Lui mi fa strada, io lo seguo seminuda, stranamente docile. Entriamo in quello che sarà l’attico. Mi dice di dargli un minuto. Sparisce di nuovo nel buio. I miei occhi si sono abituati all’oscurità e frugano in giro, cercando indizi. Vedono soltanto spazi vuoti, finemente disegnati. Immaginano come saranno, una volta arredati. “Segui la mia voce e attenta a dove metti i piedi”. Arrivo in un terrazzo enorme. Candele tremolanti, delineano i bordi di una piscina d’acqua calda fumante. Venezia dall’alto e le stelle sopra di noi. Lui mi aspetta dentro. “Mi hai detto che non l’hai mai fatto in acqua e che ti piace farlo all’aperto. Eccoti accontentata. Buon Compleanno.” Resto ammutolita. Sfilo l’intimo, scivolo nella vasca, mi lascio abbracciare dall’acqua e da lui. Finalmente mi bacia. Lento e avvolgente. Mi spinge verso il bordo della vasca, apro le braccia, appoggio le mani e la testa, mi lascio galleggiare. Lui mi allarga le gambe, intrufolandoci il viso. Afferrra il mio sedere, tenendolo sollevato dall’acqua e comincia a torturarmi con la lingua. La sensazione dell’acqua calda, che mi accarezza tutta la pelle e della sua bocca sulle mie labbra laggiù, mi manda in estasi. Apro gli occhi per gustarmi anche le stelle. Sento le sue dita entrare e il desiderio di essere riempita della sua carne mi fa rabbrividire. Glielo confesso. Lui risponde con la solita, odiosissima frase: “Non ancora”. Vorrei avere le mie scarpe, per battere i piedi e dimostrargli il mio disappunto. Voglio il mio dolce e lo voglio ora. Lui ride. “Sei abituata ad ottenere tutto quello che vuoi e quando lo vuoi tu ?”. Il mio ego riceve una bacchettata e decide di acquattarsi, per un po’. “Rilassati, lo avrai. Ma più tardi. Che fretta hai, l’alba è lontana”. Si alza, tutto il suo petto esce dall’acqua, mi afferra il bacino, stringo le gambe attorno al suo. Mi fa galleggiare, portandomi a spasso per la grande vasca. Mi godo il piacere di questo momento. Si siede sul bordo, io resto dentro al caldo. Decido di ricambiare e di ripagarlo delle tante attenzioni. La mia bocca assaggia la sua carne. Mentre la sua mano, dirige la mia testa, facendomi capire il ritmo che più gli piace. Sento il fremito del suo piacere pulsare tra le mie labbra. Inspessire la sua carne. Farsi spazio nella mia bocca che lo stringe e ne massaggia l’asta. La lingua si occupa della parte superiore, facendolo impazzire di desiderio. Visto che non c’è fretta, lo faccio terminare nella mia bocca. Alzo gli occhi, lo guardo compiaciuta, mentre il suo liquido caldo scende lungo la mia gola. Mi spingo via, prendo fiato e mi immergo. Resto sul fondo qualche istante. Ho voglia di chiudere gli occhi e di sentire il silenzio ovattato che solo l’acqua mi sa dare. Ma due braccia mi afferrano e mi sollevano, facendomi emergere. “Non abbiamo finito, dove scappi?”. Resto perplessa, di solito un uomo ha bisogno di qualche minuto per riprendere fiato, dopo aver subito le attenzioni della mia bocca. Ma la mia mano, scivolando tra le sue gambe, scopre piacevolmente che lui è un’eccezione. Mi spiazza di nuovo, uscendo dalla vasca. Afferra uno zaino, ne estrae due asciugamani. Se ne avvolge uno in vita. Viene verso di me, mi afferra per le braccia e mi fa uscire. Sono una bambolina, nelle mani di un gigante. E la cosa mi piace. Mi asciuga con l’altro telo bianco. Mi prende per mano, mi porta sul parapetto del balcone. Mi alza le braccia, mi fa appoggiare le mani su vetro. Mi cinge la vita da dietro, mi solleva e affonda sussurrando: “Adesso, si !”. Spalanco gli occhi e vedo San Marco laggiù, davanti a me. Sublime vista. Sublime, sesso. Sublime notte. </strong></span></div>alice delle meravigliehttp://www.blogger.com/profile/02760640173035306281noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-6843648600396596528.post-60515295295882942522011-03-22T08:28:00.001+00:002011-03-22T08:48:49.279+00:00La mia carne a ricompensa<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgAoacTB-EIZmGRA8E2Cvd-S2villXBRnZZ9_w0MP0SNjVrCxAQoZh0ZN40m6tXqkoC63_7hyphenhyphenFxUvdT1v2M-5yj8Qna8qIYbDU3MXMdKqUCqruSkuBaidyRJuGbszUZs_L60ZbY_aEMrJM/s1600/La+mia+carne+a+ricompensa.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" r6="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgAoacTB-EIZmGRA8E2Cvd-S2villXBRnZZ9_w0MP0SNjVrCxAQoZh0ZN40m6tXqkoC63_7hyphenhyphenFxUvdT1v2M-5yj8Qna8qIYbDU3MXMdKqUCqruSkuBaidyRJuGbszUZs_L60ZbY_aEMrJM/s400/La+mia+carne+a+ricompensa.jpg" width="256" /></a></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Tahoma;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Sei arrivato da me con un labbro spaccato. Ho aperto la porta e mi sono trovata davanti un uomo nuovo. Uno sconosciuto. Ha le tue sembianze, ma non i tuoi occhi. Quegli occhi da buono che ti ho sempre detto tradiscano il fatto che tu la divisa, ce l’hai tatuata addosso. Anche se lavori in borghese. Anche se ti vesti da straccione e ti lasci crescere i capelli, la barba e le basette. Non sembrerai mai uno di quei tossici che vai ad arrestare. I tuoi occhi sono il tuo distintivo. Ma non stasera. Lo sguardo è feroce, incattivito. Non dici una parola. Ti faccio entrare, prendo cotone e disinfettante. Appoggi una mano sul tavolo e vedo che è insanguinata, gonfia. “Che ti è successo?”. Nessuna risposta. Ti sei accorto che i tuoi occhi mi feriscono. Li abbassi rivolti a terra. Ti pulisco i graffi nella mano. Mi siedo sulle tue gambe, ti guardo, muto e inerte. Mi preoccupi, non è da te. Tu che non fai in tempo a vedermi, che già mi hai baciata. Tu che mi sorridi e mi dici che sono la tua Fimmina. Tu che mi prendi con la voracità di un uomo affamato e mi consumi di sesso appassionato. Prendo il tuo viso tra le mani, ti faccio alzare gli occhi, che finalmente incrociano i miei. “Mi dici che è successo?” – “E’ finita. Non verrà mai più a darti fastidio”. Un brivido parte dalla nuca e corre giù. Erano settimane che un maniaco mi perseguitava, dandomi la caccia ovunque. Telefonate a qualunque ora, appostamenti sotto casa, regalini sul parabrezza dell’auto e persino due gomme squarciate. Un incubo. Dopo aver denunciato il tutto, dentro al bar di fianco alla caserma avevo incontrato lui, che da prima mi era sembrato un delinquente, più che un carabiniere. Quattro chiacchiere, in scioltezza. Mi aveva offerto il caffè, senza che me ne accorgessi, uscendo prima di me. Pensavo che non l’avrei più rivisto, ma un paio di giorni dopo mi ha contattata. Voleva saperne di più. In poco tempo siamo diventati amanti. Era un uomo educato, dolce e gentile. Ma da quella sera, fu tutto diverso. Lui mi aveva difesa, salvata. Ora leggo vergogna nel tuo sguardo, capisco che quel che hai fatto, sconfina nell’illecito. “Anche se lo avessi beccato fuori da casa tua, non gli avrei potuto fare niente. Ma ora sa che sei la mia donna e che ti deve lasciare in pace.” Mi avvicino per darti un bacio, allontani la testa di scatto. “No.. il sangue”. Prendo del cotone, lo bagno di saliva e lo passo sulla ferita, dolcemente. Mi alzo, ti prendo per mano e ti porto in bagno. Ti spoglio. Come fossi un manichino. Ti lasci fare. Esausto. Nell’animo, più che nel fisico. Apro l’acqua nella doccia. Ti faccio entrare. Mi libero dei miei vestiti e ti raggiungo. Prendo la mano ferita, la bacio e le faccio accarezzare il mio viso. La faccio scendere lungo il collo, lentamente. La spalla, lo sterno. Raggiunge il seno. E la lascio lì. Qualcosa in te prende vita. Lo sento premere tra le gambe. Lascio che l’acqua coli sulla tua carne, dopo essere passata sulla mia. Acqua calda, mista a me. Ti accarezzo, ti bacio. Continui a sfuggire al mio sguardo. Il tuo corpo è lì, la mente è altrove. Guardo l’altra mano. Serrata. Un pugno chiuso, un colpo in canna. Sento che c’è qualcosa di incompiuto. Ti è rimasto qualcosa di brutale dentro. Devo farlo uscire. Altrimenti marcirà. Allora mi giro. Faccia al muro, tu dietro. Sposto la tua mano dal seno e le faccio accarezzare il mio sedere. Di nuovo, sento la tua carne pulsante appoggiarsi alla mia. Te lo prendo e lo dirigo sul mio solco. “Finisci di sfogarti su di me”. Appoggio i palmi delle mani al muro, inarco la schiena, offrendomi e aspetto. “Ti prego, scopami con tutta la rabbia che ti è rimasta”. Non ti muovi, non fiati. “Ti prego”. Finalmente il tuo braccio cinge la mia vita, spingendomi verso di te, facendomelo entrare. Un unico colpo. Secco e deciso. Dalla mia bocca esce un mugolio di dolore. L’altra mano mi tappa la bocca severa e senza aspettare che la mia carne faccia posto alla tua, cominci a spingere. Non eri mai stato così violento. Non mi avevi mai presa così. Rabbioso e convulso mi stai facendo tua, nel modo in cui poco prima avevi picchiato quel tizio. La cosa mi eccita. Finalmente un uomo mi sovrasta. Mi dimostra il suo dominio. Dando sollievo al mio cervello, che finalmente si può rilassare. Ora c’è chi decide per me e del mio corpo. E’ tuo. Fallo vibrare a tuo piacimento. Usalo. Usami. Liberandomi dal giogo della paura nella quale ero confinata, mi hai legata a te. Ed ora ti offro la mia carne a ricompensa. Sento il peso del tuo corpo sbattere sul mio. Immobilizzandomi e schiacciandomi alla parete. La tua mano preme sulla mia bocca, impedendomi quasi di respirare. Sento i denti affondare sulla spalla e le dita premere sul bacino, serrandomi al tuo. Mi fai male. Mi piace. Non ti fermi. Non mi chiedi il permesso. Mi stai usando. E’ liberatorio, per entrambi. Interminabili minuti di violenza lacerano la mia carne. Ferendomi. Il mio istinto tenta di prendere il sopravvento. Facendo leva con le braccia, tento di scrollarti di dosso. La tua mano si sposta dal mio ventre, afferra prima un polso, poi l’altro. Me li porta sopra la testa, facendomi sbattere il viso contro il muro. Lo volto di scatto, per salvalo dalla tua furia e riuscire a respirare. Mi inchiodi le mani al muro con le tue. Me le premi fino a farle intorpidire. Mi hai totalmente immobilizzata. Una voce roca e nuova, mi sussurra all’orecchio: “Mia”. Quando ormai spero che ti fermi, che tutto questo finisca, che torni ad essere quello di sempre. Un’ultima spinta mortale mi lascia senza fiato, con la bocca spalancata. Resti lì inerte, schiacciato addosso al mio corpo e dentro alla mia carne. Pochi secondi di pausa rarefatta e ti lasci scivolare fuori, inginocchiandoti. Sento del liquido caldo uscire dal mio solco. Non so se sia sangue o seme. Mi giro. Vedo il tuo viso chino, lo prendo, lo premo contro il mio ventre. Lo stringo in un abbraccio quasi materno. “Quello, mi ha detto che tu eri sua. Per un attimo gli ho creduto e ti ho vista con lui. Non ho capito più niente. Tu sei mia! Sei la mia donna.”</span></strong></span></span></div><span style="font-family: Tahoma; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">L’acqua calda scintilla su di noi, bagna le mie lacrime e forse anche le tue. Confondendo dolore e piacere. <span style="font-family: Tahoma;">Vittima e carnefice. </span></span></strong></span></span>alice delle meravigliehttp://www.blogger.com/profile/02760640173035306281noreply@blogger.com11tag:blogger.com,1999:blog-6843648600396596528.post-17669793922025828572011-03-15T08:55:00.002+00:002011-03-15T09:15:10.974+00:00Adesso pagami !<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghizhtApQWok5IkfVJ2NY6msYxTfnX5bdiXRzdPgMslVFzhS54NKY1RLiBtMTsbp1NjUmp9RLz7EAGLuRab_Uq4dofDzc30fchbQL8Ds0_Oj9f84z-Brv8i5eQeSnO6EdWWs4djCxC2Kg/s1600/Adesso+pagami.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; cssfloat: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" q6="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghizhtApQWok5IkfVJ2NY6msYxTfnX5bdiXRzdPgMslVFzhS54NKY1RLiBtMTsbp1NjUmp9RLz7EAGLuRab_Uq4dofDzc30fchbQL8Ds0_Oj9f84z-Brv8i5eQeSnO6EdWWs4djCxC2Kg/s320/Adesso+pagami.jpg" width="262" /></a></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman"; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>La prima volta che me lo avevano proposto ne ero stata schifata. E’ successo in chat. Un tizio non si è manco presentato e mi ha scritto: “Ti piacerebbe provare ad essere pagata per fare sesso con me?” . Non sono mica una di mestiere, mi sono detta sdegnata. Con tutto il rispetto verso chi fa la professione, con molta meno ipocrisia di quelle che si prostituiscono nel lavoro, in banca o addirittura in famiglia. Ma io che c’entro ? Io sono diversa, non voglio essere pagata per fare quello che mi piace fare. E poi non saprei come si fa. Quanto varrebbe un’ora con me ? Poi …un’ora ? Basta ? E da quando la dovrei far partire ? Da quando lo spoglio ? Da quando mi spoglia lui ? E se lo vuole fare da vestito ? Insomma è chiaro che il campo non è il mio, quindi è meglio se lascio perdere. Però… Però un giorno chiacchierando di fantasie con il mio Porco amichetto di giochi, ci siamo imbattuti in questo argomento. “Lo faresti ?” mi chiese. Non saprei, avrei paura di trovarmi un maniaco in camera, però…! Però se magari tu fossi nel bagno, pronto ad intervenire nel caso qualcosa andasse storto…credo che si potrebbe fare. “Allora te lo procuro io, il cliente. Voglio farti da pappone per una volta. Contratto io il prezzo, tu dovrai solo farlo felice come sai far felice me.” Non ne parlammo più, per settimane. Il mio amico sa che la cosa peggiore da fare con me, è insistere. Per partito preso punto i piedi come i muli e non mi smuovi più. Una sera mi venne a prendere per cena, mi aveva detto che sarebbe passato presto e mi avrebbe portata in un posticino carino, ma lontano. Alle 18 suonò il campanello, aprì la porta e mi trovò pronta. Tubino nero, autoreggenti con balza rossa che si intravedeva appena, scarpe rosse tacco dodici. “Sei perfetta!” - Perfetta per cosa ? - “Per la tua prima marchetta!”. Sgranai gli occhi incredula. L’hai fatto sul serio ?! Ma dai, non vale. Non così. Senza preavviso ! “Dai su, poche storie e sali in macchina, non abbiamo molto tempo. Il tuo cliente ci aspetta alle 19 in albergo.” Mi ammutolii, non volevo dargli la soddisfazione di fargli sapere che la cosa mi stava eccitando e parecchio. In macchina restai imbronciata, lui allungò una mano, la infilò sotto la gonna, sentendo quanto ero bagnata. “Lo sapevo ! Chissà cosa ti sta già frullando in testa, Puttanella !” disse sorridendo compiaciuto. Arrivati all’hotel, ci accomodammo sul salottino della hall. Lui scattò una foto alle mie scarpe e mandò un mms al mio cliente, così mi avrebbe riconosciuta appena entrato e non sarebbe rimasta traccia del mio viso. Bevemmo qualcosa, poco prima dell’ora prevista, si alzò: “Vado su in camera, cercherò di stare nascosto in bagno senza fare troppo rumore. Fai la brava, anzi no…fai la porca !”. Non sapevo cosa fare. Se andarmene e dichiarare la mia resa o restare ad affrontare quest’altra avventura nella quale mi ero cacciata. Presi il cellulare, cercando di far passare i minuti che mancavano, cancellando i vecchi messaggi. Giusto per non pensarci troppo. Dopo un po’ un paio di piedi si fermarono davanti ai miei. Scarpe nere, eleganti. Pantaloni grigi, giacca, camicia, cravatta e la faccia di un uomo sulla quarantina, che tenta di nascondere l’acquolina alla bocca che gli era venuta al solo guardarmi. Mi venne un brivido che mi fece venire la pelle d’oca in tutto il corpo. Era adrenalina pura! Decisi che potevo anche provare a saltare da quell’aereo, tanto il mio paracadute era in bagno. Mi diedi un tono, un’aria vissuta quasi annoiata, di quella che queste cose le fa tutti i giorni. “Che ne dici di salire in camera ?” gli dissi voltandogli le spalle per farmi seguire. Guardai la tesserina magnetica, numero 327, terzo piano di solito. In ascensore lo guardai, gli sorrisi. “Prima volta con una che non conosci, vero?”