In molti ormai leggendomi si saranno fatti un’idea della femmina che sono e della donna che sono diventata. Alcuni si chiedono come ho fatto, almeno per quel che riguarda il sesso. Tutta colpa di un uomo. Come al solito ! E della mia attrazione verso quelli più grandi, complessi e complicati. Troppo facile avere a che fare con i miei coetanei, per una che fin da piccola aveva acquisito le tattiche di seduzione sul campo. Ed era anche fin troppo banale e noioso avere a che fare con uomini che capitolavano frettolosamente di fronte al mio burroso corpo di donna acerba. Molto meglio giocare con uno stimolante fuoriclasse. Uno al di sopra della mia portata, ma non troppo. Poco più che ragazzina io, uomo fatto ed esperto lui. Una sola esperienza di sesso nel mio passato, infinite donne sedotte nel suo. Un faro nella notte, lo definiva la mia amica. Belloccio, ma soprattutto carismatico. Uno di quelli che si fa notare in una stanza affollata. Per temperamento e modo di porsi. Anche solo stando fermo e muto. Era per come scrutava la gente, anzi le donne. Solo le donne. Le guardava con l'attenzione compiaciuta di chi sa leggerle e carpirne segreti e punti deboli. Teneva un mazzo di chiavi nel suo borsello ed ognuna di esse, apriva la porta di qualsiasi tipo di donna creata. Quella ferita, quella compiaciuta di se. La madre, la capo ufficio. Quella che fa la prima mossa e quella che aspetta il suo turno. Perché tanto con uno così, il proprio turno arriva sempre. Prima o poi, lui il tempo per te lo trova. Quella sera toccava ad Alice. Era scritto nel suo destino, anche se lei non lo sapeva. Era un venerdì sera. Mi ero preparata a dovere, ma per un altro. Un ragazzino che non aveva retto alla mia intraprendenza, dandosela a gambe prima ancora di sedersi al banchetto. Così avevo deciso di vendicarmi e di far salire in auto quell’uomo che al corso mi scrutava, con un sorrisetto compiaciuto. Un gruppetto di gente stava andando in discoteca e decidemmo di seguirli. In auto ci scambiammo solo qualche battuta. Nervosa e arrabbiata io, calmo e gioviale lui. Aveva capito il gioco della ragazzina e aveva tutta l’intenzione di aprofittarne. In fondo se uno era stato talmente sciocco da non acchiappare al volo un’opportunità simile, perché non avrebbe dovuto rimediare lui. I balli di gruppo divennero pretesti per fugaci toccatine e in un lampo tutta la gente intorno, sparì dietro ad una cortina di fumo giallognolo. Rimanemmo solo noi due o almeno così mi sembrò. A ballare come in quel film in cui “nessuno può mettere Baby in un angolo”. Ricordo solo il suo modo di cingermi la vita. Forte. Tenendomi stretta a se. Mi guardava dritta negli occhi, cercando qualcosa o vedendo qualcun altra che ancora non sapevo di poter essere. Un uomo mi stava facendo sentire la sua donna. Non avevo bisogno di altro, per essere eccitata e desiderosa di essere sua. Ce ne andammo, lo riportai alla sua macchina lasciata nel parcheggio del centro. Lo avevano divertito la mia guida sportiva e il mio atteggiarmi da esperta guidatrice. Scese, fece il giro, aprì il mio sportello e mi fece dondolare le chiavi della sua auto davanti al naso. “Vuoi provare a guidare con il cambio automatico ? Prova il mio, è tutta un’altra cosa “. Mi impartì un paio di consigli e partimmo. Sempre più divertito e rilassato lui, sempre più nervosa e spiazzata io. Gli chiesi dove stessimo andando. Mi disse: ”Da nessuna parte, ma se accosti tra dieci metri, siamo sotto casa mia.” Non osai batter ciglio. In fondo che poteva mai essere una situazione simile, per una navigata donnina come me ? Ostentai uno degli ultimi bricioli di sicurezza che mi rimanevano in tasca e salii le scale. Come il più abile dei burattinai stava facendo muovere la sua bambolina, facendole credere di essere autonoma. Mi fece sedere sul divano, lui mise un cuscino per terra davanti a me e ci si posò sopra. Mi sfilò uno ad uno gli stivali, massaggiandomi i piedi e chiacchierando di letteratura. Un uomo colto, intelligente, prestante e gentile mi stava coccolando e riempiendo di attenzioni. Come avrei potuto esimermi dal cedere