E’ passato un sacco di tempo, dalle superiori. Mi chiedo come saranno i miei vecchi compagni. Per fortuna c’è facebook, facilita la ricerca. Trovo un po’ di tutto. Le tipe più fighette si sono sformate con i figli. I brillantoni si sono attempati e ingrigiti. Quelli normali, sono rimasti normali. Becco anche quello che era cotto di me, un po’ più degli altri. Mi adorava in silenzio, con quel fare di chi sa che tanto io non lo avrei mai guardato, era troppo piccolo per me. Anche se ero sua coetanea, io mi divertivo a fare la lolita che provocava il professore di informatica, cacciandomi pure nei guai e finendo a rischio di espulsione. Scopro pure che ora lavora per conto suo e sistema i computer.
Gli scrivo che sarebbe stato carino bere un caffè per rivedersi e che avrei proprio bisogno di un mago informatico per far ripartire un vecchio portatile nel quale ci sono foto alle quali tengo. Risponde subito. E mi da appuntamento al giorno successivo. Quando ci vediamo stento a riconoscerlo, si è fatto uomo. Si illumina vedendomi sicuramente più matura, ma sempre in forma. “Che gran bella donna !” e mi strappa un sorriso malizioso. Mi racconta un po’ di lui. Solita storia. Sposato giovane, sfornati un paio di figli in fretta, ora passa gran parte della giornata al lavoro per mantenerli. Con la moglie più nulla da dirsi. Una vita già conclusa, in pratica più niente da conquistare. Eccetto me, che rimango il suo più grande rimpianto. Mi guarda fisso nella scollatura e arrossisce come i vecchi tempi. Decido in quell’istante che un fan di lunga data come lui, si merita una ricompensa. Vado in bagno, porto la borsa con me. Dalla taschina tiro fuori un preservativo e lo tengo nel palmo della mano. Esco vado verso il tavolo e senza sedermi, gli dico che devo andare, ma che gli lascio il mio portatile da sistemare. Lui si alza per salutarmi e gli allungo la mano. Rimane un po’ sbigottito, si aspettava magari un abbraccio, ma mi asseconda. Prende la mia mano e stringendola sente quel tondino ricoperto dalla carta frastagliata. L’inconfondibile forma di un preservativo. Mi sorride impacciato. “Questa sarà la tua ricompensa quando me lo riporterai aggiustato”. Un uomo ha sempre bisogno di un incentivo per raggiungere la meta. E infatti due giorni dopo manda un messaggio avvisandomi che è tutto a posto e chiedendomi dove incontrarci per la consegna. Non fa cenno alla mia proposta e questo gli da diritto ad un ulteriore bonus. Gli chiedo quindi di portarmelo a casa, fornendogli l’indirizzo. Lo ricordavo giovane, ma non stupido, quindi non si lascia scappare questa occasione. Mi scrive che passerà dopo cena, prima non ce la fa proprio. Il campanello, lo scatto del cancello che si apre, una scala e un pianerottolo. Tre porte, quella a sinistra ha le chiavi sulla toppa e un post-it con scritto: ENTRA E SEGUI LE ISTRUZIONI .
Chiusa la porta, si ritrova nel mio salotto buio, molte candele e una lampada sopra ad un tavolo. Sotto la luce un biglietto:
“Stasera realizzeremo il tuo sogno e una mia fantasia. Vuoi giocare con me ? Ho sempre desiderato essere l’oggetto del piacere di uno sconosciuto in casa mia. Segui le candele, ti porteranno da me. Mi troverai pronta, come mai hai sognato di potermi vedere, a tua completa disposizione. Non ti negherò nulla. Soddisferò ogni tuo piacere. Ma sarò bendata e tu non dovrai parlare. Dovrai farmi capire quello che vuoi in altri modi.”