. Mi rispose che lui queste cose non le fa mai, ma che il suo collega, un tipo del quale non si sarebbe sospettato che potesse girare in certi ambienti, gli aveva parlato bene di me. Si era persino preso la briga di coprirlo con la moglie, mandandogli una mail, accennando ad una riunione che sarebbe andata avanti fino a sera tardi. Arrivati alla porta della camera, strisciai la tessera lentamente, guardandolo come avrebbe fatto il bigliettaio del Paese dei Balocchi. “Ecco adesso chissà cosa penserai, ma io non so come…” Non gli lasciai terminare la frase, mi leccai un dito e glielo misi sulle labbra per farlo tacere e fargli sentire il mio sapore. Gli slacciai i pantaloni, lo feci sedere sul letto, mi voltai e gli chiesi di tirarmi giù la lampo del tubino. Lo tolsi e restai in biancheria, nera. Feci una lenta piroetta per fargli vedere tutta me e poi mi inginocchia davanti a lui. Alle mie spalle sulla destra, l’anta dell’armadio a specchio gli dava la visuale del mio sedere. Infilai due dita tra la sua pelle e l’elastico dei boxer. Con l’altra mano lo feci scivolare fuori e lo assaggiai, ungendolo di saliva. Mentre la mia lingua si occupava del suo piacere, sentii la porta del bagno davanti a me, accanto al letto, sbaciarsi. Era il mio amico, non riusciva a starsene buono dietro la porta, doveva dare una sbirciata. Rischiava di mandare tutto all’aria, il tipo avrebbe potuto vederlo riflesso ! Mi alzai per coprirgli la visuale, facendogli credere di volergli slacciare la cravatta per farlo stare più comodo. Lui ne aprofittò per prendermi il seno tra le mani, tirami giù il reggiseno e succhiarmi i capezzoli. Ansimai di piacere, come se la cosa mi facesse perdere la testa e lanciai un’occhiataccia al mio amico per intimargli di sparire dietro la porta. Appena in tempo, perché il mio cliente si alzò dicendomi: “Mi fai impazzire. Girati, voglio vederti allo specchio mentre ti scopo.” Mi voltai, le sue mani mi frugavano ovunque, affamate. Cercai di non far trapelare il mio divertimento in viso. Avrebbe potuto fraintendere e prendersela a male. Vederlo così eccitato mi faceva sorridere, ma non di derisione, bensì di compiacimento. Dalla tasca interna della giacca tirò fuori un preservativo e non mi lasciò il tempo di sbrigare per lui quell’incombenza. Era troppo eccitato. Mi mise una mano al centro della schiena, per farmi piegare in avanti. Appoggiai le mani ai lati dell’anta aperta, lasciandogli la visuale del mio seno riflesso e di me pronta ad accoglierlo. Mi spostò il tanga e me lo infilò. Restò così immobile, cercando di non lasciarsi andare troppo presto. Sentendo che la mia carne non faceva troppo attrito, chiusi le gambe, per stringerglielo bene. Piegai le ginocchia e cominciai a strusciarmi, lentamente. Mi urlò. “Ferma, stai ferma o vengo subito.” Mi rilassai, alzai la testa e restai a guardarlo riflesso. Se ne stava ad occhi chiusi, credo stesse pensando ai momenti più brutti della sua vita, per far defluire il sangue. Dopo un po’ decise che era arrivato il momento giusto per cominciare. “Che culo fantastico, li vale proprio i soldi che spendo.” Penso stesse davvero parlando al mio sedere e infatti con lui e solo con lui si divertì. L’idea di un uomo al quale piacesse così tanto il mio lato b, da pagare per averlo, dava piacere al mio ego portandomi a livelli di eccitazione impensati. In bagno c’era chi stava ascoltando i miei gemiti, quindi alzai il volume, per farmi sentire attraverso la porta. Sapevo che una mano stava simulando quanto accadeva alle mie spalle. In pratica stavo rendendo felici due uomini contemporaneamente. Decisi di concedere al mio cliente anche il lusso di finire in bellezza, abusando della mia porta sul retro. Senza toccarlo,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>mi sfilai, divaricai le gambe, appoggiai le mani sul solco e glielo offrii senza dire una parola. Lui gradì l’offerta: “Dio, questo è il massimo!”. Penetrò la mia carne e dopo poco venne. Non fu poi tanto male, anzi. Il mio cliente era stato così gentile da farmi persino godere sul serio. Non l’avevo preventivato. Alla fine, l’oretta trascorse velocemennte e vedendo che stava fissando l’orologio con aria preoccupata, pensai che dovesse correre a cena dalla mogliettina. Anticipando ogni sua eventuale richiesta, gli dissi che volevo farmi una doccia con calma. Lui ovviamente mi rispose che doveva proprio andare. Lo salutai come all’inizio del nostro incontro, appoggiando un dito bagnato di me sulla sua bocca, ma stavolta non lo leccai con la lingua. Prima di uscire mi disse che aveva dato i soldi al suo collega e che lui me li avrebbe dati appena lo avrei rivisto. Aprii la porta del bagno, incrociai lo sguardo soddisfatto del mio protettore e gli dissi sorridendo: “Adesso pagami !”</strong></span></span></div>alice delle meravigliehttp://www.blogger.com/profile/02760640173035306281noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-6843648600396596528.post-10986283522401013142011-03-11T14:00:00.000+00:002011-03-11T14:00:06.527+00:00Un fan !<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="344" src="http://www.youtube.com/embed/T73laZ66Npk?fs=1" width="425"></iframe>alice delle meravigliehttp://www.blogger.com/profile/02760640173035306281noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6843648600396596528.post-82683343381789185462011-03-08T11:21:00.004+00:002011-03-08T11:42:24.873+00:00Il mio mentore<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxtC5vadNCWgVm77U7ahN5N0UOnDlDtAao9vBmUbY9BVIYFJ6WHppiWcPOWmU_bCAsIBXWkYyozPjoZesHOP_srklUvDJo3LBf_kYMroRKnZ2T8O_XrdF4sbqzjYm6Ic8K-YSwIIp0Jc4/s1600/il+mio+mentore.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; cssfloat: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" q6="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxtC5vadNCWgVm77U7ahN5N0UOnDlDtAao9vBmUbY9BVIYFJ6WHppiWcPOWmU_bCAsIBXWkYyozPjoZesHOP_srklUvDJo3LBf_kYMroRKnZ2T8O_XrdF4sbqzjYm6Ic8K-YSwIIp0Jc4/s320/il+mio+mentore.jpg" width="305" /></a></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong><span style="mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">In molti ormai leggendomi si saranno fatti un’idea della femmina che sono e della donna che sono diventata. Alcuni si chiedono come ho fatto, almeno per quel che riguarda il sesso. </span><span style="mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 8.0pt; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Tutta colpa di un uomo. Come al solito ! E della mia attrazione verso quelli più grandi, complessi e complicati. Troppo facile avere a che fare con i miei coetanei, per una che fin da piccola aveva acquisito le tattiche di seduzione sul campo. Ed era anche fin troppo banale e noioso avere a che fare con uomini che capitolavano frettolosamente di fronte al mio burroso corpo di donna acerba. Molto meglio giocare con uno stimolante fuoriclasse. Uno al di sopra della mia portata, ma non troppo. Poco più che ragazzina io, uomo fatto ed esperto lui. Una sola esperienza di sesso nel mio passato, infinite donne sedotte nel suo. Un faro nella notte, lo definiva la mia amica. Belloccio, ma soprattutto carismatico. Uno di quelli che si fa notare in una stanza affollata. Per temperamento e modo di porsi. Anche solo stando fermo e muto. Era per come scrutava la gente, anzi le donne. Solo le donne. Le guardava con l'attenzione compiaciuta di chi sa leggerle e carpirne segreti e punti deboli. Teneva un mazzo di chiavi nel suo borsello ed ognuna di esse, apriva la porta di qualsiasi tipo di donna creata. Quella ferita, quella compiaciuta di se. La madre, la capo ufficio. Quella che fa la prima mossa e quella che aspetta il suo turno. Perché tanto con uno così, il proprio turno arriva sempre. Prima o poi, lui il tempo per te lo trova. Quella sera toccava ad Alice. Era scritto nel suo destino, anche se lei non lo sapeva. Era un venerdì sera. Mi ero preparata a dovere, ma per un altro. Un ragazzino che non aveva retto alla mia intraprendenza, dandosela a gambe prima ancora di sedersi al banchetto. Così avevo deciso di vendicarmi e di far salire in auto quell’uomo che al corso mi scrutava, con un sorrisetto compiaciuto. Un gruppetto di gente stava andando in discoteca e decidemmo di seguirli. In auto ci scambiammo solo qualche battuta. Nervosa e arrabbiata io, calmo e gioviale lui. Aveva capito il gioco della ragazzina e aveva tutta l’intenzione di aprofittarne. In fondo se uno era stato talmente sciocco da non acchiappare al volo un’opportunità simile, perché non avrebbe dovuto rimediare lui. I balli di gruppo divennero pretesti per fugaci toccatine e in un lampo tutta la gente intorno, sparì dietro ad una cortina di fumo giallognolo. Rimanemmo solo noi due o almeno così mi sembrò. A ballare come in quel film in cui “nessuno può mettere Baby in un angolo”. Ricordo solo il suo modo di cingermi la vita. Forte. Tenendomi stretta a se. Mi guardava dritta negli occhi, cercando qualcosa o vedendo qualcun altra che ancora non sapevo di poter essere. Un uomo mi stava facendo sentire la sua donna. Non avevo bisogno di altro, per essere eccitata e desiderosa di essere sua. Ce ne andammo, lo riportai alla sua macchina lasciata nel parcheggio del centro. Lo avevano divertito la mia guida sportiva e il mio atteggiarmi da esperta guidatrice. Scese, fece il giro, aprì il mio sportello e mi fece dondolare le chiavi della sua auto davanti al naso. “Vuoi provare a guidare con il cambio automatico ? Prova il mio, è tutta un’altra cosa “.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Mi impartì un paio di consigli e partimmo. Sempre più divertito e rilassato lui, sempre più nervosa e spiazzata io. Gli chiesi dove stessimo andando. Mi disse: ”Da nessuna parte, ma se accosti tra dieci metri, siamo sotto casa mia.” Non osai batter ciglio. In fondo che poteva mai essere una situazione simile, per una navigata donnina come me ? Ostentai uno degli ultimi bricioli di sicurezza che mi rimanevano in tasca e salii le scale. Come il più abile dei burattinai stava facendo muovere la sua bambolina, facendole credere di essere autonoma. Mi fece sedere sul divano, lui mise un cuscino per terra davanti a me e ci si posò sopra. Mi sfilò uno ad uno gli stivali, massaggiandomi i piedi e chiacchierando di letteratura. Un uomo colto, intelligente, prestante e gentile mi stava coccolando e riempiendo di attenzioni. Come avrei potuto esimermi dal cedere e concedergli ciò che finora non si era neppure posto il problema di chiedere. Non occorreva. Non c’era fretta. Né esigenza. C’era solo volontà di giocare a vedere quando avrei ceduto. Mi disse che l’odore del fumo della discoteca gli dava fastidio. Se lo sentiva addosso. Andò verso il bagno, “stai pure lì mentre io mi faccio una doccia veloce”. Stai pure lì ? E per forza dove vuoi che vada? Sono qui, non so nemmeno bene dove e ci sono arrivata con la tua auto! Le note di quella che poi diventò la nostra canzone, mi tennero compagnia. Da quel momento in poi, ogni volta che avrei pensato a lui, mi sarei sentita “tra le braccia di un angelo”. Intanto pensavo a cosa avrei dovuto fare. A quello che lui forse si aspettava da me. A quello che sicuramente non avrei dovuto, ma che tanto volevo provare a fare. Nei miei sogni di donna mi sarei alzata, lo avrei raggiunto in bagno, togliendomi i vestiti uno ad uno di fronte a lui e finendo col lasciarmi bagnare d’acqua e di passione. Ma ero piccola e insicura. Mi sentivo tremendamente fuori posto e stupida. Mi alzai, diretta verso la porta d’entrata, non so bene con quale piano per ritornare alla mia auto. Lui uscì, asciugamano in vita, capelli bagnati. Non disse una parola. Si avvicinò lentamente, mi prese per la vita e mi assaggiò. Sentii la sua pelle bagnare il mio viso e la saliva mischiarsi alla mia. “C’è un altro asciugamano in bagno, è pulito, usalo. Ti aspetto a letto”. Non mi chiese nulla. Non ordinò nulla. Diede semplicemente voce ai miei pensieri. Chiusi gli occhi, entrai in bagno e decisi di dare un morso al biscotto che mi avrebbe fatta crescere di colpo, facendomi diventare la donna che sono. Non avvenne tutto quella notte, ma fu l’inizio. Uno ad uno mi tolsi tutti i veli della mia inesperienza. L’acqua ricoprì la pelle bianca, lavando via il mio profumo di ragazzina e il sudore dell’eccitazione. Uscendo dalla doccia, gocciolante di paura e di desiderio, avvolsi il mio corpo in un asciugamano bianco. Come una messale, ero pronta ad essere iniziata al mondo del piacere adulto. Non potevo sapere cosa mi stesse aspettando! All’uscita dal bagno, trovai una sola piccola luce a darmi la direzione verso la quale andare. Entrai in camera, vidi un baldacchino in legno con sopra un grande letto ad un metro dal soffitto. Una scaletta per arrivarci. Ad ogni gradino, l'asciugamano si slacciava. Lo lasciai cadere all'ultimo. Gli occhi di un uomo con il doppio dei miei anni, mi attendevano. Mi disse di sdraiarmi, mi accarezzò le spalle e la schiena, sentendo la mia tensione. Adagio, sciolse ogni mio muscolo e con lui ogni mia ritrosia. Ad un tratto mi resi conto di essere nuda, distesa accanto ad un uomo nudo. Volevo che sapesse che non ero una inetta donnina acerba. Così mi girai e la mia bocca si diresse subito verso il centro del suo piacere. Mi fermò. “Non è così che andrà. Non sarà una cosa veloce, né una cosa che hai già provato. Sarà nuovo, intenso e te lo ricorderai per tutta la vita. Si chiama Tantra. Ed ha bisogno di tempo.” Non sapevo se stesse dicendo sul serio o se scherzasse. Se mi stesse prendendo in giro o che altro. Sapevo solo che un uomo eccitato se ne stava sdraiato di fianco a me, senza passare alla frettolosa fase successiva. Dandomi il tempo di accettare questa nuova condizione, senza la paura che l’attimo svanisse. Mi accarezzò tutta, sfiorandomi con i polpastrelli e la lingua. Soffermandosi in quelli che poi scoprii essere i miei punti erogeni. Mi stava perlustrando, centimetro dopo centrimetro, portandomi ad un livello di eccitazione mai provata. Mi fece girare, mi baciò accarezzandomi il viso, i capelli. Intervallando tenerezza all’eccitazione, mi stava facendo raggiungere un orgasmo mentale, prima ancora che fisico. Era come andare in altalena. Ogni volta che pensavo di aver raggiunto il punto più alto, mi sentivo scivolare via. Apprezzando anche il senso di vuoto, che si prova nel lasciarsi cadere. Per poi ricominciare di nuovo a salire, cercando di raggiungere la vetta assoluta. Finalmente si decise ad entrare in me. E come tutto fino ad allora, anche quel gesto fu estremamente lento. Stupita da tanta immobilità, non sapevo cosa fare. Un suo sussurro all’orecchio, dileguò anche quel dubbio: “alza le gambe, appoggia i piedi al soffito e dirigimi verso il tuo piacere”. Mi lasciò sbigottita ! Avevo un uomo sopra e dentro di me, ma potevo decidere io come farlo muovere ? Fù una rivelazione che cambiò repentinamente la mia visione del sesso. Non fui mai più passiva, tranne che per mia volontà. Seguii le sue indicazioni, piedi sul soffitto, inarcai la schiena e dondolai il bacino decidendo profondità, frequenza e durata della sua penetrazione. Lui si godette lo spettacolo, quanto il più orgoglioso Pigmalione può esserlo dopo aver plasmato la sua creatura dalla creta. Quello che ne seguì furono incontri di sesso magico, in cui il raggiungimento del mio piacere era la base per cominciare a godere entrambi e non l’inutile ornamento di una visione alquanto egocentrica e maschilista dell’uomo medio. Nessuna spinta ossessiva, nessuna fretta spasmodica di arrivare (ma poi dove ?). Soltanto il giocoso girovagare nell’altrui fonte del piacere. Mi marchiò a vita dicendomi: “sei nata per fare sesso”. Lo presi come la lode, del maggior punteggio ottenuto all’università della vita.</span></strong></span></span></div>alice delle meravigliehttp://www.blogger.com/profile/02760640173035306281noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-6843648600396596528.post-58046585740784357832011-03-01T11:05:00.001+00:002011-03-03T18:49:00.527+00:00Ritorno da quello della chat<div class="separator" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSH8UVBa38H8S_c1z-GG1EI8t28hOwqni7tOQIkO-icWFWquzsrFcIMzZNhqVLg7dsFw5KIXbjMckajmvUah51p88PpfjZNn7ZHeA2M3kAL41O_j4QxcCmQB8M8zCJdY6p_gVrAPKRHvU/s1600/alb0017b.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="239" l6="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSH8UVBa38H8S_c1z-GG1EI8t28hOwqni7tOQIkO-icWFWquzsrFcIMzZNhqVLg7dsFw5KIXbjMckajmvUah51p88PpfjZNn7ZHeA2M3kAL41O_j4QxcCmQB8M8zCJdY6p_gVrAPKRHvU/s320/alb0017b.jpg" width="320" /></a></div><div class="MsoBodyText" style="line-height: normal; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>Sono tornata da lui ogni tanto. Il nostro solito rituale. Accordi precisi in chat. Un'orario, il citofono, le scale, la porta del suo ufficio che si apre, la benda sugli occhi e la sua schiava pronta ad eseguire cio' che lui vuole. Tutto come da programma. Tranne quella volta. La volta in cui tutto cambio'. Intenti come eravamo nei nostri piaceri, non sentimmo la porta pricipale aprirsi. Udimmo solo quando sbatte', chiudendosi. Eravamo nell'ufficio in fondo al corridoio, pochi metri ci separavano da chiunque fosse entrato. Mi disse di rimanere li' immobile, ancora bendata. Obbedii. Lui si rimise i pantaloni e si allontano'. Sentii che una voce maschile salutava il mio amico sconosciuto. Era il suo capo. Parlottarono qualche minuto. Poi lui rientro' dicendomi, che era nei guai. Che era sposato e che quell'incidente avrebbe avuto delle conseguenze enormi per lui. Ma il suo capo era disposto a chiudere la faccenda, se avesse potuto partecipare ai nostri giochi. Accettai, pensando che volesse solo guardare. Lui ando' ad avvisare il suo capo, il quale entro' subito dopo nella stanza. Un odore di colonia dozzinale permeo' la stanza all'istante. Non era sicuramente giovane. L'atmosfera si era raggelata. Il mio amico mi si avvicino'. Ero in piedi davanti ad una scrivania senza gonna, solo calze e perizoma. Mi tocco' tra le gambe. Ero calda e bagnata, eccitata ed impaurita. “Mettiti in posizione” mi ordino'. Mi piegai in avanti, a novanta gradi, mani sul tavolo. Mi infilo' le dita ovunque la' dietro, con foga! . Ero bagnatissima, frastornata da tanta irruenza, sentivo la mia carne cedere a quella brutale ma eccitante violenza, davanti e dietro. Dentro e fuori, ripetutamente, freneticamente. Spingeva uno, due, tre, quattro dita dentro. Si fermava, per riprendersi. La sua eccitazione era tale da non riuscire a trattenere la saliva che sentivo gocciolare sul sedere. Credo sia riuscito a infilare l'intera mano un paio di volte, perché l’ho sentito gemere più forte. Poi d'un tratto si fermo'. “Ecco dottore, e' pronta. Se la goda.” Mi aveva preparata per il suo capo! Il quale aveva assistito allo spettacolo calandosi i pantaloni e masturbandosi per bene. Il mio amico si mise seduto sulla scrivania, davanti alla mia faccia. “Metti le mani sulle mie gambe e stringi, fammi sentire quanto godi a farti scopare dal mio capo. E intanto tienimelo in bocca.”