e concedergli ciò che finora non si era neppure posto il problema di chiedere. Non occorreva. Non c’era fretta. Né esigenza. C’era solo volontà di giocare a vedere quando avrei ceduto. Mi disse che l’odore del fumo della discoteca gli dava fastidio. Se lo sentiva addosso. Andò verso il bagno, “stai pure lì mentre io mi faccio una doccia veloce”. Stai pure lì ? E per forza dove vuoi che vada? Sono qui, non so nemmeno bene dove e ci sono arrivata con la tua auto! Le note di quella che poi diventò la nostra canzone, mi tennero compagnia. Da quel momento in poi, ogni volta che avrei pensato a lui, mi sarei sentita “tra le braccia di un angelo”. Intanto pensavo a cosa avrei dovuto fare. A quello che lui forse si aspettava da me. A quello che sicuramente non avrei dovuto, ma che tanto volevo provare a fare. Nei miei sogni di donna mi sarei alzata, lo avrei raggiunto in bagno, togliendomi i vestiti uno ad uno di fronte a lui e finendo col lasciarmi bagnare d’acqua e di passione. Ma ero piccola e insicura. Mi sentivo tremendamente fuori posto e stupida. Mi alzai, diretta verso la porta d’entrata, non so bene con quale piano per ritornare alla mia auto. Lui uscì, asciugamano in vita, capelli bagnati. Non disse una parola. Si avvicinò lentamente, mi prese per la vita e mi assaggiò. Sentii la sua pelle bagnare il mio viso e la saliva mischiarsi alla mia. “C’è un altro asciugamano in bagno, è pulito, usalo. Ti aspetto a letto”. Non mi chiese nulla. Non ordinò nulla. Diede semplicemente voce ai miei pensieri. Chiusi gli occhi, entrai in bagno e decisi di dare un morso al biscotto che mi avrebbe fatta crescere di colpo, facendomi diventare la donna che sono. Non avvenne tutto quella notte, ma fu l’inizio. Uno ad uno mi tolsi tutti i veli della mia inesperienza. L’acqua ricoprì la pelle bianca, lavando via il mio profumo di ragazzina e il sudore dell’eccitazione. Uscendo dalla doccia, gocciolante di paura e di desiderio, avvolsi il mio corpo in un asciugamano bianco. Come una messale, ero pronta ad essere iniziata al mondo del piacere adulto. Non potevo sapere cosa mi stesse aspettando! All’uscita dal bagno, trovai una sola piccola luce a darmi la direzione verso la quale andare. Entrai in camera, vidi un baldacchino in legno con sopra un grande letto ad un metro dal soffitto. Una scaletta per arrivarci. Ad ogni gradino, l'asciugamano si slacciava. Lo lasciai cadere all'ultimo. Gli occhi di un uomo con il doppio dei miei anni, mi attendevano. Mi disse di sdraiarmi, mi accarezzò le spalle e la schiena, sentendo la mia tensione. Adagio, sciolse ogni mio muscolo e con lui ogni mia ritrosia. Ad un tratto mi resi conto di essere nuda, distesa accanto ad un uomo nudo. Volevo che sapesse che non ero una inetta donnina acerba. Così mi girai e la mia bocca si diresse subito verso il centro del suo piacere. Mi fermò. “Non è così che andrà. Non sarà una cosa veloce, né una cosa che hai già provato. Sarà nuovo, intenso e te lo ricorderai per tutta la vita. Si chiama Tantra. Ed ha bisogno di tempo.” Non sapevo se stesse dicendo sul serio o se scherzasse. Se mi stesse prendendo in giro o che altro. Sapevo solo che un uomo eccitato se ne stava sdraiato di fianco a me, senza passare alla frettolosa fase successiva. Dandomi il tempo di accettare questa nuova condizione, senza la paura che l’attimo svanisse. Mi accarezzò tutta, sfiorandomi con i polpastrelli e la lingua. Soffermandosi in quelli che poi scoprii essere i miei punti erogeni. Mi stava perlustrando, centimetro dopo centrimetro, portandomi ad un livello di eccitazione mai provata. Mi fece girare, mi baciò accarezzandomi il viso, i capelli. Intervallando tenerezza all’eccitazione, mi stava facendo raggiungere un orgasmo mentale, prima ancora che fisico. Era come andare in altalena. Ogni volta che pensavo di aver raggiunto il punto più alto, mi sentivo scivolare via. Apprezzando anche il senso di vuoto, che si prova nel lasciarsi cadere. Per poi ricominciare di nuovo a salire, cercando di raggiungere la vetta assoluta. Finalmente si decise ad entrare in me. E come tutto fino ad allora, anche