La parte più erotica del mio corpo è il CERVELLO. Senza, sarei soltanto un pezzo di carne sui tacchi.

I miei racconti

27 novembre 2010

Il Porco ha una sorpresa per me !

Stavolta io e il Porco abbiamo voluto concederci una breve vacanza.
Tre giorni, in un posto lontano dalla vita reale di entrambi.
Niente alberghi, servizio in camera, occhi e orecchie indiscrete.
Ma un piccolo appartamento in un borgo medievale dimenticato dalla modernità.
Mura spesse di pietra. Silenzio assoluto oltre alla vista mozzafiato sulla campagna attorno. Quasi nessuna auto, quasi nessun abitante.
Il primo giorno e la prima notte scorrono veloci, in complici giochi erotici.
Ma nella giornata successiva, il Porco riceve una telefonata che gli fa accendere una strana luce negli occhi. Penso ad un’amichetta che magari vorrà raggiungere dopo di me, sempre che ne abbia ancora il fiato ! La prendo come una sfida e decido che quella notte la passerà in bianco e che il mattino dopo farà fatica ad alzarsi. La sera trascorro molto tempo in bagno, a prepararmi per l’occasione, mentre lui parlotta al telefono sottovoce. Un’ultima occhiata allo specchio prima di uscire. Guepiere in raso nero, reggicalze, autoreggenti a rete e le mie fantastiche scarpe nere con suola rossa. La sua puttanella è pronta per lasciarlo senza fiato. Lo raggiungo in cucina, ha ancora quel sorrisetto compiaciuto sulla faccia. Devo riuscire a fargli dimenticare l’altra ! Lo bacio, infilandogli una mano nei pantaloni. Si eccita, all’istante. E adesso il sorriso compiaciuto passa sulla mia bocca. Riuscirò a sfinirlo, stanotte !  Lo faccio sedere su una sedia, mi siedo su di lui, gli tolgo la camicia. Lo bacio sulle labbra, sul collo, sui capezzoli. Scivolo sulle sue cosce e mi inginocchio davanti a lui. Sbottono i pantaloni, glielo tiro fuori e lo assaggio. Tutto. Una mano sulla base, l’altra nel mezzo e la mia bocca a contenere la sua punta mentre la lingua le rotea attorno. Passa lungo il confine del glande soffermandosi nel frenulo, quel sottile lembo di carne che al contatto con la mia lingua si inturgidisce. Comincio a succhiare voracemente, mentre entrambe le mani scivolano lungo l’asta avvolgendo l’intero pene e procurandogli un piacere enorme. Lo sento dai suoi gemiti, vorrebbe che mi fermassi o rallentassi il ritmo perché incapace di trattenersi. Sento il suo piacere ingrossargli l’asta e salire fino alla mia bocca, che ne accoglie il liquido caldo e vischioso. Davvero un lavoretto coi fiocchi ! Dopo qualche secondo, alza lo sguardo verso il muro e guarda l’orologio. Allunga una mano, afferra la telecamera e mi chiede di andare alla finestra. Penso che voglia ripropormi il giochino dell’altra volta. Lo accontento anche se non mi va di ripetere le cose troppe volte, diventano monotone…e io mi annoio facilmente. Vado alla finestra, lancio un’occhiata fuori. E’ buio e non ci sono luci intorno, il borgo è praticamente deserto. Il Porco mi dice di guardare lui e di iniziare a toccarmi. Una mano mi scende lungo il seno, si infila dentro la biancheria, tra le gambe. Vedo un bagliore entrare nella stanza. Sono dei fari. Un’auto è arrivata ed ha parcheggiato davanti alla nostra porta. Il Porco mi dice girarmi e di continuare lo spettacolo. I fari mi accecano e non vedo chi ci sia in auto. Continuo, eccitata da tanta mia spudoratezza. Mi accarezzo lentamente ma avidamente, per il passeggero sconosciuto di quell’auto. Ad un tratto, i fari si spengono, lo sportello si apre, scende una figura maschile, cammina verso di me. Verso la finestra dalla quale mi ha spiata mentre mi toccavo, quasi nuda. Sento il Porco alle mie spalle dire: “Mi hai detto che volevi provare un trio. E’ il mio amico Andrea, aprigli la porta, stanotte sarai al centro delle nostre attenzioni. Proprio nel mezzo. Non immagini quanto ti faremo godere !”. Adoro quest’uomo che riesce a realizzare le mie fantasie più segrete.

25 novembre 2010

Footjob

Quanto gli piace leccarmi i piedi !
Dice che questo gli basta per venire. Minimo sforzo, massimo risultato, penso io.
Per lui ho dei piedini perfetti. Chissà come sono i piedi perfetti per un feticista.
Piccoli, morbidi e bianchi ? Allora si, i miei sono perfetti.
Quando ci vediamo vuole che vada in bagno, mi tolga le calze e indossi le scarpe che mi fa trovare.
L’ultima volta erano altissime, trasparenti, con un tacco color argento.
Sono uscita dal bagno e ho sfilato per lui, avanti e indietro.
Sembrava un ragazzino a natale, mentre si gusta il suo trenino nuovo.
Seduto sul divano, mi ha preso un piede e se l’è appoggiato sui pantaloni, fra le gambe.
Ho cominciato a strusciargli il collo del piede lungo le cosce, facendo attenzione che i tacchi non si impigliassero da qualche parte. E sono risalita offrendo le mie dita alla sua bocca.
Un sussulto di piacere è divampato in lui. Che spettacolo gli stavo offrendo!
Anche perché la mia gonna era corta e si poteva gustare qualche sbirciatina tra le gambe.
Dopo avermi leccato esclusivamente le punte delle dita che uscivano da quella scarpa, ha voluto che mi sedessi su una sedia, davanti a lui e si è calato i pantaloni. Con delicatezza mi ha tolto una ad una le scarpe, accarezzando quei piccoli strumenti di piacere, come se fossero la cosa più delicata e preziosa che avesse mai tenuto in mano. Me li ha leccati dalla caviglia all’alluce e poi uno ad uno tutte e dieci le dita, succhiandole. Poi me li ha adagiati sopra al suo pene. Ho capito che voleva gli facessi un foot-job. Si è lasciato andare, rilassandosi sul divano. Gli ho stretto dolcemente l’asta nell’incavo dei piedi, sorreggendola. In un attimo non aveva più bisogno di sostegno, il feticista era eccitato. Ho cominciato con un lento, incalzante massaggio lieve. Alternando una toccatina della sua punta con le mie dita. Si contorceva di piacere, lanciando mugolii imploranti. Ma l’apoteosi l’ho raggiunta, quando ho allargato l’alluce riuscendo a stringerglielo bene, appena sotto la punta e a tenerlo dritto. Mentre con l’altro ho cominciato a massaggiarlo sopra usando l’incavo tra le dita e la pianta del mio piede. In pochi secondi il feticista è scoppiato, schizzando tutta la sua felicità repressa.