</strong></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Nel frattempo, sentivo avvicinarsi una presenza molle alle mie spalle. Era un corpo flaccido, che a contatto con la mia pelle si rinvigori'. Lo sentivo pulsare, anche se ancora fuori da me. Due mani mi spalancarono le natiche e due dita fredde, entrarono nella mia carne. “Sente quanto e' bagnata? E' pronta, si faccia sotto.” Io intanto non fiatavo, aspettando di sentire cosa mi avrebbe penetrato. Appena sentii le dita uscire, entro' la punta del suo pene e a fatica infilò tutto il resto, lentamente facendosi strada in quella carne fremente.</strong></span></span></span></div><div class="separator" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; clear: both; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>Non era del tutto in forma, il nonnetto ! Ma si riprese subito, non appena contrassi il sedere, glielo strinsi talmente tanto da farglielo resuscitare. Comincio' a pompare, avanti e indietro! Il poverino non aveva tanto fiato e non duro' molto, il cuore non gli avrebbe retto lo sforzo. Intanto stringevo le cosce al mio amico, che si godeva la mia lingua, la mia bocca e i miei gemiti di piacere. Oltre alla vista del suo capo nel mio culo!<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Impagabile, disse. Per alcune volte successive in cui riproponemmo la stessa scena al suo capo, per saldare il debito e mantenergli il posto di lavoro.</strong></span></span></div>alice delle meravigliehttp://www.blogger.com/profile/02760640173035306281noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-6843648600396596528.post-69533004796785464372011-02-23T09:50:00.001+00:002011-02-23T09:55:28.630+00:00Il pianista<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcSPh0OH30LtnobqQC0MByUXDfQAi3SITQib6uvnAvAw-UQOmMT4mwY71qQnc_OOlKx5ao6pPtnVs5jWDFhC097-4D6bi7rjdF3e5ynu64iazxU0CKdOJkeC31FeEYLLXXf5sV5aNk4RU/s1600/Il+pianista.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" j6="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcSPh0OH30LtnobqQC0MByUXDfQAi3SITQib6uvnAvAw-UQOmMT4mwY71qQnc_OOlKx5ao6pPtnVs5jWDFhC097-4D6bi7rjdF3e5ynu64iazxU0CKdOJkeC31FeEYLLXXf5sV5aNk4RU/s320/Il+pianista.jpg" width="239" /></a></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Tahoma;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Incontrarne uno per una donna equivale a vincere un biglietto gratis per il paese dei balocchi ! Di solito si tratta di un uomo normalmente dotato la' sotto, ma con uno smisurato ego. Uno a cui piace vedere la donna godere, contorcersi e mugugnare fino a possederla letteralmente tra le sue mani.</strong></span></span></span></div><div class="MsoBodyText2" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>Sadico al punto giusto e consapevole del proprio potere da fermarsi poco prima del momento della perdita della ragione di una donna, per farsi implorare di continuare. Li adoro! Perche' arrivata ad una certa eta', dopo aver provato molto (mai tutto) sull'argomento sesso, un solo modo di godere non basta! </strong></span><span style="font-family: Tahoma;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Nella mia collezione non poteva mancare, un pianista d’eccezione. Ogni tanto viene a trovarmi, quando sa che in ufficio sono sola e annoiata. La settimana scorsa ho deciso che mi meritavo un premio, dopo un lungo e snervante periodo di lavoro. Così mi sono presa la mattinata libera e gli ho proposto di fare colazione assieme, a casa mia. Come da abitudine, dieci minuti prima del suo arrivo manda un messaggio per avvisarmi, la prudenza non è mai troppa. La mia risposta è stata: “Troverai la tavola imbandita”. </strong></span></span></span><span style="font-family: Tahoma; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>Non credo si aspettasse di trovarmi stesa a pancia in giù sopra al tavolo, nuda e con attorno una selezione di alimenti da potermi spalmare addosso. Panna, miele, yogurt. Oltre a qualche giochino per adulti e dei fantastici cubetti di ghiaccio fatti a forma di piccoli cilindri (secondo me chi ha brevettato quella formina, l’ha pensata esattamente per l’uso che ne ho fatto io, altro che “ghiaccioli per le bottiglie”!). Mi passa una mano lungo tutta la schiena, facendo terminare la corsa tra le mie gambe. Sono già maledettamente eccitata al pensiero di quelle dita, lui lo sa e se ne gongola. Mi allarga le gambe, comincia a stuzzicarmi le labbra, mi sta accordardo con accuratezza come il più professionale dei pianisti prima di un concerto. Mi spruzza un ciuffetto di panna su entrambe le natiche. Le lecca. La sua lingua segue il mio solco, fino a trovare la mia lava incandescente. Ci infila un paio di dita, finalmente! Il suo tocco è delicato, velluto che si insinua dentro me. Le lascia lì ferme, le allarga e le chiude. Le rotea attorno alla mia carne che fremere. Sono già in un altro pianeta, quello del piacere. Prende il ghiaccio, lo intinge in me e me lo porta alla bocca. Ne prende ancora e lo infila sotto, lasciandolo a sciogliersi al solo contatto con la mia carne. Mi alzo e mi metto seduta sul tavolo, lui sulla sedia davanti a me. Sotto al mio sedere un lago di ghiaccio sciolto e di mie voglie bagnate. Un pollice si prende cura del mio clitoride, appena lo appoggia fremo, è troppo eccitante. Lo toglie, lasciando il tempo di riprendermi. Torna a sfiorarlo appena. Mi sdraio, cercando di controllarmi. E’ assurdo lo so, ma quello è il mio piacere più intimo. Il primo ad essere stato scoperto quando ero piccola, molto piccola. Quello che resta il prediletto nei momenti più privati, “tu sola dentro una stanza e tutto il mondo fuori”, cantava Vasco. Lui sa che deve essere delicato. Occuparsi di quel piacere è un’arte, quanto saper fare il solletico. E’ un crescendo, lento e armonioso. Il tocco deve essere stuzzicante e mai invadente. Carezze soffiate da un suo dito, al mio bottoncino magico. Che se ne sta al riparo rintanato nella mia carne. Dicono che il clitoride sia paragonabile ad un piccolo pene, con una sensibilità <u>almeno il doppio superiore</u> al glande maschile. Quindi siate gentili con lui e ve ne sarà grato. Movimenti circolari, sottili e leggeri fino a farlo ingrossare, pulsante di eccitazione. Ecco che la pressione del dito del mio pianista diventa più forte, mai troppo. I miei gemiti gli danno il ritmo, come pure i sussulti del mio bacino. E’ un crescendo di intensità, paragonabile al piacere di quel brivido che ti fa venire la pelle d’oca su tutto il corpo, quando qualcuno ti passa un dito lungo la schiena. Solo che il brivido parte da dentro il pube e si diffonde a raggera in te. E quando il picco è raggiunto e il piacere è arrivato, il tocco ritorna ad essere sfiorato, lento. Sta suonando il miglior canone inverso che sia mai stato composto. Non appena le convulsioni cominciano a scemare e il battito del mio cuore tenta di tornare alla normalità, qualcosa di ruvido, bagnato e caldo avvolge il mio piacere, riportandomi nella perdizione. La sua lingua è arrivata a dare il cambio alle dita, che lentamente scendono per intrufolarsi dentro me. Una frustata di piacere mi fa inarcare la schiena. Lui si alza in piedi, per vedermi. Vuole godere della mia espressione estasiata. Lascia le dita immobili. Due, sono più che sufficenti. Lui sa che il piacere di una donna non è in un buco da riempire, ma in migliaia di terminazioni nervose che si trovano sulla soglia di quel buco.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Le lascia unite e comincia a rotearle, facendomi impazzire di desiderio. Movimenti circolari e lenti, mi torturano piacevolmente. Non riesco a tenere fermi i piedi. Non riesco a trattenere i mugugnii, che diventano urla ansimanti. Ma quando penso di aver raggiunto la perdizione assoluta, quelle dannate dita mi riservano il più delizioso dei piaceri di donna. Ruota la mano, palmo in su e le dita si piegano dentro di me, cercando il leggendario punto g. Un piccolo lembo di carne spugnosa nascosta certamente da un creatore della vita oltremodo maschilista. Perchè non ha voluto concedere troppo facilmente, un piacere così grande ad Eva. Con le punte, me lo sfiora per poi strusciarci sopra le falangi, non troppo delicatamente. Una lama di calore mi penetra tutta. Mi deve tenere ferma al tavolo, tanto è forte la sensazione. La testa è evaporata via e con lei il senso della ragione. Sono totalmente sua. Ammaliata dalla sua capacità di farmi godere, lo seguirei ovunque. Ora potrei concedergli tutto! La porta sul retro, il pin del bancomat e persino decidere di sposarlo. </strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Tahoma; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>Beh non esageriamo, quello no. Mai !</strong></span></span></div>alice delle meravigliehttp://www.blogger.com/profile/02760640173035306281noreply@blogger.com14tag:blogger.com,1999:blog-6843648600396596528.post-34543881813094652642011-02-15T10:33:00.004+00:002011-02-18T13:56:18.893+00:00Uccelli di rovo<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjI52ss6h9Ypvvx-IaESt2XY9uOh4B0wzOgcnGvf5o0IsRYerwg51OxRZTomhX6HbQccVpa5kw0i5N2m7SIO3q9ysEJkdGDj7e6SvIcfHSUCtIXrepGzEM843Kk219C1BIffdw-ZhfpDio/s1600/Uccelli+di+rovo.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; cssfloat: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" j6="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjI52ss6h9Ypvvx-IaESt2XY9uOh4B0wzOgcnGvf5o0IsRYerwg51OxRZTomhX6HbQccVpa5kw0i5N2m7SIO3q9ysEJkdGDj7e6SvIcfHSUCtIXrepGzEM843Kk219C1BIffdw-ZhfpDio/s320/Uccelli+di+rovo.jpg" width="298" /></a></div><span style="font-family: Tahoma;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Non potevo crederci, era vero ! Quell’uomo alto, prestante e premuroso conosciuto al diving, che era diventato il mio compagno di immersioni in quelle vacanze, era un prete ! Mi aveva persino fatto vedere il tesserino Padi, con tanto di foto in abito talare con il collare bianco ! Nei due giorni precedenti passati in barca, mi aveva dato l’impressione di essere un uomo molto colto. Avevamo spaziato in argomenti tra il serio e il faceto, ma sempre con grande intelligenza e profondità. Non avevo indagato sulla vita personale. Francamente non mi interessava. Era un ottimo e affidabile sub, educato e gentile sopra e sotto l’acqua. Per il resto sembrava uno riservato. Appena scesi dalla barca salutava con un sorriso e spariva fino al mattino successivo. Pensavo fosse lì con moglie e figli. E invece, guarda cosa scoprivo dalla battuta di una ragazza: “mi raccomando voi due, a non fare la replica di Uccelli di Rovo !”. Se doveva essere un modo per scoraggiare le mie intenzioni, sortiva l’opposto intento. Un prete mi mancava nella collezione ! Gli feci l’occhiolino di femmina attizzata da questa sorpresa. Lui rispose con uguale segnale, di uomo vissuto e abituato a queste provocazioni del diavolo tentatore. Credo fosse divertito dalla mia reazione. Meglio di uno psicologo conosceva l’animo umano e le sue debolezze. In fondo i sacerdoti, sono solo uomini che hanno fatto voto di celibato, non di castità, a differenza delle colleghe di sesso femminile. Lo so perché una come me, non può che aver studiato in un collegio cattolico, ovviamente. </strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Tahoma;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Da quel momento cambiò tutto. Il modo di togliermi i vestiti per restare in costume in barca. Il modo di sdraiarmi accanto a lui a prendere il sole, chiedendogli di spalmarmi la crema sulla schiena. Il modo di farmi aiutare a chiudere la cerniera della muta, pregandolo di fare attenzione a non pizzicarmi. Tutto era finalizzato a sedurlo. Provocazioni sottili, mai volgari. Ero intenzionata a strisciare nei suoi pensieri lascivamente, come soltanto una serpe sa fare. Padre mi perdoni, perché fra non molto, avrò peccato. E lei con me !</strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Tahoma;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>La regola della settimana di ferie la conosciamo tutti. La sera ideale per realizzare la meta è quella del giorno prima della partenza. Se va tutto bene, resta un bel ricordo. Al contrario se l’avventura di una notte si rivela un disastro, ognuno torna a casa sua entro poche ore, evitando imbarazzanti saluti ti circostanza. Quindi sapevo che quella sera era quella giusta. Passai tutto il giorno a lanciare ami e lui ad abboccare. Prima di me aveva capito dove volevo arrivare e perché. Era una sfida a chi cedeva per primo. E visto che era lui la mia preda, non fece una mossa. Aveva delegato a me il ruolo di cacciatrice e io abituata e determinata, ci sguazzavo. Arrivati al molo, prima dei saluti, gli dissi: “7 1 3<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>2 1” , lui mi chiese ironicamente se era il mio numero di scarpe. “I primi tre numeri ti dicono dove trovarmi, gli ultimi due a che ora ti aspetto” Sorrisi e me ne andai. Dentro di me un fuoco divampò e qualcosa ne uscì fuori, passando tra le gambe. Rientrai in camera, mi sdraiai sul letto per dormire un po’, dovevo essere in forma per la serata. Quando mi svegliai era tardi, mancava un’ora all’appuntamento e non avevo cenato. Mi infilai in doccia, passai il rasoio in fretta, mi asciugai e scelsi cosa indossare. Che gusti avrà un prete ? Era un tipo misurato, ma lo sguardo era quello birichino di un uomo, non di un santo. So che mi aveva guardato il seno, deglutendo l’acquolina che gli aveva inondato la bocca. Qualcosa di scollato. Minigonna bianca senza intimo, sandali e top neri. Uscii in fretta per mangiare qualcosa al volo. Quella sera la gente mi guarda con più insistenza. Forse avevo esagerato, la gonna è davvero troppo corta. Pensai. “Chissenefrega, domani questi non li ricorderò neppure !”. Trangugiai qualcosa e tornai verso la camera. Sulle scale in penombra, sentii dei passi scendere verso di me. “Stavo venendo a cercarti” mi disse il prete, si fermò e mi sorrise. Alzai lo sguardo e con tutta la sfrontatezza possibile risposi: “Oppure te ne stavi scappando con la coda tra le gambe, per non affrontare le tentazioni del diavolo ?” . </strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Tahoma;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Mi prese la mano, mi tirò a sé per darmi un bacio. Mi girai di lato, sentii la sua lingua sul collo e un sussurro all’orecchio: “Lasciamo le questioni teologiche ai vescovi e concediamoci ai piaceri della carne, donnina indisponente”.</strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Tahoma;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Mi infilò una mano sotto la gonna e alzò il sopraciglio sentendo la pelle del mio sedere nudo scivolare sotto le sue dita. Mi spinse contro il muro, baciandomi. Si sbottonò in fretta e mi penetrò lì sulle scale. Tutto il villaggio turistico stava cenando, mentre io avevo lasciato intingere la particola di un prete, nel mio calice di desiderio.</strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Tahoma;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>La cosa durò poco. Con mia grande soddisfazione, mentale ma non carnale. Ero riuscita a far perdere il controllo ad un uomo che dell’autocontrollo aveva fatto la sua missione di vita. Ma non ero sazia, ora dovevo godere io. Lo baciai, a lungo. E poi gli dissi di entrare in camera mia. Mi chiese di andare in bagno. Lo lasciai tranquillo per qualche minuto, poi lo raggiunsi. Era stupito dalla mia mossa, forse pensava che potessi considerare conclusa la cosa, con la sveltina di prima. Entrai e guardandolo, mi sfilai la gonna, slacciai il reggiseno, tolsi il top e restai nuda davanti a lui. Entrai in doccia: “devo lavarmi dal peccato” e con sensualità mi feci bagnare dall’acqua, accarezzandomi dolcemente tutto il corpo. Lui se ne stava fisso a guardarmi. Pietrificato. Le carezze divennero più intime. Davanti a lui, una donna si stava toccando sotto la doccia. Non si mosse. Allora uscii io, lo feci sedere sul water e mi sedetti sopra. Bagnata fradicia di acqua e di desiderio, gli inzuppai i vestiti. Gli tolsi la camicia, sbottonai i pantaloni e feci uscire la sua carne. Cominciai a strusciami, facendolo trasalire di desiderio. Credo non avesse mai nemmeno immaginato che il diavolo potesse arrivare a tanto! Rincarai la dose, inginocchiandomi davanti a lui e prendendoglielo in bocca. Solo così il vigore di qualche minuto prima, tornò a renderglielo duro. Sapevo che non era abituato a trattenersi, quindi non mi ci dedicai molto, non volevo rischiare di finire troppo in fretta. Mi alzai, mi voltai e dandogli le spalle, mi sedetti sopra di lui, facendolo entrare in me. Le mie mani stringevano le sue ginocchia e le sue i miei fianchi. Restai così qualche secondo. Poi iniziò la mia danza. Lentamente mi concentrai sul ritmo delle penetrazioni. Cinque veloci e una lenta, profonda. Quattro veloci e due lente. Scalando via, via fino a farle diventare solo un’interminabile lunga spinta dentro di me. In quell’istante venne e anch’io. Restammo immobili, sfiniti e attoniti da quanto intenso era stato. Mi alzai e uscii dal bagno, sentii l’acqua della doccia scrosciare e dopo qualche minuto, uscì con l’asciugamano legato in vita e i vestiti in mano. Se ne andò senza dire una parola. Con un senso di colpa stampato in faccia. L’indomani, le solite trafile del rientro. Valige nell’atrio, pulmini stracolmi, strade impolverate. Lo cercai inutilmente tra gli imbarchi. Pensai si stesse nascondendo da me, la testimone del misfatto compiuto. Solo giunti all’aeroporto, sbucò da una fila di gente, mi raggiunse, mi guardò dolcemente e mi disse: “ho lasciato il sacerdozio un anno fa. Mi dispiace per la tua collezione, ma sono soltanto un uomo!”