Una scala porta alla mia camera, su ogni gradino una candela, alla fine una porta e un altro post-it “Benvenuto nel mio mondo, sei pronto ?”. Per non essere distratta da una sua debolezza, ho messo i tappi alle orecchie. Una mascherina negli occhi, una camicia da notte trasparente, nera, lunga fino alle caviglie, scollata dietro, spacco profondo laterale, un paio di calze autoreggenti e le mie scarpe nere, tacco dodici, con la suola rossa. Niente intimo. Lo aspetto seduta sul letto, gambe accavallate, mani dietro, appoggiate sul materasso. Non posso sapere se ha aperto la porta. E questo mi fa eccitare. Il pensiero di lui che mi guarda, scrutando la situazione, pensando da che parte cominciare con me, fa uscire il mio nettare dalle gambe, trapassando la trama inconsistente della veste e bagnando le lenzuola. Ho pensato a tutto, preparando ogni cosa possa servire sul comodino. Dell’acqua, due bicchieri, in un terzo anche dei cubetti di ghiaccio, preservativi, olio da massaggi e giochini vari da adulti. Non so quantificare quanto tempo sia passato da che è suonato il campanello. Comincio a pensare che se ne sia andato, sopraffatto da tanta mia intraprendenza. Invece sento la mano gelida di uomo, accarezzarmi la guancia. Mi sfiora il viso, passa sotto al mento e con la pressione dei polpastrelli di due dita, fa segno di alzarmi. Sorrido, lo assecondo. Mi alzo, la mano passa dietro alla nuca, le sue dita tra i miei capelli, abbandono la testa indietro e in quell’istante mi bacia. Un bacio asciutto. Labbra premute sulle mie. Sono io a socchiuderle e a bagnare le sue con la lingua. Un istante di pausa, per farsi coraggio, per convincersi che sia tutto vero. Che la mia lingua gli abbia dato il permesso di entrare in me, da dove più gli piace. Da quel momento, sono sua, con un impeto e un’impudenza tale da farmi temere. La sua foga è giustificata da dieci anni di attesa, di sogni erotici e chissà quanti momenti solitari in bagno. Il suo desiderio avverato è lì davanti a lui e con quella lingua l’ho autorizzato a sfogare sul mio corpo pulsioni a lungo trattenute.
Fa scivolare la sottoveste lungo i fianchi, perlustra tutta la mia pelle con le mani, afferrando i seni e stringendoli, fino a farmi male, non riesce a trattenersi. Mi caccia una mano tra le gambe, sentendomi bagnata. Se la lascia inondare, la sfrega lungo le mie cosce, mentre l’altra passa dietro, scende lungo la schiena, prendendomi una natica e stringendola con la stessa foga con la quale aveva stretto il seno. La lascia e un istante dopo sento che la schiaffeggia. Sono preoccupata, penso che forse ho esagerato e che ho dato carta bianca ad un maniaco. La gente cambia con il tempo, oddio. Che stupida che sono stata. Sento che mi stringe le spalle, spingendomi in basso, mi fa inginocchiare. Mentre scendo, accarezzo i suoi fianchi, è ancora vestito. Gli slaccio la cintura, sbottono i jeans, faccio scivolare i boxer e lo assaggio. La mia lingua lo lecca da cima a fondo, solo con la punta e con una mano lo afferro. L’altra è sotto. Lo prendo in bocca, non tutto, non ce la faccio. E mentre con le labbra lo stringo, con la lingua lo faccio impazzire. Il solito lavoretto in cui so di essere brava. Lo dovrei calmare, per un po’. Spero. Mi dedico a lui, al suo piacere, che non posso sentire con le orecchie, ma che sento ingrossarsi in bocca. Mi stringe la nuca e la testa, comunicandomi quanto si stia trattenendo. Sta cercando di resistere, ma non ce la fa a lungo. La mia lingua sta cesellando la sua punta, senza dargli tregua. In pochi istanti vengo inondata da lui. Un caldo, viscoso, getto di lui, dentro me. Non ne perdo una goccia. Lo ingoio. So che questo fa impazzire