22 novembre 2010

un caffè

Quel giorno mi ero svegliata strana, una pulsazione che partiva dal basso mi rendeva inquieta.
Il sangue mi bolliva, mi sentivo in calore.
Forse per questo dal cassetto della biancheria avevo scelto il perizoma più sexy, quello che mi piace sentire addosso, che diventa bagnato quando i pensieri si fanno più torbidi.
Doveva essere una giornata come tante.
In ufficio sentivo l'odore di ogni uomo mi passasse accanto.
Mi strusciavo senza che loro avvertissero la mia volontà di cercare quel contatto.
Il tormento mi inseguiva. In ogni corridoio. In ogni stanza. Di scrivania in scrivania...quelle scrivanie dove avrei voluto essere posseduta.
D'un tratto faceva caldo, troppo caldo. Ma solo per me.
Solo per il mio corpo che chiedeva altra carne.
Ne sentiva il desiderio, il bisogno.
Là sotto qualcosa chiamava ! Un fiume viscoso di lava calda, mi bagnava.
Il desiderio mi ossessionava.
Non potevo più stare là dentro, con tutti quei corpi che inutilmente mi passavano accanto, ignorando il mio desiderio.
Esco, in cerca di aria fresca.
Due passi e un caffè, per snebbiarmi la mente.
Entrata nel bar, le cose andavano meglio, avevo cominciato a riprendere il controllo del mio corpo.
Avevo quasi placato le voglie.
Ma poi...incrocio lo sguardo di un uomo, uno sconosciuto.
Riconosco quel modo di guardarmi, è lo stesso con il quale scrutavo i corpi dei miei colleghi prima di uscire.
Ha anche lui il mio stesso desiderio. Non può fare a meno di contenerlo.
Non mi molla. Non distoglie lo sguardo.
Mi fissa, si avvicina, lentamente mentre io stacco la tazzina di caffè dalle mie labbra.
Non posso inghiottire, l'eccitazione mi blocca.
Mi sfila la tazzina dalla mano e la sua bocca occupa lo spazio vuoto.
L'aria si immobilizza con me.
Resta fermo ad un centimetro dalla mia bocca, con quegli occhi dentro ai miei.
Mi legge ! Legge il mio desiderio di avere la sua carne dentro alla mia.
Una sola parola: scopiamo !
Chiudo gli occhi, mi arrendo.

Il porco

..Mi sveglio, e' notte e non sono nel mio letto.
Ora mi ricordo. Ho raggiunto il mio nuovo amico di giochi in un albergo.
Abbiamo passato qualche ora a fare del gran sesso.
Ho sete. Mi alzo e vado in bagno, e' buio ma nella penombra trovo la porta giusta.
Quando esco sento la sua voce che mi dice:"vai alla finestra e apri le tende"
Obbedisco, guardo fuori. L'alba non e' ancora nata, ma manca poco.
Non c'e' traffico, solo qualche auto ogni tanto scorre tre piani sotto.
Mi volto, faccio per tornare a letto, ma lui mi ferma: "aspetta..."
Allunga una mano verso il comodino e prende la piccola videocamera che aveva usato qualche ora prima.
"Spogliati" e vedo accendersi una lucina rossa, sta filmando, il porco!
Faccio scivolare le bretelline della sottoveste, una ad una sulle spalle.
La lascio scendendere lungo i fianchi. Sono nuda, davanti ad una finestra aperta !

"Voltati e cerca una luce accese nel palazzo di fronte. Immagina che ci sia un uomo che ti sta guardando. E toccati per lui"
Mi sento stupida, ma mi ha letto nel pensiero. E' una delle mie fantasie inconfessabili.
Comincio a sfiorarmi il corpo, il seno... una mano scende tra le gambe. Le allargo solo un attimo.
Mi sento bagnata...calda...l'idea che qualcuno mi stia spiando davanti e di qualcun altro che mi stia filmando, mi eccita.
Mi lascio andare, abbandono la  testa indietro e gioco con il mio clitoride.
Mi piace, sentirmi ammirata da lontano e da vicino.
Immaginare che la mia vista sia di ispirazione per gli stessi giochi solitari di uno o più' uomini di fronte a me, nascosti dietro alle tende.
Poi sento un'altra mano aggiungersi alla mia.
Il porco si e' alzato e mi ha raggiunto.
Fa entrare le sue dita in me. "Appoggia le mani sul vetro"
E in un attimo sono nella sua posizione preferita pronta e desiderosa di essere posseduta, ancora.