. </strong></span></span></span></div>alice delle meravigliehttp://www.blogger.com/profile/02760640173035306281noreply@blogger.com12tag:blogger.com,1999:blog-6843648600396596528.post-80659414696659618582011-02-10T08:09:00.003+00:002011-02-11T13:52:26.744+00:00Il treno dei desideri (all'incontrario va)<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEikbwCII6oL4VfiKYUrbjv2Qg-Wyei7u1UC7a6HvsDBonw6NYzS7N5y2JqCA7bYY9nE2vtrqCUi9yTCHsf3G5pNebsT2XegsbmgaX8kvsCeHIDeGKaWxGRJicH3KV_77oVFihzZdBjyihQ/s1600/Il+treno+dei+desideri.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: right; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" h5="true" height="215" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEikbwCII6oL4VfiKYUrbjv2Qg-Wyei7u1UC7a6HvsDBonw6NYzS7N5y2JqCA7bYY9nE2vtrqCUi9yTCHsf3G5pNebsT2XegsbmgaX8kvsCeHIDeGKaWxGRJicH3KV_77oVFihzZdBjyihQ/s320/Il+treno+dei+desideri.jpg" width="320" /></a><span style="font-family: Tahoma;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Una notte di passione, lontano da tutto e tutti. </strong></span></span></span><span style="font-family: Tahoma;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Ce l’eravamo concessa a fatica. </strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Tahoma;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Perché il nostro tempo doveva essere ritagliato e vissuto in clandestinità.</strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Tahoma;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Nella consapevolezza che quel momento era destinato ad essere unico, non avevamo sprecato una goccia di quella dissetante acqua sorgiva, trovata in un’oasi a seicento chilometri da casa. Una notte indimenticabile e indimenticata. Il mattino dopo ci svegliammo, ci vestimmo e andammo verso la stazione, cercando di non manifestare troppo la tristezza che ci pervadeva l’anima. Avevamo altre sei ore per stare assieme, ma non più nell’intimità di una camera da letto, bensì in un affollato treno gremito di pendolari. I nostri corpi che si erano fusi fino a qualche ora prima, non riuscivano ad accettare questa nuova condizione di separazione, cercandosi furtivamente ad ogni occasione. Una mano mi sfiorava gentile, una gamba restava cocciutamente appoggiata alla sua. Il contatto fisico restò pressoché inalterato durante quasi tutto il tragitto, accrescendo la frustrazione del non poter più tornare ad essere di nuovo un corpo solo. Lui non è mai stato un uomo di molte parole, ma di azione. Il lavoro che aveva scelto di fare, rispecchiava la sua indole. Uno come lui lo si chiama durante le emergenze, quando si è in pericolo. E non ci si aspettano grandi discorsi, ma gesti e rapide valutazioni in grado di salvarti la vita. Ecco perché scesi dal primo treno per salire sul secondo, non dissi nulla quando mi fece segno di seguirlo fino all’ultima carrozza, che una volta partiti diventò la prima. Quella occupata per metà dal macchinista. Scelse di farmi sedere nella prima fila, una parete di lamiera davanti e pochi sedili vuoti dietro. Eravamo di nuovo soli nell’incombenza di toccarci. Lentamente il treno lasciò la stazione, per immergersi in un’anonima sequenza di case e alberi fruscianti. Lo guardai seduto accanto a me, ci baciammo con la stessa intensità di sempre. I nostri non erano semplici baci, ma vere e proprie dichiarazioni di passione eterna e reciproca. Non riuscii a trattenermi e mi sedetti sopra di lui. La mia pelle aveva sete della sua. Volevo che mi toccasse, mi possedesse, mi penetrasse ancora. Non potevo immaginare di sentire la nostalgia di lui, in posti in cui non era biologicamente possibile provare emozioni. E la frustrazione per non poterlo fare, accresceva la voglia, che divampava facendomi prendere decisioni azzardate. Gli sorrisi, lui mi guardò come si guarda una bimba che non si riesce a sgridare. Gli sbottonai i jeans e lo accarezzai. Sentii di nuovo la sua voglia pulsare tra le mie mani, desiderando di sentirla altrove. Alzai la svolazzante gonna estiva, dispiegandola sopra di lui. Ora potevo sentirlo vibrare tra le mie cosce. Me lo feci strusciare un po’ addosso, desiderando di farmi pervadere dal suo odore. La mia mano scivolò furtivamente sotto la gonna, spostando l’intimo e facendo strada alla sua carne nuda che trovò la mia, incandescente e bagnata, pronta ad accoglierlo di nuovo. Restai così inerte, per qualche secondo. Per poi iniziare a dondolarmi, strusciarmi e muovermi lentamente. Tutto attorno a noi stava scorrendo, il paesaggio sui finestrini, lo scompartimento sulle rotaie e lui dentro me. In estasi per la ritrovata unione dei nostri corpi, non ci accorgemmo della comparsa di un uomo in divisa blu. Non so se per miopia o abitudine, non fece caso a noi e gli fummo grati di non aver interrotto la nostra danza. Restammo accoccolati a lungo, l’uno dentro l’altro quasi immobili, in quell’abbraccio totale, senza voler culminare nell’esplosione di un orgasmo, per non mettere fine a quel piacere ancora più profondo. Soltanto in dirittura di arrivo, quando tutto attorno a noi diventò famigliare, decisi di voler ingoiare anche l’ultimo sorso di quel magico momento. Mi accovacciai davanti a lui e lo strinsi tra le labbra. Il solo contatto della sua punta sulla mia lingua, bastò a farlo trasalire. </strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Tahoma;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>Li chiamerebbero atti osceni in luogo pubblico. Io invece le definirei coccole di amanti in procinto di risvegliarsi da un sogno fugace. Mi alzai e mi diressi verso lo scompartimento accanto, senza salutarlo. Senza poterlo guardare. Non volevo vedesse quelle lacrime che sbandieravano impunemente i miei sentimenti. Il miglior saluto possibile, è quello in cui non ci si dice addio. </strong></span></span></div>alice delle meravigliehttp://www.blogger.com/profile/02760640173035306281noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-6843648600396596528.post-67464419550308831482011-02-03T15:26:00.000+00:002011-02-03T15:26:56.661+00:00Tre è il numero perfetto !<div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGx0N3iYtzXjaDMCqRetPGqyMb2qg_6Zk8vf0h70DdOqi7ye-MS2XOgd_LciDZiQGezf1Jkf0t3ZimYcIO0X82kI9hmKBEzSl5lHqGpNDiX803A6C-uvnx8AZLpfHatfS9Og4J5Nsup1Q/s1600/Tre+%25C3%25A8+il+numero+perfetto.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; cssfloat: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" s5="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGx0N3iYtzXjaDMCqRetPGqyMb2qg_6Zk8vf0h70DdOqi7ye-MS2XOgd_LciDZiQGezf1Jkf0t3ZimYcIO0X82kI9hmKBEzSl5lHqGpNDiX803A6C-uvnx8AZLpfHatfS9Og4J5Nsup1Q/s320/Tre+%25C3%25A8+il+numero+perfetto.jpg" width="312" /></a><span style="font-family: Tahoma; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Ho scoperto col tempo che essere una single che non vuol stare da sola, comporta un certo impegno. Si perché intendiamoci le mie non sono voglie, ma necessità.</strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Tahoma; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>I miei amichetti dopo un po’ mi dicono che sono uno strano tipo di donna. Una specie rara.</strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Tahoma; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Una femmina che fa sesso come un uomo e lo vorrebbe fare pure con la stessa frequenza.</strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Tahoma; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Piano con le definizioni ! Non chiamatemi ninfomane o avrò tutto il diritto di chiamare ognuno di voi maniaco.</strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Tahoma; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Però per soddisfare i miei appetiti un uomo solo non basta. Aspettate, anche qui non arrivate subito alle conclusioni. Se avessi una specie di fidanzato o roba simle, me lo farei bastare. Anche se in passato frasi come : “non sono una macchina, ho bisogno dei miei tempi, ma non ti basta mai ?”<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>echeggiavano spesso in camera da letto, determinando l’istantanea fine della storia. </strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Tahoma; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Così ho optato per una condizione di totale liberà. Ho già scritto che non rinuncerò mai a scopare dove mi viene voglia, quando voglio e con chi mi pare.</strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Tahoma; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Però per farlo con la frequenza che desidero, ci vuole un gran lavoro di ricerca e selezione.</strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Tahoma; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>I periodi migliori sono quei magici momenti dell’anno in cui ne ho tre per le mani.</strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Tahoma; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Ognuno di voi riesce a ritagliarsi almeno un paio d’ore la settimana, lontano da impegni di lavoro, famiglia, hobbies.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Se poi magari avete la fortuna di dover lavorare fuori casa, le due ore si trasformano in una notte intera. </strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Tahoma; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>E con tre uomini a disposizione, il risultato per me è di ottenere almeno un paio di ottimi momenti di divertimento la settimana. Mi sembra il minimo sindacale, no? </strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Tahoma; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Purtroppo però ho dovuto notare che spesso i periodi in cui i miei amichetti sono più liberi, coincidano tra loro. E spesso quando si sormontano gli impegni, non si riesce a far sormontare nient’altro. Tranne rare occasioni in cui con grande abilità sono riuscita a farli incastrare…intendo gli appuntamenti, non gli uomini !</strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Tahoma; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Come quella memorabile serata d’estate in pizzeria, con un gruppo di persone con le quali condivido una passione. Avete presente la classica pizza di fine corso ? Ecco, solo che nel gruppo c’erano un paio di uomini che avevo stuzzicato nelle settimane precedenti e che manco a dirlo mi avevano riservato un posto a tavola per potermi stare vicino. “Vieni qui, siediti tra noi due” e nel giro di pochi minuti, mi ritrovai al centro del più classico dei triangoli. Solo che due, dei tre protagonisti ne erano all’oscuro. La tovaglia arrivava fino a terra e per mia fortuna nascondeva tutto quello che avveniva là sotto.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Un intreccio di mani e piedi che faticavo a tenere separati. Per mia fortuna, uno di loro decise di alzarsi e dirigersi verso il bagno, facendomi l’occhiolino d’intesa per invitarmi a seguirlo. Come avrei potuto dirgli di no ? Dissi all’altro che dovevo fare una telefonata, mi allontanai e senza dare troppo nell’occhio raggiunsi la toilette. Non feci in tempo ad arrivare che una porta si aprì e il mio amico mi afferrò per un braccio spingendomi dentro. Chiuse a chiave e mi bloccò con le spalle alla porta. Mi mise una mano sulla bocca sorridendomi, sapendo che di solito mi si sente a distanza quando mi diverto ! Cercai di concentrarmi e di non emettere un fiato, anche se sapevo che sarebbe stato praticamente impossibile. Lui si inginocchiò davanti a me, mi alzò la gonna, spostandomi le mutandine e cominciò a torturarmi con la lingua. Era uno dei più bravi che avessi mai incontrato. Uno di quelli che sa come fare impazzire una donna. Sa dove fare più pressione e dove meno, quando leccare e quando succhiare. Insomma ero in visibilio. Non c’era nulla sul quale sedersi o appoggiarsi, quindi decise di afferrare i miei fianchi e alzarmi tenedomi appoggiata alla porta. Si sbottonò i jeans e me lo infilò. Fù la classica sveltina. Che se fatta in situazione di pericolo ha il suo perché, l’eccitazione dovuta al fatto di poter essere scoperti, porta la passione ai massimi livelli. </strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Tahoma; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>Decidemmo che lui sarebbe uscito per primo e avrebbe raggiunto il gruppo. Io avevo bisogno di un po’ di tempo per ricompormi. Appena uscito dal bagno, il mio cellulare suonò. Era l’altro ! “Dove sei finita ? E’ una telefonata lunga, eh ? Senti io mi sto annoiando e scoppio dalla voglia di te, ce ne andiamo ?” . Ti pareva ! Quando troppo e quando nulla. Gli dissi che non volevo che nessuno sapesse di noi due, era troppo presto. Quindi poteva aspettarmi sotto casa, sarei arrivata in venti minuti. Tornai al tavolo con un sorrisetto stampato in faccia. Una delle due sedie era vuota. Mi aveva preso in parola ed era corso in macchina. Così avevo tutto il tempo di salutare con calma il mio amico dall’abile lingua, senza sembrare troppo sgarbata. Me ne andai dicendo che dovevo raggiungere delle amiche in discoteca e nessuno si accorse di nulla. Arrivata a casa, trovai il mio amico sulla porta, gonfio di desiderio. Gli dissi che faceva troppo caldo e che volevo fare una doccia. Venne con me. Lavò via l’odore dell’altro senza neppure immaginarlo e mi cosparse del suo. Gran bella serata !</strong></span></span></div>alice delle meravigliehttp://www.blogger.com/profile/02760640173035306281noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-6843648600396596528.post-87383213083151588262011-01-25T11:01:00.002+00:002011-01-25T11:19:48.852+00:00Il compagno di classe<div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCGsYhIjvZ9sWBWG3gVXLXsK-o8kXEKUQxc5EqyShfxzFCIVCg4Pi7i21zoiOKOmgkGYbODEvW6SOv4GHeobzTsBoBASjAEDtT-L-aFBFvmb2HYuHmAeCy8db0YWIefCJXcqg0IwIYh7o/s1600/Il+Compagno+di+Classe.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: right; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="255" s5="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCGsYhIjvZ9sWBWG3gVXLXsK-o8kXEKUQxc5EqyShfxzFCIVCg4Pi7i21zoiOKOmgkGYbODEvW6SOv4GHeobzTsBoBASjAEDtT-L-aFBFvmb2HYuHmAeCy8db0YWIefCJXcqg0IwIYh7o/s320/Il+Compagno+di+Classe.jpg" width="320" /></a><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>E’ passato un sacco di tempo, dalle superiori. </strong></span></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Mi chiedo come saranno i miei vecchi compagni. Per fortuna c’è facebook, facilita la ricerca. </strong></span></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Trovo un po’ di tutto. Le tipe più fighette si sono sformate con i figli. I brillantoni si sono attempati e ingrigiti. Quelli normali, sono rimasti normali. </strong></span></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Becco anche quello che era cotto di me, un po’ più degli altri. Mi adorava in silenzio, con quel fare di chi sa che tanto io non lo avrei mai guardato, era troppo piccolo per me. Anche se ero sua coetanea, io mi divertivo a fare la lolita che provocava il professore di informatica, cacciandomi pure nei guai e finendo a rischio di espulsione. </strong></span></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Scopro pure che ora lavora per conto suo e sistema i computer.</strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Gli scrivo che sarebbe stato carino bere un caffè per rivedersi e che avrei proprio bisogno di un mago informatico per far ripartire un vecchio portatile nel quale ci sono foto alle quali tengo. </strong></span></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Risponde subito. E mi da appuntamento al giorno successivo. Quando ci vediamo stento a riconoscerlo, si è fatto uomo. Si illumina vedendomi sicuramente più matura, ma sempre in forma. “Che gran bella donna !” e mi strappa un sorriso malizioso. Mi racconta un po’ di lui. Solita storia. Sposato giovane, sfornati un paio di figli in fretta, ora passa gran parte della giornata al lavoro per mantenerli. Con la moglie più nulla da dirsi. Una vita già conclusa, in pratica più niente da conquistare. Eccetto me, che rimango il suo più grande rimpianto. Mi guarda fisso nella scollatura e arrossisce come i vecchi tempi. Decido in quell’istante che un fan di lunga data come lui, si merita una ricompensa. Vado in bagno, porto la borsa con me. Dalla taschina tiro fuori un preservativo e lo tengo nel palmo della mano. Esco vado verso il tavolo e senza sedermi, gli dico che devo andare, ma che gli lascio il mio portatile da sistemare. Lui si alza per salutarmi e gli allungo la mano. Rimane un po’ sbigottito, si aspettava magari un abbraccio, ma mi asseconda. Prende la mia mano e stringendola sente quel tondino ricoperto dalla carta frastagliata. L’inconfondibile forma di un preservativo. Mi sorride impacciato. “Questa sarà la tua ricompensa quando me lo riporterai aggiustato”. </strong></span></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Un uomo ha sempre bisogno di un incentivo per raggiungere la meta. E infatti due giorni dopo manda un messaggio avvisandomi che è tutto a posto e chiedendomi dove incontrarci per la consegna. Non fa cenno alla mia proposta e questo gli da diritto ad un ulteriore bonus. </strong></span></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Gli chiedo quindi di portarmelo a casa, fornendogli l’indirizzo. Lo ricordavo giovane, ma non stupido, quindi non si lascia scappare questa occasione. Mi scrive che passerà dopo cena, prima non ce la fa proprio. Il campanello, lo scatto del cancello che si apre, una scala e un pianerottolo. Tre porte, quella a sinistra ha le chiavi sulla toppa e un post-it con scritto: ENTRA E SEGUI LE ISTRUZIONI .</strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Chiusa la porta, si ritrova nel mio salotto buio, molte candele e una lampada sopra ad un tavolo. Sotto la luce un biglietto: </strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><strong><span style="font-family: "Courier New", Courier, monospace;"><em>“Stasera realizzeremo il tuo sogno e una mia fantasia. Vuoi giocare con me ? Ho sempre desiderato essere l’oggetto del piacere di uno sconosciuto in casa mia. Segui le candele, ti porteranno da me. Mi troverai pronta, come mai hai sognato di potermi vedere, a tua completa disposizione. Non ti negherò nulla. Soddisferò ogni tuo piacere. Ma sarò bendata e tu non dovrai parlare. Dovrai farmi capire quello che vuoi in altri modi.” </em></span></strong></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Una scala porta alla mia camera, su ogni gradino una candela, alla fine una porta e un altro post-it “Benvenuto nel mio mondo, sei pronto ?”. Per non essere distratta da una sua debolezza, ho messo i tappi alle orecchie. Una mascherina negli occhi, una camicia da notte trasparente, nera, lunga fino alle caviglie, scollata dietro, spacco profondo laterale, un paio di calze autoreggenti e le mie scarpe nere, tacco dodici, con la suola rossa. Niente intimo. Lo aspetto seduta sul letto, gambe accavallate, mani dietro, appoggiate sul materasso. Non posso sapere se ha aperto la porta. E questo mi fa eccitare. Il pensiero di lui che mi guarda, scrutando la situazione, pensando da che parte cominciare con me, fa uscire il mio nettare dalle gambe, trapassando la trama inconsistente della veste e bagnando le lenzuola. Ho pensato a tutto, preparando ogni cosa possa servire sul comodino. Dell’acqua, due bicchieri, in un terzo anche dei cubetti di ghiaccio, preservativi, olio da massaggi e giochini vari da adulti. Non so quantificare quanto tempo sia passato da che è suonato il campanello. Comincio a pensare che se ne sia andato, sopraffatto da tanta mia intraprendenza. Invece sento la mano gelida di uomo, accarezzarmi la guancia. Mi sfiora il viso, passa sotto al mento e con la pressione dei polpastrelli di due dita, fa segno di alzarmi. Sorrido, lo assecondo. Mi alzo, la mano passa dietro alla nuca, le sue dita tra i miei capelli, abbandono la testa indietro e in quell’istante mi bacia. Un bacio asciutto. Labbra premute sulle mie. Sono io a socchiuderle e a bagnare le sue con la lingua. Un istante di pausa, per farsi coraggio, per convincersi che sia tutto vero. Che la mia lingua gli abbia dato il permesso di entrare in me, da dove più gli piace.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Da quel momento, sono sua, con un impeto e un’impudenza tale da farmi temere. La sua foga è giustificata da dieci anni di attesa, di sogni erotici e chissà quanti momenti solitari in bagno. Il suo desiderio avverato è lì davanti a lui e con quella lingua l’ho autorizzato a sfogare sul mio corpo pulsioni a lungo trattenute.</strong></span></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>Fa scivolare la sottoveste lungo i fianchi, perlustra tutta la mia pelle con le mani, afferrando i seni e stringendoli, fino a farmi male, non riesce a trattenersi. Mi caccia una mano tra le gambe, sentendomi bagnata. Se la lascia inondare, la sfrega lungo le mie cosce, mentre l’altra passa dietro, scende lungo la schiena, prendendomi una natica e stringendola con la stessa foga con la quale aveva stretto il seno. La lascia e un istante dopo sento che la schiaffeggia. Sono preoccupata, penso che forse ho esagerato e che ho dato carta bianca ad un maniaco. La gente cambia con il tempo, oddio. Che stupida che sono stata. Sento che mi stringe le spalle, spingendomi in basso, mi fa inginocchiare. Mentre scendo, accarezzo i suoi fianchi, è ancora vestito. Gli slaccio la cintura, sbottono i jeans, faccio scivolare i boxer e lo assaggio. La mia lingua lo lecca da cima a fondo, solo con la punta e con una mano lo afferro. L’altra è sotto. Lo prendo in bocca, non tutto, non ce la faccio. E mentre con le labbra lo stringo, con la lingua lo faccio impazzire. Il solito lavoretto in cui so di essere brava. Lo dovrei calmare, per un po’. Spero. Mi dedico a lui, al suo piacere, che non posso sentire con le orecchie, ma che sento ingrossarsi in bocca. Mi stringe la nuca e la testa, comunicandomi quanto si stia trattenendo. Sta cercando di resistere, ma non ce la fa a lungo. La mia lingua sta cesellando la sua punta, senza dargli tregua. In pochi istanti vengo inondata da lui. Un caldo, viscoso, getto di lui, dentro me. Non ne perdo una goccia. Lo ingoio. So che questo fa impazzire gli uomini. Meno le donne, ma non per pudicizia o schifo. Semplicemente per la consistenza di quel liquido, che non è facile da inghiottire. Ecco perché ho preparato l’acqua. Gli dico di versarmene un po’. Lui esita qualche istante, credo si stia riprendendo. Poi mi lascia lì inginocchiata e si allontana. Mi alzo, sono in camera mia, so muovermi anche bendata. Mi siedo sul letto e aspetto. Fremente di attesa. Cosa farà adesso? Gli sarà bastato ? Se ne sarà andato così? Sento le sue dita passare sulla mia bocca, me la fa aprire, ci appoggia un bicchiere. Bevo. Appena il tempo di inghiottire, che la sua lingua mi penetra. Mi bacia, con foga. Non si è ancora placato. Mi afferra un seno, di nuovo con forza e con l’altra mano scende. Mi schiude le altre labbra. Ci ficca due dita, le toglie e le infila ripetutamente. La cosa non mi fa impazzire, è la situazione che mi eccita. Sentire l’impeto dello sfogo represso di un uomo che per anni mi ha desiderata, mi eccita. Per il resto non se la sta cavando granchè bene. Comincio a pensare che abbia fatto sesso solo con sua moglie. E che abbia imparato quello che mi sta facendo dai porno. Video insulsi fatti dagli uomini, per gli uomini. Dove contano misure e durata maschile, non l’appagamento femminile. Continua per qualche minuto, gli do corda e lo assecondo con qualche gemito qua e là. Poi si ferma, mi fa alzare e sdraiare sul letto, a pancia sotto. So già dove vuole arrivare. Ma non ho nessuna intenzione di concederglielo. Se tanto mi da tanto, lo farà male e mi farà male. Non esiste. Comincia a leccarmi tra le natiche, è incontenibile. Mi allarga le gambe, senza riserve ci infila la lingua e qualche dita. Sento che la cosa lo fa impazzire, perché si muove forsennatamente. Vorrei dirgli di smetterla, ma non ci riesco, mi sento così eccitata da tanta foga. Riesco solo a sussurrare “preservativo” e a indicargli il comodino dove li avevo messi in vista. Si allontana da me, ne approfitto per mettermi più comoda. Sarà meglio che ci pensi io, visto che lui di sicuro avrà fretta. Mi alzo e mi chino in avanti offrendogli lo spettacolo migliore che può immaginare. Non aspetto molto, due mani afferrano il mio bacino, una lingua mi inumidisce e una punta morbida tenta di infilarsi. Si aiuta con le dita,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>mi allarga, ce le infila, ma il suo pene, no. Non ce la fa. Sento che ad ogni tentativo le cose si ammosciano ulteriormente. Capisco che devo farlo desistere e convincerlo a cambiare rotta. Allungo una mano, glielo prendo, lo massaggio un po’ , fino a sentire che sta riprendendo quota. Mi piego in avanti e lo porto all’imbocco della mia vagina. Ecco, accomodati è tutta tua. Lui entra e si inturgidisce all’istante. Comincia a spingere violentemente, fino a spostare il letto. Deve dimostrarmi di essere un uomo e riprendersi dalla figura di prima. Mi tiene una mano sulla spalla, per non farmi divincolare e con l’altra mi schiaffeggia il sedere, ogni tanto. Sono tramortita da tanto impeto e da tanto fiato. Continua per un bel po’, senza cambiare ritmo o posizione. Mi sta semplicemente stantuffando. Quando si ferma, capisco che è venuto. Al mio piacere non ho pensato. E come potevo ? Lui si allontana. Io mi alzo. Poi sento una mano sulla nuca, mi accarezza e mi toglie un tappo dall’orecchio. Una voce famigliare mi dice: “La prossima volta, voglio tutto. Hai scritto che non mi neghi nulla.” E se ne va. Una seconda chance non si nega a nessuno, per carità…ma non credo andrà meglio.</strong></span></span></div>alice delle meravigliehttp://www.blogger.com/profile/02760640173035306281noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-6843648600396596528.post-20732141907394378442011-01-17T08:55:00.003+00:002011-01-21T15:50:00.589+00:00Big Gym<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3yolGKoGTXPJnG2_iwQwHz_lPaPTFA0Nx2up93l9k2vSUL6OAdw3KSOXKnwcTLbZPZFMc30-Z2WjXSLix3q9XID5JtItqDSUY9uTsliFx4zMBV2NfM-o6IkEIbOzcFGJSyfaK6LjyPgU/s1600/Big+Gym.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; cssfloat: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="240" s5="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3yolGKoGTXPJnG2_iwQwHz_lPaPTFA0Nx2up93l9k2vSUL6OAdw3KSOXKnwcTLbZPZFMc30-Z2WjXSLix3q9XID5JtItqDSUY9uTsliFx4zMBV2NfM-o6IkEIbOzcFGJSyfaK6LjyPgU/s320/Big+Gym.JPG" width="320" /></a></div><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>Ci frequentavamo da un po’, lui era un signore. Uno di quelli che apre gli sportelli dell’auto, sposta la sedia per farti accomodare, sbuccia i crostacei con coltello e forchetta. Quest’ultimo indizio avrebbe dovuto farmi intuire parecchio sulla sua indole a letto. In effetti le sue performance non erano un granchè. Intendiamoci, non mi aspetto scintille dalle primissime volte. Però oltre a non occuparsi troppo di me, era anche fisicamente poco dotato. Insomma, per farla breve, ce l’aveva piccolo e sottile. Di per sé non c’è da farne un dramma: su ciò che la natura dispone, noi non possiamo sindacare. Certo però, che se a me avesse dato un seno piccolo, avrei cercato di soddisfare il palato dei miei commensali con altre portate. E lui aveva dieci dita a disposizione, che se usate bene possono dare un piacere superiore di un unico membro. Ma non intendeva sporcarsi. Figuriamoci se uno che non usa le mani per mangiare, si lascia trasportare da giochini che prevedono il contatto con fluidi corporei. La cosa mi faceva sorridere all’inizio, ma col passare del tempo mi frustrava. Restavo sempre a bocca asciutta o nella migliore delle ipotesi, mi alzavo da tavola con ancora molta fame. E lui se ne stava rendendo conto. Cercava di soddisfarmi con altre attenzioni. Regalini, pensieri romantici, viaggi. Potevo anche considerarmi una donna fortunata. Avevo trovato un uomo che non riuscendo a darmi piacere carnale, mi ricopriva di piaceri materiali. Ma francamente, non mi bastava. Una sera come tante altre, lo raggiunsi nella sua deliziosa alcova, nel centro storico di una cittadella medievale. Mi aveva detto che sarebbe stata una serata speciale, mi avrebbe presentato un amico a cui teneva molto. Lavorava in un settore in cui le pubbliche relazioni erano importanti, quindi pensai che fosse una cena di lavoro. In fondo gli ero grata di tutta la sua generosità, mi ero quindi preparata a dovere per fargli fare bella figura. Con mia grande sorpresa, non ci spostammo molto. Il ristorante scelto era quello sotto casa, che di solito snobbavamo proprio perché troppo vicino. L’amico non si faceva vedere e lui era troppo nervoso per chiedergli come mai. Era sulle spine. Vedevo che scrutava attorno, guardava il telefono e l’orologio in continuazione. Pensando che fosse andato storto qualcosa e non volendo rincarare la dose, cercai di distrarlo. Feci scivolare una mano sotto alla tovaglia e gliela posai tra le gambe. Ma lui scattosamente me la tolse. “Non stasera !” mi disse, voltando lo sguardo verso le poche auto parcheggiate in quella piazzetta. Capii che non era il caso di continuare. Mi fermai al primo piatto, se la cena doveva continuare così, meglio farla finire in fretta. Anche lui pensò lo stesso. E infatti ad un certo punto, si alzò e andò a pagare, senza dirmi nulla. Non era da lui. Quando uscì, si diresse verso il portone che portava al suo appartamento, facendomi segno di seguirlo. Non ne avevo nessuna voglia. Mi stavo per inventare una delle solite scuse, scegliendo la più banale, per sottolineare il mio disappunto. Ma volevo ripagarlo con la stessa moneta, decidendo di salire, strofinarmici addosso, farlo arrivare al punto in cui di solito mi alzava la gonna e si divertiva per quegli interminabili, noiosissimi sette minuti di spintarelle impercettibili e senza lasciargli il tempo di infilarmelo, voltare i tacchi e andarmene per il gran mal di testa dovuto alla cena. Il piano era congeniato. Iniziai ad attuarlo salendo le scale. Entrata nell’appartamento al secondo piano, iniziai con le moine classiche. Ma fui interrotta dal campanello. Lui mi sorrise. Un sorriso imbarazzato e amaro, simile a quello che mi fece quando glielo guardai per la prima volta, cercando di celare la mia espressione stupita e la domanda che mi balenò in fronte: “e con questo, che cosa ci dovrei fare ?”. Le medesime perplessità che mi vennero quando lui mi disse che quello alla porta era il suo amico. L’ennesimo regalo per me. L’aveva conosciuto in palestra, si era assicurato sbirciandolo in doccia, che fosse il tipo adatto e gli aveva proposto la cosa. Aveva il compito di essere una specie di vibratore in carne e ossa a mia disposizione, per farmi finalmente godere. Restai sbalordita ! Andai ad aprire fremente quanto una ragazzina che scarta il regalo di natale. Chissà com’era il nuovo Big Gim da aggiungere alla collezione di Barbie. In effetti l’uomo che si presentò era di notevole prestanza e la cosa non mi lasciò indifferente. Perché no, mi dissi. Così gli lasciai campo libero. Senza troppi convenevoli, ci baciammo e cominciammo a spogliarci a vicenda. Ero talmente curiosa di vedere la misura del mio regalo che praticamente fummo entrambi nudi in pochi minuti. Con mia notevole sorpresa, le aspettative non furono deluse, il nome scelto al bambolo calzava a pennello. Era Big ! Finalmente mi dissi. Non riuscii a resistere alla voglia di assaggiarlo. Lui restò in piedi, mentre io mi inginocchiai e cominciai a leccarlo come fosse il primo gelato dell’estate. Quello che si sogna per tutto l’inverno. Dopo un po’, mi fermai. Il mio amico dov’era finito ? L’avevo completamente dimenticato. Mi voltai e lo trovai seduto sul letto. Sconsolato. Poveretto, non era giusto. Era sicuramente divertito nel vedermi giocare, ma credo si sentisse di troppo, non potendo competere con le dimensioni dello strumento a sua disposizione. Così pensai al modo di inserirlo nei nostri giochi. Mi misi carponi, nuda com’ero, avanzai verso di lui. Gli sbottonai i pantaloni. Leccai anche il suo. Ma non reagì. Si vergognava, credo. Così alzai lo sguardo, incrociai il suo e con tutta la malizia che avevo, gli dissi: “Che ne dici se mentre mi scopo il tuo amico, tu mi dai il ritmo ?” Una luce si accese nelle sue pupille. Lo presi per mano, mi alzi, andai verso Big Gim chiedendogli di sdraiarsi a terra. Mi inginocchiai sopra di lui, lo baciai. Scesi lungo il collo, il torace, i fianchi, leccandolo e mandando occhiate di piacere al mio amico che stava vestito, in piedi sopra di me. Presi con una mano il mio vibratore in vera pelle e me lo strofinai sul clitoride. Alzai la testa, guardai il mio amico e me lo infilai, tutto d’un fiato. Chiusi gli occhi per un istante, per godermi quel piacere privato. Carne possente, entrava in me, dopo tanto tempo e mi riempiva fin quasi a lacerarmi. Si ! Sentivo il mio liquido viscoso avvolgerlo e mi pervase la voglia incontenibile di farlo scivolare ancora in me. Spalancai gli occhi, guardando il mio amico e dissi: “Prendimi per le spalle e fammi scopare con lui, come vorresti che facessi con te” . Si mise dietro di me, buttai indietro la testa, per continuare a guardarlo negli occhi, aprii le braccia e aspettai. Lui si decise, mi prese sotto e mi alzò fin quasi a farmelo uscire, poi mi lasciò cadere e mi spinse, per farmelo stare dentro. Sgranai gli occhi e aprii la bocca, lui ci infilò la lingua. “Fallo ancora, fammi godere” dissi. Mi prese ancora le braccia e cominciò a manovrarmi, come se fossi la sua bambola. Facendomi ruotare il bacino, alzandomi poco o tanto, lasciandomi cadere o spingendomi, più e più volte. Mi stavo divertendo a guardare il mio burattinaio, mentre cercava di dirigere il mio piacere, usando lo strumento di un altro, non curante di chi mi stava sotto. Finchè, mi lasciò dicendomi “Adesso cavalcalo come solo tu sai fare, io mi siedo sul letto a godermi lo spettacolo”. Diedi un’occhiata allo stallone e vedendolo tranquillo e divertito, decisi di dare il meglio di me. Mi alzai e mi sedetti su di lui, dandogli le spalle. Le sue mani presero il mio sedere, lo strinsero. Cominciai a cavalcarlo, stringendo le gambe sui suoi fianchi e aumentando il ritmo, fino a farlo impazzire. Mi tolsi un attimo prima che venisse, facendomi schizzare sulla schiena. Mi alzai e andai in bagno. Ci rimasi il tempo necessario a farmi una doccia, per dare il tempo ai due di salutarsi senza di me. Quando mi decisi ad uscire, rivestita e profumata, mi avvicinai al mio amico, lo baciai per l’ultima volta e gli dissi: “Sei davvero un signore, non potevi trovare modo migliore per finire in bellezza la nostra storia.” E me ne andai.</strong></span></div>alice delle meravigliehttp://www.blogger.com/profile/02760640173035306281noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-6843648600396596528.post-13715388246295203782011-01-07T11:11:00.001+00:002011-01-21T15:47:25.230+00:00Ribelle<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEikT20GGYSDRbM4IH0EJk0SFe4VnKgSj4pjyTDvfup8AC_VyMPp2PH2PjzxzfYd1OASTF6Gb2I6DYJY5LhtlbMPS5w2yVMVmf6m9YlWASDs0pgoe2uJwNXTiemt33e_Fxao4id-sOmBKBw/s1600/Ribelle.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="215" s5="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEikT20GGYSDRbM4IH0EJk0SFe4VnKgSj4pjyTDvfup8AC_VyMPp2PH2PjzxzfYd1OASTF6Gb2I6DYJY5LhtlbMPS5w2yVMVmf6m9YlWASDs0pgoe2uJwNXTiemt33e_Fxao4id-sOmBKBw/s320/Ribelle.JPG" width="320" /></a></div><span style="font-family: Tahoma;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Si, sono una femmina ribelle. Del tutto refrattaria all’autorità. Una che non si lascia domare, ma che all’occorrenza sceglie di farsi dominare. In quanto donna, lo concedo solo ad un uomo. Non alle brutte copie, gli omuncoli. E lui è un grand’uomo. Uno tutto d’un pezzo. Un professionista con il quale ho collaborato molto spesso negli ultimi mesi. Sempre con ottimi risultati. Il suo tono nei miei confronti rivela grande professionalità e distacco. E’ abituato a trattare situazioni nelle quali la sua bravura nella mediazione, fa la differenza. L’atteggiamento sicuro, pacato e misurato è il suo marchio di fabbrica. Tanto da dovermi sforzare di non sentirmi in soggezione davanti a lui. Abituata a strappare un’occhiata fremente anche dal più impassibile uomo d’affari, starmene davanti a chi sembra guardarmi con sprezzante distacco, mi rende nervosa. Ma ho ancora bisogno di lui. Quindi decido di chiamarlo e fisso un appuntamento. Mi riceve nel pomeriggio.</strong></span></span></span> <br />