gli uomini. Meno le donne, ma non per pudicizia o schifo. Semplicemente per la consistenza di quel liquido, che non è facile da inghiottire. Ecco perché ho preparato l’acqua. Gli dico di versarmene un po’. Lui esita qualche istante, credo si stia riprendendo. Poi mi lascia lì inginocchiata e si allontana. Mi alzo, sono in camera mia, so muovermi anche bendata. Mi siedo sul letto e aspetto. Fremente di attesa. Cosa farà adesso? Gli sarà bastato ? Se ne sarà andato così? Sento le sue dita passare sulla mia bocca, me la fa aprire, ci appoggia un bicchiere. Bevo. Appena il tempo di inghiottire, che la sua lingua mi penetra. Mi bacia, con foga. Non si è ancora placato. Mi afferra un seno, di nuovo con forza e con l’altra mano scende. Mi schiude le altre labbra. Ci ficca due dita, le toglie e le infila ripetutamente. La cosa non mi fa impazzire, è la situazione che mi eccita. Sentire l’impeto dello sfogo represso di un uomo che per anni mi ha desiderata, mi eccita. Per il resto non se la sta cavando granchè bene. Comincio a pensare che abbia fatto sesso solo con sua moglie. E che abbia imparato quello che mi sta facendo dai porno. Video insulsi fatti dagli uomini, per gli uomini. Dove contano misure e durata maschile, non l’appagamento femminile. Continua per qualche minuto, gli do corda e lo assecondo con qualche gemito qua e là. Poi si ferma, mi fa alzare e sdraiare sul letto, a pancia sotto. So già dove vuole arrivare. Ma non ho nessuna intenzione di concederglielo. Se tanto mi da tanto, lo farà male e mi farà male. Non esiste. Comincia a leccarmi tra le natiche, è incontenibile. Mi allarga le gambe, senza riserve ci infila la lingua e qualche dita. Sento che la cosa lo fa impazzire, perché si muove forsennatamente. Vorrei dirgli di smetterla, ma non ci riesco, mi sento così eccitata da tanta foga. Riesco solo a sussurrare “preservativo” e a indicargli il comodino dove li avevo messi in vista. Si allontana da me, ne approfitto per mettermi più comoda. Sarà meglio che ci pensi io, visto che lui di sicuro avrà fretta. Mi alzo e mi chino in avanti offrendogli lo spettacolo migliore che può immaginare. Non aspetto molto, due mani afferrano il mio bacino, una lingua mi inumidisce e una punta morbida tenta di infilarsi. Si aiuta con le dita, mi allarga, ce le infila, ma il suo pene, no. Non ce la fa. Sento che ad ogni tentativo le cose si ammosciano ulteriormente. Capisco che devo farlo desistere e convincerlo a cambiare rotta. Allungo una mano, glielo prendo, lo massaggio un po’ , fino a sentire che sta riprendendo quota. Mi piego in avanti e lo porto all’imbocco della mia vagina. Ecco, accomodati è tutta tua. Lui entra e si inturgidisce all’istante. Comincia a spingere violentemente, fino a spostare il letto. Deve dimostrarmi di essere un uomo e riprendersi dalla figura di prima. Mi tiene una mano sulla spalla, per non farmi divincolare e con l’altra mi schiaffeggia il sedere, ogni tanto. Sono tramortita da tanto impeto e da tanto fiato. Continua per un bel po’, senza cambiare ritmo o posizione. Mi sta semplicemente stantuffando. Quando si ferma, capisco che è venuto. Al mio piacere non ho pensato. E come potevo ? Lui si allontana. Io mi alzo. Poi sento una mano sulla nuca, mi accarezza e mi toglie un tappo dall’orecchio. Una voce famigliare mi dice: “La prossima volta, voglio tutto. Hai scritto che non mi neghi nulla.” E se ne va. Una seconda chance non si nega a nessuno, per carità…ma non credo andrà meglio.
Bello, complimenti. Peccato non avere fatto le scuole insieme.
RispondiEliminaBeh...ci sono sempre le serali, no?
RispondiEliminaGiusto.... sei simpatica
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