quel gesto fu estremamente lento. Stupita da tanta immobilità, non sapevo cosa fare. Un suo sussurro all’orecchio, dileguò anche quel dubbio: “alza le gambe, appoggia i piedi al soffito e dirigimi verso il tuo piacere”. Mi lasciò sbigottita ! Avevo un uomo sopra e dentro di me, ma potevo decidere io come farlo muovere ? Fù una rivelazione che cambiò repentinamente la mia visione del sesso. Non fui mai più passiva, tranne che per mia volontà. Seguii le sue indicazioni, piedi sul soffitto, inarcai la schiena e dondolai il bacino decidendo profondità, frequenza e durata della sua penetrazione. Lui si godette lo spettacolo, quanto il più orgoglioso Pigmalione può esserlo dopo aver plasmato la sua creatura dalla creta. Quello che ne seguì furono incontri di sesso magico, in cui il raggiungimento del mio piacere era la base per cominciare a godere entrambi e non l’inutile ornamento di una visione alquanto egocentrica e maschilista dell’uomo medio. Nessuna spinta ossessiva, nessuna fretta spasmodica di arrivare (ma poi dove ?). Soltanto il giocoso girovagare nell’altrui fonte del piacere. Mi marchiò a vita dicendomi: “sei nata per fare sesso”. Lo presi come la lode, del maggior punteggio ottenuto all’università della vita.
questo è per Inachis, mi aveva chiesto come ho fatto a diventare così...
RispondiEliminaRiesci a far percepire a chi legge ogni sfumatura, sia mentale che non. Lui si è goduto lo spettacolo, ma io, qui a sedere leggendo, non di meno...
RispondiEliminaBlackflag
P.S. peccato non poter commentare le foto! ;-) compresa questa...
Tanto so già cosa direste delle foto ... preferisco i commenti ai racconti, sono meno banali ! ^_^
RispondiEliminaBel racconto, Alice.
RispondiElimina....potremmo sorprenderti, sai mai......
RispondiEliminaBlackflag
Bel racconto "Meravigliosa Alice",un inizio non male della tua vita sessuale,sembra banale a dirlo,ma questo racconto,l'uomo che era con te quella notte,e ciò che avete provato,sembra l'enciclopedia dei miei pensieri,delle mie priorità e delle mie voglie quando sto con una donna.Sono d'accordo con te quando dici "Quello che ne seguì furono incontri di sesso magico, in cui il raggiungimento del mio piacere era la base per cominciare a godere entrambi e non l’inutile ornamento di una visione alquanto egocentrica e maschilista dell’uomo medio. Nessuna spinta ossessiva, nessuna fretta spasmodica di arrivare (ma poi dove ?). Soltanto il giocoso girovagare nell’altrui fonte del piacere"...Ecco questa è la mia filosofia quando sto con una donna,uomini dicono che non capisco nulla perchè non vado subito al sodo ma mi fermo nei piccoli (ma per me immensi e unici) piaceri che solo una donna può dare,ma quello che non capiscono è che il sodo non è stare li e spingere dentro una cavità umida e carnosa di una donna,ma per me il sodo è farsi ricordare per ciò che un uomo può lasciare ad una donna,farsi ricordare per le emozioni,per le sensazioni,per il piacere reciproco dopo aver passato una notte insieme.Per me questo è lasciare una ricordo vivo e acceso nella mente e nelle emozioni di una donna...Grazie dell'attenzione...Carlitos di facebbok...
RispondiEliminafantastico pensare a te con le gambe puntate contro il soffitto, pensa se avessi avuto anche uno specchio
RispondiEliminaIntenso, tenero. Consapevolmente ingenuo, nel senso che restituisce gli stati d'animo di allora con purezza di visione e insieme con la consapevolezza del senno di poi. Caldo, avvolgente, ma avvolgente non come due cosce intorno ai fianchi, bensì come l'incontro con un'anima sincera e sorridente.Io ti ringrazio per la tenerezza e il calore di questo racconto: mi ha fatto sorridere, e un po' intenerito di fronte alla purezza e alla ingenuità di quella ragazzina, e commosso di fronte alla serietà e alla consapevolezza con cui quella ragazzina è diventata donna.
RispondiEliminaLa lentezza del piacere, i sensi che si fanno acuti, l'odore del desiderio, il timore di un passo troppo lungo, l'abbandono e la consapevolezza di se, l'attesa del'orgasmo, la rinuncia e la nuova attesa, sempre oltre.
RispondiEliminasi,Alice, è così