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Tahoma;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Il suo studio è vuoto, è giorno di festa. Un patrono qualsiasi ha il potere di lasciare a casa folle di dipendenti, in uno stato che ancora ci ostiniamo a chiamare laico. </strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Tahoma;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Mi fa accomodare nel suo ufficio, chiude la porta. Gli illustro il nuovo problema, con l’usuale calma, mi profila le possibili soluzioni. Una scrivania ci separa, ma ormai arresa alla sua precedente indifferenza, non faccio caso a nulla. Quasi non mi accorgo che da qualche minuto mi sta fissando, con uno sguardo diverso.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Si è indurito e non mi molla. Silenzioso mi guarda. Ha il potere di farmi sentire a disagio. Mi spinge a dubitare che mi sia sfuggito uno sproposito. “C’è qualcosa che non va?”. Lui non risponde. Mi rivolge un mezzo sorriso. Aspetto qualche istante ancora.“E se ti dicessi che non ti ho fatta venire qui per lavoro?”<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Sono turbata, incuriosita, furiosa. Mi sta facendo perdere tempo, mi sta sfidando o si sta prendendo gioco di me ? “Non capisco.” gli dico rivolgendogli uno sguardo feroce. Sbuffa sorridendo, si alza lentamente e si dirige verso di me. In piedi alle mie spalle, si china e mi sospira all’orecchio “Non credo tu sia così ingenua da non aver capito.” La sua voce ferma e il suo fiato soffiato al mio orecchio mi fa rabbrividire di piacere. “Mi hai sempre ignorata”, rispondo. Senza sfiorarmi, si sposta nell’altro orecchio, annusandomi i capelli. “Solo perché un uomo non si fa vedere mentre ti guarda, non significa che non ti abbia immaginata nuda, nei più piccoli dettagli” . Sorrido, questo è l’avvio al mio gioco, quello nel quale so di essere una maestra. Punto i piedi a terra e stringo i braccioli della sedia, per darmi la spinta necessaria a girarmi. Ma lui mi ferma. Mette le sue mani sopra le mie, le tiene salde impedendo di muovermi. “No tesoro, sei nel mio ufficio, le regole le detto io” Finalmente, mi dico. Speriamo sappia il fatto suo. C’è da dire che la mia intraprendenza, è pari all’inadeguatezza maschile. “Alzati e appoggiati alla scrivania” La sua sfrontatezza mi eccita. Dandogli le spalle, alzo il tubino nero fino a far scivolare fuori il pizzo delle autoreggenti, divarico le gambe, inarco la schiena e aspetto. So già cosa succederà. Sono abituata agli uomini che mi vogliono possedere. Ma stavolta è diverso. Lui, è un uomo diverso. Si avvicina a me, appoggia il suo bacino, lo fa aderire al mio. Allunga un braccio, preme il suo petto sulla mia schiena, prende una forbice dal barattolo davanti a me. L’altra mano passa sotto il vestito, due dita si infilano sotto la biancheria, ne seguono il profilo lungo il bordo fino ai fianchi. La tengono sollevata dalla pelle. Sento il freddo della lama. Un brivido di paura mi fa chiudere le gambe, in un gesto di protezione. “Se non stai ferma rischio di farti male”. La forbice taglia la biancheria, prima da un lato poi dall’altro. La sfila facendola strusciare tra le mie cosce. Non so se essere eccitata o impaurita da tanto ardore. Ma è solo l’inizio. Un braccio torna sulla scrivania, appoggia le forbici, afferra la mia mano, stringendola con forza. Sento che ansima alle mie spalle, mi morde non troppo violentemente il collo. Sto per ammonirlo, ribellandomi a lui per dirgli che non mi lasci troppi segni! Ma la sua mano, mi afferra il collo, facendomi voltare il viso. Le sue labbra serrano il mio lobo, lo succhiano, strisciando i denti. </strong></span></span></span><span style="font-family: Tahoma;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>Non è mia abitudine lasciare condurre il gioco ad un uomo, ma mi intriga per ora, sentirmi virilmente costretta. Normalmente mi sarei già sgancia e girata, ma oggi mi va di essere posseduta. Gli lascio carta bianca. Schiudo le gambe di poco. Lui coglie il segnale e dalla scrivania, sposta la mano sulla mia gamba, passa nell’interno, accarezzandola. Le richiudo velocemente, imprigionandogli la mano tra le cosce. Sento un suo mugugno all’orecchio e la sua saliva mi conferma l’eccitazione incontenibile. Lascia la mia gola, per infilare anche l’altra mano sotto al vestito. Lo alza, mentre avanza verso la prova della mia resa. Sono fradicia. Si bagna l’indice di me e me lo infila tra le natiche. Scivolando nel mio solco, trova l’imbocco della mia carne. Assecondo il suo desiderio di possedermi brutalmente, concedendo sfogo agli animali che siamo. Nulla di cerebrale deve insinuarsi. La mia mano fruga tra i suoi abiti, gli slaccia frettolosamente tutto ciò che tiene rinchiuso lo strumento del piacere che voglio da lui. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Lo trovo e lo afferro avidamente tra le dita per appoggiarlo al mio sedere. Con entrambe le mani mi allargo le natiche, offrendole al mio carnefice. “Prendimi!” La mia carne, avvolge la sua e in poco tempo, la riempie di piacere bollente e palpitante. La sua furia si è esaurita in qualche spinta ed ora è immobile. Mi ha tappato la bocca per soffocare ogni mia possibilità di libertà. E questo giogo mi è piaciuto. Ma ora che si è calmato, tocca a me. Ora la schiava torna padrona di sé, determinata ad esserlo anche di lui. Mordo una delle dita che mi soffocano, liberandomi dalla sua mano. Mi volto di scatto e lo bacio prepotentemente, ma lentamente. Ora scelgo io il ritmo. E tocca a me godere. Ma non sarà facile. Lui non è intenzionato a lasciamelo fare. Mi succhia la lingua e stringe il mio corpo tra le sue braccia in una morsa. Mi abbandono, facendogli credere per un istante di avermi domata. Appena allenta la presa, mi siedo sulla scrivania. “Vuoi vedere come godo? Prendi una sedia e gustati lo spettacolo” Incuriosito e ammaliato dalla mia proposta, mi obbedisce. Mentre afferra la sedia, mi sdraio e abbandono le scarpe sul pavimento. Appoggio i piedi sulle sue cosce e ne strofino uno sul suo pene ancora lucido e sfatto, abbandonato fuori dai pantaloni. La mia mano, accarezza l’interno coscia e scivola lentamente, verso il pube. Lui mi solleva il vestito, per vedere meglio e resta immobile a guardare. Le mie dita cercano sapienti il piacere. Ne conoscono ogni labirinto. Ne sanno scovare l’intimo rifugio. Mi stuzzico il clitoride, facendo sgorgare lava infuocata ed eccitata. “Vuoi sentire il mio orgasmo sulla lingua? Allora infilala e aspetta” Mi asseconda e mi tortura là dentro, lasciando le mie dita libere di darmi piacere. Sfregando il magico bottoncino esterno, fino all’estremo sussulto. La vibrazione è tale da farmi contorcere il bacino. Lo afferra e lo serra tra le mani, tenendomi immobile. Toglie la lingua, si alza e riempie quel vuoto di carne, tornata turgida e fremente, desiderosa di penetrarmi. Tutta. Mi afferra le mani, le porta sopra la mia testa e me le inchioda alla scrivania. Si ferma, mi fissa. Di nuovo quello sguardo duro ed emblematico di prima, mi scruta. Vuole afferrare l’espressione del mio piacere e togliermi quell’aria di irriverente intraprendenza. Gli stringo il bacino tra le gambe, tenendolo avvinghiato e saldo dentro di me. “Scopami con tutta la foga che la mia insolenza ti suscita”. Cerco di divincolarmi, per alzarmi e baciarlo, ma lui mi tiene ancorata alla scrivania. Mi sfida e mi deride, avvicinando il viso al mio per farsi baciare, per poi scostarlo bruscamente all’ultimo istante. “Niente smancerie, dolcezza. Ricordi ? Detto io le regole, qui” Mi abbandono, lasciandomi penetrare, ogni spinta è una sua dichiarazione di virilità. Lunghe penetrazioni lente, si alternano a brevi e secche. Sposto i piedi, puntando i talloni sulla scrivania. Ora posso inarcare la schiena e far strusciare il mio monte di venere su di lui, mentre affonda. Le sue mani mi lasciano libera per afferrare le mie natiche e tenerle sollevate, sento le dita lungo il solco. Affondano di nuovo della carne proibita. Ad ogni colpo di bacino, corrisponde una penetrazione anale. Sento calore divampare in tutte le direzioni, vorrei urlare, ma il mio corpo è troppo concentrato a darmi piacere. Riesco solo a mugugnare, tenendo le labbra chiuse. Resto sfinita da tanta potenza. Lui si sfila da me e voltandomi le spalle esce dalla stanza. Scendo dalla scrivania, guardo le tracce del nostro amplesso impresse sul vetro. Mi sento stordita. Le gambe sono molli e stentano a infilarsi le scarpe. Afferro la borsa e me ne vado. Non potevo trovare un professionista migliore, al quale affidare la mia causa. </strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"></div><div class="separator" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcNsjUMcZ4B3NoJ6P38jkg_U3wbpaawU0allRUz_E9osfEHHepAZX0U2OMHZ8XJ5H2l5xx9_1Oag9GLB8B_z2g2Nwqd2dGk_r-F2kmoC7VFmUDKjKTHL58fymhcPYuqoFblldj2ZwDv3Y/s1600/IMG_1981.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"></a></div>alice delle meravigliehttp://www.blogger.com/profile/02760640173035306281noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-6843648600396596528.post-89286370925000046672011-01-01T02:40:00.003+00:002011-01-21T15:43:39.938+00:00Indecente !<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7QYBJkRXVQFkkfZpUtvOVNaCJ2A3yzgN017rO4RBv-SD54OwTMUwYFK9sUtp_qlXl5eNiulsgKfjXXp3GM5uC1lnEvGKM0iYGkGAe7aS0vK6LrtHlJpABrG0R46-6U2O8PvI1f_15v48/s1600/Indecente.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; cssfloat: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" s5="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7QYBJkRXVQFkkfZpUtvOVNaCJ2A3yzgN017rO4RBv-SD54OwTMUwYFK9sUtp_qlXl5eNiulsgKfjXXp3GM5uC1lnEvGKM0iYGkGAe7aS0vK6LrtHlJpABrG0R46-6U2O8PvI1f_15v48/s320/Indecente.JPG" width="232" /></a></div><span style="font-family: Verdana; mso-bidi-font-family: "Courier New";"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>E' vero, tutto questo e' indecente! Rivelare le mie fantasie. Confessare i miei peccati e pubblicarli qui, alla mercè di tutti, corredati da foto a dir poco sconce, è indecente. Sono una donna indecente e rivendico il diritto di poterlo essere. Senza vergogna, ma con la complicità dell'anonimato voglio poter essere libera. Libera da preconcetti e stereotipi. Libera da vincoli e castrazioni. Libera di scandalizzarvi con i miei pensieri di femmina in calore, che non trova piacere maggiore che quello di essere desiderata, posseduta e scopata da un uomo.</strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Verdana; mso-bidi-font-family: "Courier New";"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Voglio concedermi il peccato peggiore: <personname productid="la LUSSURIA" w:st="on">la LUSSURIA</personname> e goderne appieno. Voglio potermi regalare momenti di piacere carnale, senza dovermi trattenere per paura del giudizio di coloro i quali pensano, vedono e vivono una vita fatta di rinunce dettate da scelte di comodo e da decisioni che non si possono più' ritrattare. Voglio essere libera di scopare chi voglio, quando voglio e come voglio. Voglio essere strumento del piacere di un uomo. Realizzare le mie perversioni, desideri e fantasie segrete. Se questo e' essere una donna indecente, allora si lo confesso. Sono un’indecente femmina esibizionista. Mettetemi alla gogna, chiamatemi come volete, marchiatemi con la lettera scarlatta o mandatemi al rogo. </strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Verdana; mso-bidi-font-family: "Courier New";"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Ma prima di farlo, guardatevi allo specchio e ditemi in tutta onestà, che non vorreste essere voi i prossimi protagonisti dei miei racconti.</strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Verdana; mso-bidi-font-family: "Courier New";"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Ditemi che non vorreste per una volta nella vostra vita, ritrovarvi con una femmina del mio calibro in un letto sfatto. Felici di aver realizzato i vostri desideri inconfessabili a mogli, compagne, amanti e madri.</strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Verdana; mso-bidi-font-family: "Courier New";"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Troppo comodo additarmi, chiamandomi con epiteti poco garbati. Se fossi un uomo mi invidiereste.</strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Verdana; mso-bidi-font-family: "Courier New";"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>Leggetemi, guardatemi e decidete se scagliare la prima pietra o se prendere il numero e mettervi in fila !</strong></span> </span></div>alice delle meravigliehttp://www.blogger.com/profile/02760640173035306281noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-6843648600396596528.post-58610605977909738702010-12-17T20:42:00.001+00:002011-01-21T15:41:29.255+00:00La chat<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9tJDnM2SRrC9MVBDlG8xBSXZv1L15IKYjngl8Hu5EZg4w3d2eN_Hh4IWBEUTaY0yzgaAKXvs-TReRjYoruOkBQBKIPP4DBqVfDF9Ai1ixq4Te190yo1SEgdxYP2-XiX7g-qnw6nMFC9E/s1600/La+chat.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" s5="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9tJDnM2SRrC9MVBDlG8xBSXZv1L15IKYjngl8Hu5EZg4w3d2eN_Hh4IWBEUTaY0yzgaAKXvs-TReRjYoruOkBQBKIPP4DBqVfDF9Ai1ixq4Te190yo1SEgdxYP2-XiX7g-qnw6nMFC9E/s320/La+chat.JPG" width="178" /></a></div><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Mi sono iscritta per gioco.</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Ne parlano tutti di queste chat dove ci si incontra.</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Perché questa ? E’ gratuita e facile da usare.</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Inizio a ricevere subito svariati messaggi di approccio.</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Dai più smaliziati, ai banalissimi, passando per quelli pratici: “Cerchi sesso?” </span></strong></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Insomma c’e' un po’ di tutto.</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Anche un tipo decisamente sfigatello che mi tampina ogni volta che accedo al sito. </span></strong></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Un tormento. Più lo ignoro, più insiste. Pressante, ma non oltraggioso. </span></strong></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Poi un pomeriggio di calma piatta in ufficio e in chat, mi decido a dargli udienza. </span></strong></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Accetto di chattare con lui.</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Si va subito al sodo, si parla di fantasie. </span></strong></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Raccontami la tua, che io ti dico la mia. </span></strong></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Mi scrive che vorrebbe che una donna entrasse nel suo ufficio, mentre sta lavorando, si facesse bendare e si lasciasse toccare da lui. Solo toccare. Nient’altro. </span></strong></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">La cosa mi incuriosisce. Gli dico che ci sto. </span></strong></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Lui crede che io stia scherzando. </span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Lo convinco che non è così, mi faccio dare l’indirizzo e gli dico che sarò da lui in trenta minuti. Esco dalla chat. Sono spavalda. L’ho preso in giro ! Che scemo, quello starà lì ad aspettarmi come un cretino pensando che io gli suonerò al citofono da un momento all’altro. I minuti passano e la mia concentrazione non torna. </span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">La mia testa non ne vuole sapere di lavorare. </span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">I<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>minuti passano e il mio respiro diventa sempre più affannato. </span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Il pensiero diventa, tormento. Perché no ? </span></strong></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Perché non dovrei andare ? Non lo saprà mai nessuno. </span></strong></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Nemmeno io saprò chi mi avrà posseduta. Non dovrò ricordare nulla. </span></strong></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Non avrò nulla di cui vergognarmi, nemmeno allo specchio. </span></strong></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Prendo la borsa, esco dall’ufficio “vado in banca”, dico e salgo in auto. </span></strong></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Mi tremano le gambe. Sono una stupida. Una vigliacca. </span></strong></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Ma là sotto tra le gambe un diavoletto mi ricorda quanta voglia abbia di farmi scopare. </span></strong></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Arrivo al citofono, suono, una voce maschile mi chiede chi è, rispondo con la parola d’ordine concordata. “primo piano, porta a destra” Sento il portone aprirsi. Ad ogni gradino mi dico che devo tornare indietro subito o sarà troppo tardi. Proseguo. Arrivo alla porta, aspetto, terrorizzata ed eccitata. </span></strong></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Lui apre, chiudo gli occhi, oltrepasso la soglia, sento la porta chiudersi dietro di me e una presenza. Un pezzo di stoffa<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>cala sui miei occhi, si stringe sul mio viso. Sento un ordine sussurrato all’orecchio: “ appoggia le mani sul muro davanti a te” </span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Obbedisco. “Allarga le gambe”.<span style="mso-spacerun: yes;"> P</span>rendo tempo. Allora sento una mano maschile alzami la gonna, spostarmi una gamba e infilarsi in mezzo. “Dio quanto sei bagnata” </span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">E’ vero, sono scandalosamente eccitata. Il mio liquido caldo oltrepassa le mutandine. </span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Sento le sue mani insinuarsi sotto la biancheria, mi aprono le natiche. Mi passa le dita là in mezzo. Mentre l’altra mano va a bagnarsi alla fonte del mio piacere.</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">“Ho paura. Non mi farai a pezzetti come nei telefilm, vero?”</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Mi sfila il tanga, solo quello, lasciandomi scarpe e gonna.</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">“Tranquilla non ti farò niente che tu non voglia. Mettiti sul divano” e mi guida verso qualcosa di morbido rivestito di stoffa.</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Mi inginocchio sul divano, dandogli le spalle. Lui dietro di me, continua toccarmi, strusciarsi, eccitandosi sempre di più. </span></strong></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">La paura di non sapere chi mi tocca mi eccita.</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Il mio sedere è lì esposto a lui, pronto ad essere posseduto. Mi piego in avanti, glielo offro.</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">“Hai un culo spettacolare, è ancora stretto, lo usi poco”</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Sento il suo affanno, la sua voglia di insudiciarmi. E poi la sua lingua ruvida, passare lungo l’incavo delle natiche. Arriva sul mio buco, quello dietro. Ci sosta, a lungo.</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Sento un dito farsi largo. Poi un altro. Mi piace. H</span></strong></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">o voglia di essere sodomizzata da uno sconosciuto. Voglio sentirmi riempita là dietro. Voglio sentirmi sporca e deflorata. </span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Siamo in luglio, fa caldo. E lì in quell’ufficio, faceva ancora più caldo.</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">“Aspetta” mi dice. E sento che si allontana.</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Quando torna, non mi sono mossa, sono rimasta sul divano, carponi, pronta ad essere posseduta.</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">“Hai<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>sete ?”<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>non riesco a parlare, deglutisco e faccio cenno di si.</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">“apri la bocca” sento qualcosa di freddo e duro appoggiarsi sulle mie labbra e dell’acqua scivolare nella bocca. E’ gelata. La sputo.</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">“Troppo fredda ? Adesso la scaldiamo”</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Sento la stessa cosa infilarsi tra le gambe. Ho una bottiglia di vetro nella fica.</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Dovrei sentirmi scandalizzata, invece…mi piace. </span></strong></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">La infila e la sfila, ripetutamente. Mi eccita. </span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">La toglie e me la porta alla bocca. </span></strong></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">La lecco e bevo. Lecco e bevo me.</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">E mentre lo faccio, sento le sue dita entrare nel mio sedere. </span></strong></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Stavolta sono di più. Le lascia lì ferme. E io mi sento il sangue scivolare via dalla testa. </span></strong></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Finalmente.</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">“anche il tuo culo ha bisogno di essere raffreddato”</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Mi toglie la bottiglia di bocca e le dita da là, contemporaneamente.</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Un attimo dopo sento il freddo, duro e liscio collo della bottiglia entrare in me.</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Caccio un urlo. “Zitta o ti sentono negli uffici accanto” e la sua mano mi tappa la bocca.</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Comincio a muovermi, la mia carne fa spazio a quella nuova cosa dura e fredda.</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">“ti piace eh?, dimmi che ti piace”</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Non parlo. Ho la sua mano che mi preme sulla bocca.</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Estrae la bottiglia e me la infila con forza, di nuovo. </span></strong></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Urlo più forte.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>“Ah, se ti piace”</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">La mia mano scende verso il clitoride, me lo massaggio, voglio godere. </span></strong></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Lui me la toglie. “no, tesoro qui il piacere te lo do solo io” e</span></strong></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;"> sostituisce le mie dita alle sue.</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Me le infila davanti, dove sono più bagnata e rovente. </span></strong></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Le estrae, fradice. Toglie anche la bottiglia. </span></strong></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">“alzati” e mi guida, mettendosi dietro di me, le mani sui miei fianchi.</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Avanzo con cautela, Urto con il bacino contro qualcosa. Mi fermo. Sento che è un tavolo.</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">“E’ la mia scrivania” dice, mentre con una mano, mi fa piegare in avanti la schiena.</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Sono in piedi, sdraiata a novanta gradi.</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Lui mi lecca il sedere. Sento la zip dei suoi pantaloni e il fruscio degli indumenti scendere. Mi infila un paio di dita frettolosamente, le intinge e le passa tra le natiche.</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">E’ il momento, lo so. Il mio respiro diventa affannoso. E questo lo eccita.</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Sento qualcosa di caldo e morbido appoggiarsi dietro. </span></strong></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Due dita umide entrano ed escono, un attimo di vuoto e poi… </span></strong></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Tutto in una volta. Dentro. </span></strong></span></span><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Sento la mia carne aprirsi a fatica alla sua.</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">E una sensazione di calore, fuggire via.</span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;"></span></strong></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-size: x-small;">Dalla bocca mi esce un urlo di piacere. “Si, qui puoi urlare quanto vuoi. Godi. E dimmi che ne vuoi ancora. “</span></strong></span></span></div>alice delle meravigliehttp://www.blogger.com/profile/02760640173035306281noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-6843648600396596528.post-60685135180653672682010-12-13T08:04:00.006+00:002011-01-21T15:38:32.910+00:00La porta sul retro<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-Tw3SlvW11ugaGNUsMGH8gRvPzn0WrPVrfAMyP_d5QwS6DEempwQNNIg-CD9P_DZXHfkv2HZpYv8I3LaNhWg6ekYv_MxVRnK0Y7wZCGERM20nm1ZSkh7inkBcJ9Tna2RK8JeGC4iVom4/s1600/la+porta+sul+retro.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; cssfloat: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong><img border="0" height="284" s5="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-Tw3SlvW11ugaGNUsMGH8gRvPzn0WrPVrfAMyP_d5QwS6DEempwQNNIg-CD9P_DZXHfkv2HZpYv8I3LaNhWg6ekYv_MxVRnK0Y7wZCGERM20nm1ZSkh7inkBcJ9Tna2RK8JeGC4iVom4/s320/la+porta+sul+retro.JPG" width="320" /></strong></span></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwR10fvQDDkSaFXeBp-QtWlrJXostuBMTRRinTiSl7he2o1s0YK_ZvRtq22bVSJ3gMlbfnFe9Z1b47rp12Je120N-0-_VuO-SnEC8FMtI_7bWPvIDAY0dlvcmDljWnOhfbhgoPa8B8BAs/s1600/La+porta+sul+retro.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; cssfloat: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong></strong></span></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgrLgqBgMyEGGLa-DJ4URyy2dvxkGcoz2g_gnQKAeTKPeu6yaxs5SLBVoFEDPC83mro49DuIDvyPLIhGqPYCl8UJjl75ZcGtfdPsme2lQ3DvVHMSiMl372xsilW6pC3QANn3S9qI0KDBpI/s1600/PICT0012.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; cssfloat: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong></strong></span></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>Avevo sempre rifiutato a tutti quella porta. Fidanzati più o meno ufficiali, amanti per una notte, fedeli trombamici. Insomma a tutti gli uomini coi quali avevo fatto sesso, avevo detto no, là dietro non si va. Non è cosa per voi, divieto di accesso. Qualche tentativo a dire il vero era stato fatto. Più per gratificare quelli più seri, quelli con i quali mi ero presa una sorta di impegno. Insomma era quella la mia vera prova d’amore. “Tesoro, ti amo così tanto che accetto che tu me lo metta là dietro!” .</strong></span></div><div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>Perché intendiamoci e diciamocelo una volta per tutte. E’ di questo che si </strong></span></div><div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>parla. Non è per provare un piacere sconosciuto alle donne che non hanno provato quella pratica. Solleticandole magari con leggendari orgasmi nemmeno paragonabili a quelli raggiunti in altri tradizionali posti. Non si tratta di diventare donne più complete, né di raggiungere una vera intesa con il proprio partner. No, si tratta semplicemente di accettare di essere totalmente possedute da un uomo. Dopo il cuore (per i romantici), la testa e la vagina….volete anche l’ultimo posto che può essere di nostro esclusivo dominio. Quello ! E risparmiatemi i commenti a smentita di queste righe, la mia risposta sarà sempre: “se come dici tu mi piacerà così tanto, perché prima non lo provi ? In fondo la sodomia è stata inventata dagli uomini PER gli uomini.”<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Ecco quindi spiegato perché c’ho messo parecchi anni prima di dirmi: va bene hai provato e sperimentato molto del sesso, forse è venuto il momento di passare all’esplorazione di quel mondo. Visti i drammatici risultati dei tentativi precedenti, ho deciso di documentarmi a fondo sull’argomento. E direi con altrettanti scarsi epiloghi. Quello che si trova sul web è esclusivamente il punto di vista maschile della cosa ed è pure falsato dalla visione pornografica del metodo. Insomma, non avevo nessuna voglia di venire brutalmente massacrata dal suo desiderio di replicare quanto fatto dal famoso attore porno, nella scena di quel film. Per fortuna in quel periodo frequentavo un amico in gamba, uno di quelli col quale si era instaurata una certa complicità. Ovviamente dalla seconda volta che c’eravamo scambiati i nostri reciproci liquidi corporei, aveva proposto di entrare da quel varco ottenendo la mia solita risposta, non se ne parla. Ma qualche volta dopo mi sono dimostrata più disponibile ad avvicinarmi all’idea, lasciando che cominciasse a giocare con quel lato di me. Non mi scostavo più, se nei nostri giochi la sua mano scivolava nel mio sedere. Lasciavo che qualche carezza diventasse più intima, fino a sentire qualcosa entrare nella mia carne proibita. Un suo dito, la sua lingua e poi di nuovo le sue dita che diventavano più d’una.</strong></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>Avevo deciso che sarebbe stato lui il primo e gli avevo confessato i miei timori. Il dolore, prima di tutto, che per me è l’antitesi del piacere. E poi l’imbarazzo, insomma quello è un posto destinato ad altro e quell’ “altro” non è nulla di igienico, né di profumato. </strong></span></div><div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>Così le volte successive avevamo cominciato a coinvolgere nei nostri giochi, anche quella parte del mio corpo che lentamente si preparava a diventare un punto focale dei nostri futuri incontri. Mai in modo irruento e con grande pazienza, ascoltando il mio corpo, capendo quando era il caso di affondare e quando invece di ritirare, avevamo raggiunto un ottimo grado di fiducia e di dilatazione. Entrambi necessari a preparare una perfetta prima volta, basata sul senso di rilassamento di chi si offre all’altro. Cioè me ! Che dovevo essere sicura di potermi tirare indietro qualora qualcosa non funzionasse per il verso giusto. Perché dal momento che il contatto visivo è impossibilitato dalla posizione più consona, è proprio il caso di dire che ci si deve fidare ciecamente del proprio partner.</strong></span></div><div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>Fu così che un pomeriggio, il mio amico venne a prendere un caffè da me e dopo aver ripassato alcune delle più classiche posizioni, mi ritrovai in piedi piegata sul tavolo della cucina, con lui che là dietro si prendeva cura della mia porta sul retro. Baciandola, leccandola, facendo entrare le sue dita, prima davanti inumidendole di me, poi portando il mio nettare nel nuovo luogo di divertimento<span style="color: red;">. </span>Con quelle sue magiche dita aveva già fatto urlare di piacere clitoride e vagina ed ora mi stavano là dentro e le usava in un modo nuovo. Meno delicato del solito. Le faceva entrare ed uscire velocemente, facendole affondare ogni volta di più. E ad ogni colpo, una sensazione di calore maggiore, dal mio ventre scendeva verso le caviglie, attraversando le gambe. Era una scossa di adrenalina, che ritmicamente mi faceva sciogliere le ginocchia. Una nuova sensazione di abbandono, si stava formando nella mia testa, Desideravo che quella scarica di piacere diventasse più potente, tanto da stordirmi. Così gli presi il pene<span style="color: red;"> </span>glielo strinsi e lo appoggiai sull’incavo del mio sedere e con entrambe le mani gli afferrai i fianchi, spingendoli verso di me. Lui si scostò, non era sicuro di aver capito cosa volessi. Me lo chiese: “sei sicura?” <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Smettila di parlare e fallo, prima che cambi idea. Volevo sentire ancora quel diverso calore di piacere, scivolare via da me, strisciando lungo le cosce. Lui mi aprì bene la fessura, me lo puntò e io mi preparai a sentirlo dentro di me. Sentii della nuova carne aprirsi alla sua. Un senso di invasione mi pervase, ma subito dopo quella scarica tornò ed era eccitante. Lui rimase con solo la punta dentro di me, non fece altro. Cominciai io a muovermi, facendolo entrare ed uscire, un po’ alla volta. Lentamente. Dando tempo alla mia carne di adattarsi a lui. Finche non fu tutto dentro di me. Il calore quadruplicò e la scarica elettrica mi fece intorpidire i piedi. Cacciai un urlo. Piacere, misto a dolore, sollievo e sorpresa. Avevo fatto entrare un uomo in me da un posto nuovo e il piacere che sentivo non era il solito che ormai avevo imparato a conoscere e riconoscere. Era una sensazione diversa e andava verso il basso, portando con sé timori e negazioni. Potevo finalmente farmi possedere da un uomo, senza per questo sentirmi svilita o umiliata. Avevo comunque il controllo di me ed anzi potevo decidere di provare un nuovo tipo di piacere. Tre a uno per me! Clitorideo, vaginale ed ora anche anale. </strong></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>Contro l'insignificante, maschile fugace spruzzetto. </strong></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>Il resto come si dice, è storia !</strong></span></div>alice delle meravigliehttp://www.blogger.com/profile/02760640173035306281noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-6843648600396596528.post-17355793821418909702010-12-09T16:10:00.004+00:002011-01-21T15:24:53.606+00:00Il maestro della tortura<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZA06f3vij3cdNsjfL-eDuJ0iyUTLeiQGwd6p_TQBcNnakbNgi4Aj8WL2Ya3rE_CMiTopJzow4kJx9JhCV1HqHL8xyg5DiyEXsQTF8fTJii3uOjM8IiKbqmBsuaHRBdkFBCjSAceFeVnI/s1600/il+maestro+della+tortura.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" s5="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZA06f3vij3cdNsjfL-eDuJ0iyUTLeiQGwd6p_TQBcNnakbNgi4Aj8WL2Ya3rE_CMiTopJzow4kJx9JhCV1HqHL8xyg5DiyEXsQTF8fTJii3uOjM8IiKbqmBsuaHRBdkFBCjSAceFeVnI/s320/il+maestro+della+tortura.jpg" width="300" /></a></div><span style="font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Ho sempre avuto una passione per Hemingway.</strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Il classico uomo d’altri tempi, quello del quale hanno buttato lo stampo.</strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Quel cocciuto, maschilista, geniale uomo col quale avrei voluto cenare una sera d’estate di luna piena, in un bistro a Parigi.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Ci sarei finita a letto o gli avrei dato uno schiaffo ? Forse entrambi, ma non in quest’ordine.</strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Poi un giorno decido di accettare un invito, prendo il<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>treno e torno a Milano. E’ Natale, fa freddo, piove. Ma alla stazione è venuto a prendermi lui, Ernest. La sua quintessenza o forse la sua reincarnazione. Passo deciso, sguardo di chi del mondo e delle donne ha visto molto e forse tutto. Mi sembra di avere una parte da recitare di un copione già scritto, lui dirige. Il percorso, le destinazioni, gli argomenti. La sicurezza sconfina nella spocchia. Ma per ora va bene. Con tutta la mancanza di decisione e di intrapprendenza maschile patita in queste ultime settimane, mi ci vuole una dose del buon vecchio machismo.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Vediamo quanto sa essere maschio lui e saprò ricompensarlo con tutta la femmina che sono.</strong></span></span></span></div><div class="MsoBodyText" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>Quattro passi dividendo l’ombrello, sotto le luci natalizie. Il pranzo veloce in un posto qualunque. Sono imbacuccata di lana e indosso indumenti per nulla sexy. Non mi ci sento. Non posso esserlo nei cinque gradi di quest’aria invernale. Lui ha già fatto le sue mosse, vecchio stile. Elegante, deciso, mai volgare. Le ho tutte respinte al mittente e la tensione sta per evaporare, raffreddata in un freddo e piovoso pomeriggio che sta andando a concludersi in un nulla di fatto. Un passo dopo l’altro ci stiamo avvicinando alla certezza di un momento erotico svanito e certamente rimpianto nei giorni successivi. Un profumo intenso solletica il mio naso, mi ha seguita dalla stazione. Si mischia ad altri odori, svanisce e poi torna a cercarmi. Mi invade, solleticando il naso, si intrufola in me, facendo ribollire prima il sangue poi il mio nettare. Non gli avevo dato importanza, prima di essermi trovata un gradino sopra al suo collo sulle scale ed aver capito che quello è il suo odore. Mi aveva già conquistata, prima ancora di parlare. E né io né lui lo sapevamo. La nostra pelle, si. Ora volevo toccare la sua, sentirne la grana sotto le dita. Sarà calda, ruvida o liscia. Sarà velluto o lino. Troppa gente ci cammina intorno, mentre la mia voglia ribolle. I pensieri diventano univoci. E quell’odore mi fa sgorgare l’eccitazione tra le gambe. Un cancello si apre e un androne si offre a noi. Decido che lì lo asseggerò. Lui ridere della mia necessità divenuta impellente. Non vuole cedere le redini di questo gioco, si concede appena. Mi lascia intrufolare una mano tra le sue gambe, solo per farmi capire che questo non è bastato a farlo eccitare. Deride il mio esame di riparazione fallito, lasciandomi arrogantemente offesa dal suo rifiuto. Solo così, spoglia della veste di seduttrice, decide di tornare da me. Mi guarda, prende la mia mano, la guida tra le mie cosce, intinge le nostre dita in me e se le porta alla lingua. Poi mi bacia, facendo mischiare i nostri sapori. “Così è come se avessimo scopato, per oggi può bastare”. Resto lì immobile e sfinita: iniziata dal maestro, alla tortura dell’attesa.</strong></span></div>alice delle meravigliehttp://www.blogger.com/profile/02760640173035306281noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6843648600396596528.post-36939986543684579432010-12-06T17:19:00.007+00:002011-01-21T15:21:59.488+00:00Il fioraio<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div class="MsoBodyText" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFge9CqVP0VKSBjFSyQ-3CGSnmEJY2VM3d-bwBP5wUabEohg3uJvXeErD2xy012t7AUWw81mI2vP88iSTH26TsDhICnDOTiVDBiF1vbfU6NH3C9V0jmba0goUTLhbtFGgZlYeYznrYZXM/s1600/Il+fioraio.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; cssfloat: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" s5="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFge9CqVP0VKSBjFSyQ-3CGSnmEJY2VM3d-bwBP5wUabEohg3uJvXeErD2xy012t7AUWw81mI2vP88iSTH26TsDhICnDOTiVDBiF1vbfU6NH3C9V0jmba0goUTLhbtFGgZlYeYznrYZXM/s320/Il+fioraio.JPG" width="270" /></a></div><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>Dopo mesi di tira e molla ho accettato la sua proposta. Mi stava chiedendo di uscire da troppo tempo e troppo insistentemente. Era stato paziente e premuroso, ma sentivo che stava per abbandonare il gioco. Un uomo non si può lasciare per troppo tempo senza l’illusione della preda.</strong></span></div><div class="MsoBodyText" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>Avevo deciso di invitarlo da me, cucinare per lui e di concedergli anche quello a cui più aspirava. Il mio personalissimo dolce, fatto di nettare e carne di donna.</strong></span></div></div><div class="MsoBodyText" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>Sistemata la casa, passo a preparare me. Doccia, una veloce passata di rasoio ovunque, giusto per togliere qualche traccia di ricrescita e rendermi più liscia ed appetitosa. Crema per vellutare e idratare la pelle. Smalto per abbellire i miei piedini di fata. Piastra nei capelli, profumo nel collo, rossetto alle labbra. Pronta. Accendo il forno, controllo che le vaschette della rosticceria siano di alluminio e non di plastica e do un’ultima occhiata in giro. Fiori ! Mancano dei fiori in questa stanza. Magari li porterà lui. Si, come no ? Da quando gli uomini sono tornati ad essere romantici ? Porterà del vino, pensando di dovermi ubriacare per riuscire a portarmi a letto ! E io invece, ho bisogno di fiori. Ho voglia di essere inebriata dal profumo dei lilium mentre lo sedurrò. Che ore sono ? Dicianove e quindici, a lui ho detto per le venti, ce la posso fare. Il fioraio è qui vicino. Salgo in auto, in due minuti sono davanti al negozio. Le luci si sono appena spente e la serranda sta scendendo. Mi catapulto fuori dallo sportello, corro all’entrata cercando di non slogarmi una caviglia, con quei tacchi.</strong></span></div><div class="MsoBodyText" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>Ormai giusto quelli si possono vedere dall’interno del negozio. Ma funzionano ! La serranda si ferma e torna su. Vedo il mio fioraio sbirciare da sotto. Mi sorride e apre la porta. “Sapevo che eri tu ! Con quelle scarpe e a quest’ora, chi altro poteva essere ?” Mi imbrioncio, come una scolaretta ripresa dal bidello. Poi lo guardo e sbattendo le ciglia gli chiedo se mi può dare qualche lilium. Mi risponde indispettito che non ne ha più. Non a quest’ora e non per me. Perché non per me ? “Perché tu vieni qui sfoggiando i vestiti più corti e le scarpe più alte, mi racconti le tue avventure senza tralasciare i dettagli dei dopo cena, mi lanci occhiate da gatta e poi con i fiori in mano te ne vai. Lasciandomi qui a pensare a cosa ne farai di quei fiori e di quei vestiti. Non hai mai pensato che sono un uomo anch’io?”. Però che coraggio, per un mocciosetto di vent’anni. E’ arrossito vistosamente, mentre me lo diceva. Ma la voce l’ha mantenuta ferma. Non un’esitazione. Ok, uomo ! E cosa vorresti da me, che sono una donna ? Lo interrogo come una sfinge, con aria da sfida a poker. Vediamo se ha il coraggio di venire a vedere che carte ho. “Vorrei vedere cosa indossi sotto a quei vestiti” L’audacia dei ragazzini appena cresciuti, con nulla da perdere e molto da guadagnare. Ci penso un attimo, sorrido impettita. Alzo un sopraciglio, appoggio la borsa accanto alla cassa e sbottono il cappotto. Tre bottoni, uno ad uno, lentamente. Lui deglutisce, ma resta fermo. Lo lascio cadere a terra. Sotto è rimasto un vestitino nero in maglia e le autoreggenti nere, con la riga dietro. Tocca a te, gli dico. Vediamo se ha il coraggio. Fa un passo avanti, io uno indietro. Le mie spalle trovano il bancone. Mi devo fermare. Lui esita. Io rido, sonoramente. Sapevo che non ne avevi le palle, ragazzino. Rilancio, accovacciandomi davanti a lui, per raccogliere il cappotto. Scendo con il viso rivolto a lui, lungo tutto il suo corpo e nel farlo, faccio strusciare il mio seno sul suo fianco. Qualcosa si agita tra le sue cosce. Il serpentello ha preso vita ! </strong></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>Non posso trattenere un sorrisetto compiaciuto. Ho vinto anche stavolta. Afferro la borsa. Gli volto le spalle e mi dirigo verso la porta. Sento dei passi dietro a me, si sta allontanado. Poveretto. Deve vergognarsi come un bambino umiliato alla lavagna dalla maestra per la quale aveva una cotta. Poso la mano sulla maniglia, ma vengo bloccata da un rumore. E’ la serranda. Si sta abbassando ! Mi giro, indignata ! Che succede ? Mi vuoi fare i dispetti e lasciarmi qui al buio ? Cresci, moccioso. E fammi uscire. “No, tu da qui non te ne vai finchè non mi avrai fatto sentire come un uomo dopo aver scopato una donna come te” Mi si secca la gola. Resto di pietra. Provo solo a dire, mi aspettano a casa. “Tu a casa non ci torni tanto presto, fidati. Vieni qui e torna a strusciarti. Ricominciamo da lì.” Soltanto dopo un paio d’ore trascorse tra il profumo dei fiori che si mischiavano agli odori dei nostri corpi, è stato sazio di me. Dopo avermi conosciuta, perlustrata e penetrata in ogni luogo, con ogni sua parte, a lungo e con la virilità che appartiene solo ad un giovane affamato. </strong></span></div><div class="MsoBodyText" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><br />
</div><span style="font-family: "Times New Roman"; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><strong>Quel poveretto fuori da casa mia, invece è rimasto a pancia vuota e bocca asciutta ancora per molto, molto tempo !</strong></span></span>alice delle meravigliehttp://www.blogger.com/profile/02760640173035306281noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-6843648600396596528.post-23157561661819296072010-12-01T23:10:00.005+00:002011-01-21T15:19:14.029+00:00La Convention<div class="separator" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; clear: both; text-align: center;"></div><div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfW677gD4MLocQpww4G1xEiGktl-zRtIiPMXXXjfvzkeoMWMYyRGbxAWH4tFKzD-4G4rhDOGr3-2MMWPIuhtGwz0-Lmc3mfn_rYcQrre7Gjs7NXBarc2PqK5uhsROBkgYfK4K3Rsc26kQ/s1600/La+convention.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" s5="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfW677gD4MLocQpww4G1xEiGktl-zRtIiPMXXXjfvzkeoMWMYyRGbxAWH4tFKzD-4G4rhDOGr3-2MMWPIuhtGwz0-Lmc3mfn_rYcQrre7Gjs7NXBarc2PqK5uhsROBkgYfK4K3Rsc26kQ/s320/La+convention.JPG" width="320" /></a></div><span style="font-family: Verdana;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Stasera non ho voglia di andare a quella convention.</strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Verdana;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Ci saranno le solite facce. Uomini attempati e grassi, accompagnati da mogli imbellettate con pellicce che puzzano di naftalina.</strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Verdana;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Facce tirate dal botulino e dalla circostanza e me che di quel mondo non faccio parte. E’ il mio lavoro, presiedere e sorridere, ascoltando distrattamente discorsi inutilmente pomposi. Direi che è la parte più noiosa.</strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Verdana;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Solito abitino nero, mai scollato. Mai eccessivamente corto. Insomma nulla di appariscente e che possa attirare gli sguardi acidi e invidiosi delle mogli dei pezzi grossi, che non vanno distratti. Ma mantenuti nel torpore dell’opulenza.</strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Verdana;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Stasera però mi va di indossare qualcosa di sexy. E’ tempo che porti a spasso quelle scarpe, acquistate nel negozio di vestiario hard. Parigine, bianche e nere, in vernice. Tacco dodici, stringhe in raso nero. Uno schianto ! Arrivo in ritardo, opportunamente. Sfilo lungo tutto il corridoio centrale, sedie occupate a destra e a sinistra. Solo la prima fila libera, come a scuola. Prendo posto, mi guardo intorno. Ho attirato la giusta attenzione. Lancio un’occhiata a chi mi sta di fronte. Un ometto buffo e grigio è il relatore e si riempie la bocca di frasi ad effetto, sicuramente non sue. Ci propina il solito piatto forte del menù: aria fritta. Due discepoli, gli siedono accanto. Anche per stasera nulla di interessante. Chi ci sperava ? Poi dalla porta laterale entrano due occhi che mi si incollano addosso. Non mi lasciano il tempo di distogliere lo sguardo. Mi squadrano, prendono le misure. Io ricambio. Nella mia mente si insinua un pensiero: “chissà come ci starà dentro di me” . Lui lo legge, ne sono sicura. Deve essere passato in sovraimpressione nel mio decoltè, perché da lì non si smuovono i suoi occhi.</strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Verdana;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Si siete due sedie più in là. Prende il telefono, finge di metterlo in silenzioso e scatta una foto alle scarpe. Gli sorrido. Scavallo le gambe, lentamente. Gli faccio ascoltare il fruscio delle mie calze, lo voglio ipnotizzare come farebbe un serpente a sonagli. Senti le mie gambe ? Che si aprono e si chiudono? Ascoltale. Bramale. Prendile. E infilaci dentro quello che vuoi.</strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Verdana;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>L’interminabile serie di banalità finisce, dopo qualche decina di minuti. Passati a lanciarci occhiate di intesa. Tutti a cena. La mandria affamata esce dalla sala. Io rientro, a luci ormai spente, per prendere la sciarpa appositamente dimenticata. Lo trovo lì seduto al buio, che mi aspetta. “Sapevo che saresti tornata “ , come facevi a saperlo ? “quelle scarpe non sono per donne qualunque” , sorrido, ha ragione. </strong></span></span></span><span style="font-family: Verdana;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Mi inginocchio davanti a lui, glielo tiro fuori. E lo assaggio. Lui si lascia fare, ma non per molto. “Tesoro, rallenta o il gioco sarò troppo breve per far felici entrambi” Ho voglia di lui. Di essere penetrata e subito. Mi alzo, accorcio il tubino e mi siedo sopra di lui. Crede che io sia il suo giocattolo, ma non sa che lui è il mio. Si intravedono le autoreggenti. La mia mano lo cerca, lo trova, scosta la brasiliana e lo infila nel posto giusto. Ora è dentro di me. Al caldo e nel mio umido. Comincio a farlo scivolare, dentro e fuori. Lentamente, profondamente. Ho il controllo, dirigo io i giochi. Lui deve solo partecipare. “Hey, la fai fare qualcosina anche a me?” Gli metto una mano sulla bocca. Resto in silenzio. No, non hai capito. Io sto montando te, non il contrario. Tu sei lo stallone e io la cavallerizza. Continuo a muovermi, alla ricerca del mio piacere, incurante del suo. Spero soltanto che resista qualche altro minuto ancora. Il mio bacino rotea, struscia, si alza e si abbassa, fino a che…il mio calore divampa. L’orgasmo è arrivato. Lui sta per scoppiare, lo vedo dalla faccia. Non ne può più di trattenersi. Mi alzo, mi tolgo e lui resta lì, stupito. “Che fai, torna giù, o almeno prendimelo in bocca”. Sono già a due passi da lui, in direzione della porta. Mi volto e gli dico: “Spiacente, ho fretta. I cinquanta euro te li lascio qui fuori. E’ stato bello. Alla prossima”<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></strong></span></span></span></div><div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Verdana;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Che soddisfazione scoparsi un uomo e lasciarlo lì con i pantaloni calati!</strong></span></span></span></div>alice delle meravigliehttp://www.blogger.com/profile/02760640173035306281noreply@blogger.com4